European Higher Education Area
Lo scorso 25 gennaio si è tenuto a Bruxelles il ‘Primo Summit Europeo dedicato all’istruzione’ con lo scopo di arrivare alla creazione di una ‘European Higher Education Area’ entro il 2025. Il risultato sarebbe il summa di un lungo processo volto a favorire la nascita di uno Spazio Europeo dell’istruzione superiore che ha preso il via nel 1988 con la Magna Charta Unversitatum. Un documento firmato da 660 università di 78 diversi paesi, ove si descrivono “i valori di fondo della tradizione universitaria, e si vuole incoraggiare il rinsaldarsi dei legami fra le Università europee, ma è aperto, per l’universalità della sua ispirazione, anche all’adesione delle Università extraeuropee”. Fra i principi enunciati il profondo legame tra insegnamento e ricerca e la libertà dei docenti da qualunque tipo di pressione.
Il secondo passaggio fondamentale avvenne con la Convenzione di Lisbona l’11 aprile 1997, messa a punto dal Consiglio d’Europa assieme all’UNESCO, la Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione Europa venne poi approvata dalla conferenza diplomatica. Il fine della Convenzione era il riconoscimento tra gli Stati aderenti dei titoli di studio conseguiti e l’armonizzazione degli stessi all’interno della UE.
Si arrivò così al giugno 1999 dove a Bologna si trovarono 29 ministri dell’istruzione europei che si accordarono su un documento unitario noto come la Dichiarazione di Bologna. Da qui iniziò il cosiddetto Processo di Bologna, un progetto decennale che si proponeva di realizzare entro l 2010, uno Spazio Europeo per l’Istruzione (EHEA – European Higher Education Area). Punti fondanti l’armonizzazione dei titoli di studio, un programma basato su due cicli, il sistema dei crediti, la mobilità di studenti e professori, benchmark per valutare la qualità reale dell’insegnamento.
Il percorso decennale previsto dal Processo di Bologna trova sbocco nel 2010 nella Conferenza di Budapest e Vienna, ove si prende atto dei risultati ottenuti e delle criticità emerse, anche alla luce della crisi economica nel frattempo esplosa e quindi della minore disponibilità di risorse da destinare. Il 12 marzo 2010 viene comunque finalmente varato lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore, un indubbio successo nell’integrazione europea: “Noi, Ministri responsabili per l’istruzione superiore dei paesi partecipanti al Processo di Bologna, ci siamo incontrati a Budapest e Vienna l’11 e 12 marzo 2010 per varare lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore, così come previsto nella Dichiarazione di Bologna del 1999” fu la dichiarazione conclusiva.
Come precedentemente richiamato, la crisi economica scoppiata nel 2009 ha inciso pesantemente sul processo di creazione del SEIS, se il programma prevedeva una quota di finanziamento da parte degli stati pari al 3% del pil, in realtà ci si è fermati al 1% circa mediamente, e l’Italia è penultima, sopravanzando la sola Bulgaria. Altra particolarità tutta italiana è conseguente al disastro causato dalla riforma che ha introdotto la ‘laurea breve’. Quello che all’estero è un diploma è stato qui trasformato in una laurea, il risultato è che in tutto il resto del mondo il titolo ‘Dottore’ si può avere ed usare a seguito di una laurea di terzo livello (dottorato di ricerca o specializzazione), nella nostra Italia bastano i primi tre anni di Università con laurea breve.
Nel Summit dello scorso 25 gennaio ci si è dati un nuovo termine del 2025, entro cui rinnovare il SEIS mettendo al centro lo studente, un sistema integrato di valutazione della qualità, una innovativa modalità delle competenze tecniche, ed infine la possibilità di accedere a più paesi membri senza problemi. Fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi sarà un aumento dell’attuale quota di investimento, ma anche il superamento delle barriere burocratiche ed il recepimento delle normative sottoscritte negli ordinamenti nazionali. Grande importanza viene data anche alle attività che fanno capo ad Erasmus+.
Lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore si prefigge di perseguire la libertà accademica, l’autonomia istituzionale e la partecipazione di docenti e studenti al governo dell’istruzione superiore; giungere a generare qualità accademica, sviluppo economico e coesione sociale; incoraggiare gli studenti ed i docenti a muoversi liberamente. Si punta a sviluppare la dimensione sociale dell’istruzione superiore; favorire l’occupabilità e l’apprendimento permanente dei laureati; incentivare pratiche collaborative con l’istruzione superiore di altre parti del mondo. Si vuole tendere all’introduzione di un sistema di titoli comprensibili e comparabili (il sistema a tre cicli di primo, secondo e terzo livello); arrivare ad avere un quadro dei titoli per lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore; perseguire la trasparenza dei corsi di studio attraverso un comune sistema di crediti basato ed il riconoscimento dei titoli e dei periodi di studio.
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