Perché Salvini non molla Berlusconi
Ancor più di Di Maio, queste elezioni hanno definitivamente lanciato nell’Olimpo dei leader politici Matteo Salvini. Il capo della Lega è stato sempre additato come “inadatto” al ruolo di leader, forse per quel suo abbigliamento da festa del paese più che istituzionale o per i modi “popolari” che gli hanno permesso di ottenere poi il risultato elettorale che abbiamo visto.
Dal ruolo di leader però manca la consacrazione definitiva anche della coalizione di Centrodestra dove il vecchio leone Berlusconi non accetta di cedere lo scettro al nuovo rampollo.
Da parte di Salvini sembra però non esserci neanche tutta questa fretta di prendere autonomamente in mano la situazione (viste anche le continue avance di Di Maio per formare assieme il Governo), avvallando le riluttanze di Arcore che vuole tentare di battere ancora un colpo da capo della coalizione.
Ma forse i tanti anni di gavetta di Matteo Salvini gli hanno permesso di osservare con attenzione la ciclicità della politica italiana. L’ultimo (forse) esempio di suicidio politico è stato quello del Matteo democratico che a causa del suo edonismo ha di fatto distrutto il patrimonio di voti del PD, passando dai vertici alla pensione politica nel giro di pochissimo tempo. Alla mente di Salvini inoltre torneranno anche le esperienze di Fini prima e Alfano poi, che per la troppa fretta hanno bruciato la propria carriera politica.
Salvini sa che a differenza dei suoi predecessori l’attacco frontale a Berlusconi non è la soluzione. Il vecchio capo azzurro ha ancora un suo appeal elettorale che di fatto è estremamente personale viste le condizioni in cui sta navigando il partito a livello territoriale; e sa inoltre che per evitare la dispersione elettorale di un pacchetto di voti non indifferente serve solo perseveranza e fiducia.
Sì, perché la strada di estrema coerenza e correttezza di Salvini gli sta regalando una immagine di un leader pronto a prendere veramente in mano l’eredità di Berlusconi che, tra alti e bassi, ha unito come mai nessuno il centrodestra negli ultimi 25 anni.
È probabile che il segretario federale della Lega stia escogitando la strategia migliore per non inimicarsi Berlusconi che oltretutto è il proprietario di uno dei gruppi media più grandi d’Europa, particolare non indifferente nella comunicazione politica.
Insomma, Salvini sa che al momento Berlusconi può essere ancora una pedina fondamentale nel suo scacchiere, sia per evitare emorragie di voti, sia per accreditarsi come unica vera alternativa al post Cavaliere.
Certamente il prezzo da pagare per una visione di medio-lungo periodo è uno stallo istituzionale di complicata soluzione. Dopo il vertice di domenica ad Arcore la linea sembra quella di tentare una esplorazione nelle due Camere per trovare i voti necessari ad un esecutivo targato centrodestra.
Salvini potrebbe domani iniziare una collaborazione con i 5 stelle lasciando al palo Meloni e Berlusconi ma senza una vera prospettiva futura. Tenersi il leader azzurro ancora vicino a fronte di una sicura opportunità di governo è segno di lungimiranza. Saranno i prossimi passi a mostrare se anche lui come i suoi predecessori cederà alle tentazioni o porterà avanti il suo piano di conquista del centrodestra.
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