Cronache dai Palazzi
Un governo Lega-Cinquestelle entro il 20 maggio. È questo l’obiettivo al quale si è giunti dopo due mesi di trattative. Il farsi da parte di Forza Italia (dopo che il Quirinale ha chiaramente escluso un governo firmato dal centrodestra) ha fatto sì che i leader Salvini e Di Maio potessero intraprendere un percorso che dovrebbe portare, per l’appunto, alla formazione di una nuova squadra dell’esecutivo.
Sul tavolo tornano prepotentemente quattro argomenti: aiuti alle imprese e alle famiglie, reddito di cittadinanza, sicurezza e abolizione della legge Fornero. Un puzzle di temi che andrà composto e analizzato nei minimi dettagli per essere, infine, attualizzato.
La matassa è comunque ancora abbastanza intricata. “Noi non abbiamo dato nessuna garanzia e non la daremo”, hanno dichiarato i pentastellati ma, in ogni modo, l’intenzione è quella di sbrogliare la matassa in tempi più o meno brevi – è stato annunciato prima del 20 maggio – lasciando aperta l’eventualità di un ritorno alle urne durante l’estate. “Disdite le vacanze perché il rischio urne in piena estate è alto”, sembra aver detto Matteo Salvini ai suoi parlamentari supponendo per l’appunto un voto estivo.
Di Maio pensa comunque ad “un governo di cinque anni”, in sostanza un esecutivo che duri per tutta la legislatura. Il piano del leader pentastellato presuppone una strategia del “passo dopo passo”. Le discussioni non sono ovviamente azzerate, prima di tutto ci si accende sulla premiership, che molto probabilmente spetterà ad una personalità “terza”.
“La Lega non potrà pretendere la premiership”, si vocifera all’interno degli ambienti grillini. “Decidiamo insieme un premier terzo”, ha affermato il leader Di Maio. Il M5S sembra preferire una personalità politica ad una tecnica e, a proposito della questione che si è creata attorno al leader di Forza Italia, Di Maio ha sottolineato: “Non è un veto su Berlusconi; è una volontà di dialogare con la Lega. Punto”.
Il Cavaliere ha a sua volta ribadito il suo sì senza fiducia, in pratica un via libera per Salvini e Di Maio ma con diverse condizioni. “Avanti con l’alleanza ma sarò la loro spina”, sono le parole dure del leader forzista. Berlusconi persegue quindi la via dell’opposizione costruttiva ad un governo Lega-M5S, e sottolinea che Forza Italia valuterà volta per volta cosa fare. In pratica nessuna delega in bianco. “Lo facciamo partire, ma diamo l’ok solo ai provvedimenti di centrodestra”, affermano i forzisti a proposito del nuovo governo. In sostanza un atto di responsabilità mal digerito, ma necessario anche per il pressing internazionale, per cercare di evitare che l’Italia sprofondi nel baratro di nuove elezioni e facendola uscire dallo stallo.
Il leader azzurro non sembra comunque fiducioso: “Si schianteranno sono dilettanti allo sbaraglio”, è la sua opinione e sostiene che un esecutivo giallo-verde possa durare al massimo sei mesi, ma anche meno, con il ritorno alle urne nel breve periodo.
“Se un governo Lega-M5S “non potesse nascere – mette nero su bianco Berlusconi in una nota – nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità, o all’impossibilità oggettiva, di trovare accordi tra forze politiche molto diverse”. Il leader di Forza Italia non ha omesso di “prendere atto” del No del Colle a un governo di centrodestra e ha puntualizzato che “non voterà la fiducia” all’esecutivo Lega-M5S, il quale governo, comunque, “non segna la fine dell’alleanza di centrodestra”. In definitiva “nessun veto ma anche nessun voto di fiducia”.
