Il fallimento della Politica
C’è una definizione della Politica che ho sempre ritenuto la più adeguata: “L’arte di rendere il necessario possibile”. Un governo è necessario. Ergo, le forze politiche devono trovare il modo per realizzarlo.
Quello che è avvenuto invece sotto gli occhi di tutti nei due mesi successivi alle elezioni è uno scandaloso fallimento della Politica, o meglio, dei politici. Gli elettori avevano consegnato un Parlamento diviso grosso modo in tre gruppi, anche se di forza diseguale tra loro. Non avendo alcuno la maggioranza, era elementare concludere che due di essi dovevano accordarsi, come è avvenuto in Germania (e, in modo meno limpido, in Spagna e in Inghilterra). Considerando che il gruppo sulla carta più forte era il Centrodestra, esso poteva con qualche ragione reclamare il diritto a formare l’esecutivo con l’appoggio della seconda forza vincente. Il tentativo c’è stato, e si è concluso nel nulla: Di Maio vuole allearsi con la Lega ma escludendo Berlusconi e FI. Non era difficile capire che una pretesa del genere non era accettabile allo stato delle cose perché, rinunciando all’appoggio di FI, Salvini, anche se con l’appoggio della Meloni, rappresenterebbe non più del 22% dei voti e sarebbe quindi subordinato a Di Maio in un eventuale governo d’intesa.
Con un po’ di coraggio e di senso civico, Salvini avrebbe però potuto accettare un governo più o meno paritario con Di Maio, con un premier “terzo” e un programma condiviso. È sempre possibile che lo faccia, prima o dopo nuove elezioni, ma non sarà facile. È più verosimile che la Lega punti a rafforzare la propria posizione con nuove elezioni, rendendosi autonoma da Berlusconi, ma anche in questo caso difficilmente potrà superare i 5 Stelle come forza parlamentare e quindi reclamare la guida dell’esecutivo.
Senza un accordo Lega-5 Stelle, la possibilità di un’intesa alternativa tra i 5 Stelle, primo partito del Paese, e il PD, secondo partito, pareva logica, e la mediazione di Roberto Fico pareva far pensare che qualche spiraglio si fosse aperto. Il PD, però, era diviso, con una parte della dirigenza orientata a esplorare un accordo con Di Maio, pur conoscendone la difficoltà, ma Renzi e i suoi contrari. Come tutti sappiamo, con l’intervista a Fabio Fazio, Renzi ha affondato questa possibilità. Scorrettamente, in quanto avrebbe dovuto rimettersi alla Direzione del suo partito, ma efficacemente.
Il Presidente della Repubblica le ha, come si dice, provate tutte, con una correttezza e una pazienza ammirevoli. Ma anche il terzo giro di consultazioni ha riprodotto la guerra di tutti contro tutti. In sostanza: il fallimento della Politica. Del quale sono responsabili tutti: Di Maio con la antidemocratica esclusione di FI, Berlusconi col suo disperato tentativo di sopravvivere, Salvini che si crede il centro del mondo, il PD che ha tradito il suo dovere di responsabilità di fronte al Paese e all’Europa e dato il lamentabile spettacolo di risse intestine a cui ci ha abituati e che lo ha portato al declino.
Che si vada a breve o medio termine a nuove elezioni, e quale che sia il governo che le gestisca, stiamo assistendo alla degradante sceneggiata di una classe politica incapace di dare risposta alle attese di un Paese civile.
Ma alle elezioni ci ritroveremo davanti le stesse facce, le stesse meschinità, le stesse beghe. Come dice Crozza, “noi restiamo gli stessi e loro restano gli stessi”.
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