Colpevole non tanto l’asfalto

Ma è proprio vero che le buche delle strade sono soltanto ‘colpa’ dell’asfalto, intaccato dalla pioggia, dal gelo, dal vento, dal burian, dalla neve, e perché no, dalla rugiada e dal maestrale? Come mai allora le buche nelle strade sono un fenomeno pressoché sconosciuto nei Paesi del centro e nord Europa, dove il clima è ben più rigido che da noi?

E’ vero, nel nostro Paese si usano asfalti che spesso sono poveri di legante, il bitume. Ma non c’è asfalto, per quanto buono, che da solo possa sopportare il peso dei mezzi che lo sovrastano. Il fatto è che, nell’80 per cento dei casi, il vero responsabile delle buche è il sottofondo, cioè la fondamenta del piano stradale. Come ogni opera edile, anche le strade hanno bisogno di fondamenta, senza le quali affonderebbero nel terreno. Ma le fondamenta hanno un difetto, non si vedono: e, così, le fondamenta delle strade, ed i problemi che vi si possono celare, non vengono in mente né alla maggior parte degli autori delle inchieste sulle buche, né, a quanto pare, alla maggioranza dei committenti. Non viene in mente di realizzarle profonde e solide, le fondamenta delle strade; e non viene in mente che dopo ogni sventramento delle strade per i lavori di turno, le già deboli fondamenta per giunta ferite andrebbero consolidate con cura, senza lasciar buchi o cicatrici aperte, vere bombe ad orologeria in quello che dovrebbe essere un tessuto di sostegno compatto e invece diventa una sorta di campo minato.

Povera Italia, vien da dire: i Romani hanno insegnato al mondo a costruire le strade – ancora oggi intatte, anche quando coperte dall’asfalto (l’Appia Antica tra i Colli Albani ed il Circeo è fra le poche arterie percorse dal traffico moderno prive di buche, guarda caso) e noi, qui, a far gimkane fra le buche. Che risate si farebbero – i pur severi Romani – delle scarse fondamenta delle moderne strade italiche i nostri progenitori, che costruirono il Colosseo che è ancora in piedi su una ‘zattera’ di calcestruzzo capace di galleggiare nella piana alluvionale fra il colle Palatino, l’Oppio e il Celio! E quanto sembreremmo ridicoli, noi italioti 2.0, noi costruttori non solo di strade-groviera ma anche di viadotti-stracchino e di acquedotti-colabrodo, ai costruttori medievali che edificarono Venezia su palafitte ancora intatte!

Colpa degli ingegneri? Degli architetti? Dei geometri? Dei geologi? Delle maestranze? Forse nel nostro Paese non abbiamo cervelli e braccia capaci di realizzare le strade migliori del mondo? Ma per piacere. Il fatto è che in tempi meno bui le opere pubbliche non erano business, erano cosa seria: e perciò non esistevano né capitolati da azzeccagarbugli, né gare a ribasso.

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[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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