Cronache dai Palazzi
La necessità di avere un nuovo governo ha condotto il presidente della Repubblica ad affidare un mandato esplorativo alla presidente del Senato Casellati. Un’operazione tutt’altro che improvvisata, bensì mirata alla risoluzione di una crisi evidente tra i partiti. Il risultato è stato però l’aver testato l’impossibilità di un governo Centrodestra-Cinquestelle.
Il miraggio di nuove elezioni, prefigurato da più parti, ha condotto il capo dello Stato a cercare una mediazione, con la consapevolezza che tornare alle urne con l’attuale sistema di voto significherebbe per lo più aggravare la situazione, acuendo i problemi di ingovernabilità che sono già evidenti. Indire nuove elezioni vorrebbe dire scaricare sui cittadini l’incapacità delle diverse forze politiche di arrivare ad una soluzione, oltreché sminuire le responsabilità e i doveri della democrazia. Mattarella ha però sottratto in tempo l’alibi ai vari giocatori presenti sul campo, nel pieno rispetto delle regole del gioco democratico e repubblicano, con quel piglio di auto distanza, al di sopra delle parti, che lo contraddistingue.
Nella pratica, dopo il 4 marzo non vi sono stati “vincitori” eclatanti che potrebbero vantare un tale titolo, e le Camere saranno composte da varie minoranze che dovranno trovare una sintesi, componendo una maggioranza che dovrà essere necessariamente verificata passo dopo passo. Sono queste le premesse sulle quali si eleverà il nuovo governo.
Il presidente Mattarella ha affidato alla presidente Casellati “il compito di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare tra i partiti della coalizione di centrodestra e M5S”. Due giri di consultazioni da parte del capo dello Stato non sono stati sufficienti per enucleare una possibile maggioranza di governo. La presidente di Palazzo Madama ha accettato l’incarico “con spirito di servizio”, preannunciando “tempi molto brevi” per questo altro giro di consultazioni a Palazzo Giustiniani o “piccolo Colle”, sede dell’appartamento di rappresentanza del presidente del Senato. In effetti la presidente del Senato ha ricevuto un mandato “lampo”, ossia verificare in sole 48 ore la possibilità di un accordo tra Centrodestra e Cinquestelle.
In questo frangente il presidente Mattarella potrebbe anche prendere in mano la situazione generando un governo del presidente del quale non andrebbero fieri né Lega né Cinquestelle, ma che entrambi accetterebbero di buon grado per azzerare la situazione di stallo. “Un governo del presidente non ci piace ma la Lega è una forza responsabile. E se dovesse prospettarsi questa ipotesi il segretario farà le sue valutazioni”, ha dichiarato Giancarlo Giorgetti della Lega. “Non sarebbe facile dire no al presidente della Repubblica” è invece la replica dei Cinque Stelle. “Noi dobbiamo salvaguardare la figura del capo dello Stato e avere la stessa accortezza che riserva a noi”, è nello specifico l’osservazione di Di Maio.
Le consultazioni a Palazzo Giustiniani non hanno comunque fatto cambiare idea ai pentastellati per quanto riguarda le eventuali alleanze sulle quali generare il futuro governo, che per i Cinque Stelle dovrebbe fondarsi sull’asse Lega-M5S con un eventuale appoggio “esterno” di Forza Italia e Fratelli d’Italia. In pratica chiusura ad un governo con l’intero centrodestra: “Se mi si chiede di sedermi a un tavolo con tre forze politiche, con Berlusconi, Salvini e Meloni, per un governo che deve includere personalità che vengono dalle tre forze di centrodestra, capirete che per noi è uno scenario duro da digerire”, ha dichiarato Di Maio a ridosso delle consultazioni con Casellati. “Da parte nostra c’è stata disponibilità a dialogare anche con altre forze politiche, ma il contratto di governo deve essere firmato da me e Salvini”, ha puntualizzato Di Maio parlando di “contratto a due”. In sostanza per Luigi Di Maio “non è pensabile che si possa contrattare ministri e segretari con tre forze politiche più la nostra”, anche se il leader dei Cinque Stelle ha ammesso: “Ce la metteremo ancora tutta perché nulla è ancora perduto”, però, “non oltre certi limiti, siamo il Movimento 5 Stelle”.
