Energia, mondo investe più nel solare che nelle fonti fossili
Nel 2017 gli investimenti in energia rinnovabile, e addirittura solo quelli in energia solare, hanno superato quelli nelle fonti fossili: ad annunciarlo è il New Energy Outlook 2017 di Bloomberg New Energy Finance. Nel 2017 il 12,1% dell’elettricità prodotta nel mondo è derivata dalle Rinnovabili, in aumento rispetto all’11% del 2016.
Il contenuto del Rapporto 2017 di Bloomberg New Energy è la più bella notizia che potesse attendere chi aveva creduto nel ‘rivoluzionario’ messaggio della Cop21 di Parigi sul Clima, celebrata a pochi mesi dalla pubblicazione dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco: ovvero che fosse possibile convertire il sistema energetico mondiale alle Rinnovabili agendo sulla buona volontà dei decisori anziché su un difficile e improduttivo controllo dell’economia ‘inquinante’; e agendo sul timone degli investimenti, puntando a modificarne la rotta in direzione delle energie pulite attraverso gli incentivi anziché ricorrendo a vincoli e proibizioni. Quella che appena tre anni fa sembrava ancora un’utopia, si sta materializzando: e i primi ad esserne soddisfatti sono gli investitori.
Tornando all’Outlook di Bloombeg New Energy, il solare preso in esame dal rapporto, che comprende sia il fotovoltaico – ovvero il sistema dei ‘pannelli’ – che il termodinamico a concentrazione – quello degli ‘specchi convergenti’ – ha registrato nel 2017 un autentico boom soprattutto grazie alla Cina: da sola, la tigre asiatica ha realizzato ben metà del risultato, 86,5 miliardi di investimenti nel solare e 53 GW installati. Per gli addetti ai lavori, non è una sorpresa: da tempo la Cina che annega nel suo smog era interessata al solare termodinamico a concentrazione di ultima generazione per sostituire le sue centrali a carbone. Nel 2016 infatti la National Energy Administration (NEA), agenzia che si occupa dello sviluppo energetico della Repubblica Popolare, aveva presentato un progetto per realizzare entro il 2018 venti centrali con questa tecnologia: nella quale eccelle il made in Italy grazie alla versione evoluta dal Nobel Rubbia e commercializzata dalle imprese italiane che ne hanno ereditato la tecnologia – un sistema già apprezzato in Giappone e nei Paesi Arabi, ma snobbato nella patria Italia che si è concessa alle ‘trivelle’. Oltre alla Cina, sul termodinamico a concentrazione – ma di generazione precedente, non ‘a sali fusi’ ma ‘a olio’, hanno investito anche la Spagna e gli Usa, dove la tecnologia è in via di sviluppo da decenni. Sulle Rinnovabili in generale, emerge che dopo la Cina, i Paesi che nel 2017 hanno investito di più nelle energie pulite sono stati l’Australia, il Messico e la Svezia. Accanto al solare, la situazione ‘fotografata’ da Bloomberg New Energy evidenzia il ruolo crescente dell’energia eolica. E quello, sempre più importante, delle batterie: necessarie per rilasciare in rete, nei momenti di minor produzione degli impianti, l’energia accumulata prodotta da sole, acqua e vento.
Fra tutti gli investimenti nelle energie rinnovabili, quelli nelle batterie giocano un ruolo strategico, perché è sulla capacità – costante – di immettere in rete tutta l’energia richiesta momento per momento, che si gioca il futuro delle fonti rinnovabili. Per anni le Rinnovabili sono state criticate dai sostenitori delle fonti fossili proprio per l’incostanza nella produzione. Ma oggi l’obiezione è caduta, perché la costanza, che non appartiene ai flussi ondulatori delle fonti naturali, può essere offerta proprio da impianti batterie sempre più capienti ed efficienti affiancati alle centrali ad energia rinnovabile.
Francesco Paolo MANCINI
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