La risposta di Matteo Salvini è stata immediata e abbastanza dura: “Non mi interessano logiche politiche – ha affermato il leader della Lega -: o c’è il tavolo tra centrodestra e Cinquestelle, oppure non ho più tempo da perdere. Da tutte le parti c’è qualcuno che tifa per far saltare l’accordo politico tra noi e i Cinquestelle per inventarsi l’ennesimo governo tecnico che poi spenna gli italiani”. In ogni caso non è più auspicabile parlare di ‘veti’, in quanto rappresentano una barriera che ostacola la saldatura del nuovo esecutivo.
A Palazzo Giustiniani la delegazione del centrodestra si è presentata tutta unita e Matteo Salvini ha anche ribadito per Di Maio la necessità di rinunciare alla premiership: “Perché non rinuncia, come me?”, è stata la sintesi di Salvini rivolgendo a Di Maio a proposito di premiership di governo. “Io continuerò coerentemente, noiosamente, pedantemente a ripetere quello che ho sempre detto – ha affermato Salvini -. Ma se Di Maio continua a ripetere ‘io premier’ e Berlusconi rimane sul suo, tutto resta complicato”, è la sintesi di Salvini.
“Lui è disposto a fare quello che ho fatto io? – dice Salvini rivolgendosi a Di Maio – è disposto a rinunciare a fare il premier nell’obiettivo di formare il governo che è stato indicato dagli italiani con il voto e che oggi gli italiani chiedono?”. In sostanza, a proposito di premiership Salvini chiede a Di Maio di accordarsi su “un nome terzo”.
Per ora quindi nessuna novità in grado di risolvere l’impasse. Continua inoltre la guerra fredda a distanza tra Berlusconi e i Cinque Stelle. Anche dal Molise il leader forzista accusa i pentastellati di non conoscere le regole della democrazia e di essere “un pericolo per il Paese”. Salvini, nel contempo, dopo le parole di Berlusconi avanza la sua “autocandidatura” al pre-incarico pur di evitare un governo tecnico al servizio di Bruxelles che toglierebbe solo soldi agli italiani. Dal Salone del Mobile di Milano il leader della Lega dice di essere “pronto a tutto” e ammette le crepe all’interno del centrodestra: “Anche fra di noi c’è chi vuole distruggere”. E a proposito di un eventuale accordo di governo con i dem (avanzato da Berlusconi) puntualizza: “Piuttosto che riportare il Pd al governo faccio tre passi avanti io”.
Di Maio, invece, ribadisce il no del Movimento ad un governo con Forza Italia. I pentastellati relegano i forzisti ad un ruolo di supporto, come forza esterna al nuovo governo che, date le condizioni, potrebbe rivelarsi un governo di emergenza, volto allo scioglimento di alcuni nodi fondamentali come la legge elettorale e la riforma del lavoro (ed ancora l’abolizione dei vitalizi e il reddito di inclusione o di cittadinanza a favore dei più disagiati), per poi tornare alle urne nel breve periodo.
“Sono certa che il capo dello Stato saprà individuare il percorso migliore da intraprendere”, ha affermato la presidente Casellati di fronte ai giornalisti subito dopo aver riferito al presidente Mattarella i risultati delle consultazioni intraprese con i leader dei diversi partiti. L’obiettivo del mandato esplorativo di 48 ore affidato al presidente del Senato è stato “verificare una maggioranza parlamentare nei limiti e nel perimetro individuato dal capo dello Stato”, in sostanza testare la possibilità di un governo centrodestra-M5S che dopo le consultazioni di Casellati si è rivelata un’ipotesi impossibile.
Sono emersi “spunti di riflessione politica sui cui Mattarella deciderà”, ha comunque sintetizzato Maria Elisabetta Alberti Casellati. E a questo punto il presidente della Repubblica si concederà due giorni di riflessione per mettere a punto le sue decisioni.
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