Ora Forza Italia attende il nome del futuro presidente del Consiglio, auspicando un premier leghista più che pentastellato. Il passo successivo sarà conoscere e condividere i nomi dei futuri ministri. Che sia astensione “benevola” o “critica”, Silvio Berlusconi non cancella l’alleanza del centrodestra ma non nasconde il rancore per un “finto accordo”. In sostanza si tratta di un’astensione dal sapore più amaro che dolce, e più concava che convessa.
“Stiamo lavorando per far nascere un governo”, ha dichiarato Matteo Salvini, aggiungendo:“Tenuta salda per lealtà l’unità del centrodestra, come da nota del presidente Berlusconi che ringraziamo, rimane da lavorare su programma, tempi, squadra e cose da fare. O si chiude veloce, o si vota. Per me sarebbe un onore guidare il Paese”. Per Luigi Di Maio, invece, “è prevalsa la responsabilità ma c’è ancora tanto da fare”.
In definitiva si tratterà di un “governo neutrale di servizio”, soprattutto per un acuto senso di responsabilità nei confronti del Paese e dei valori costituzionali, come echeggiato dal presidente Mattarella. Fisco e immigrazione tra le priorità. Occorre lavorare sull’eliminazione della clausola che prevede l’aumento delle aliquote Iva dal 10% all’11,5% e dal 22% al 24,2%v dal primo gennaio 2019, ciò che forse rappresenta il principale obiettivo economico del nuovo governo.
Per eliminare l’aumento dell’imposta sui consumi occorrerà reperire circa 12,5 miliardi con la prossima manovra finanziaria. Il nuovo esecutivo dovrà inoltre lavorare per poter correggere i conti pubblici, sarebbe necessaria una correzione di circa 5 miliardi di euro. Di recente la Commissione europea ha difatti sottolineato che l’Italia non ha rispettato i parametri di correzione del cosiddetto “deficit strutturale”. All’orizzonte, infine, due importanti incontri di politica internazionale ed europea, il G7 in Canada in programma per i primi di giugno, mentre a fine mese si terrà un importante Consiglio europeo durante il quale si discuterà della riforma del trattato di Dublino sull’immigrazione, ma anche del riassetto dell’intera architettura istituzionale dell’Ue. Francia e Germania hanno già strutturato un dossier e il nuovo governo del nostro Paese dovrà essere in grado di difendere un ruolo di rilievo per l’Italia.
La situazione internazionale, l’appartenenza al Patto Atlantico, un sentimento europeista da preservare – che può rivelarsi critico ma non distruttivo – e i vincoli economici da rispettare sono in definitiva i temi sui quali anche il capo dello Stato assicura la propria vigilanza in vista della formazione del nuovo governo. Il Colle esclude quindi candidati ostili ai patti e ai trattati sottoscritti dall’Unione europea – in pratica i sovranisti – per quanto riguarda il ruolo di premier o per i ministri chiave (in primo luogo Esteri e Economia) della nuova squadra dell’esecutivo.
Gli ingredienti fondamentali per proseguire sulla buona strada sono ragionevolezza e rispetto delle regole, come ha ricordato il presidente della Repubblica durante la conferenza “The state of the Union” di Fiesole – una manifestazione che rappresenta una sorta di check up annuale sull’Europa. Occorre evitare le visioni del sovranismo, magari “seducenti ma inattuabili” che “ingannano consapevolmente le opinioni pubbliche”, inculcando la credenza e l’illusione che un singolo Paese possa affrontare da solo le sfide del mondo contemporaneo. L’Unione non deve essere semplicemente una “entità burocratica”, bensì l’espressione di “una forte solidarietà tra i Paesi dell’eurozona”. Al bando quindi i richiami populisti e le derive barbariche che invece di rafforzare l’Europa la disgregano, peggiorando lo stato di salute dell’Ue largamente analizzato durante la conferenza di Fiesole, in cui l presidente Mattarella si è pronunciato di fronte ai capi di Stato di Irlanda, Grecia e Portogallo. “Pensare di farcela senza l’Europa è ingannare i cittadini: il sovranismo è inattuabile”, è stata la sintesi del presidente della Repubblica italiana, occorre “riscoprire il valore della solidarietà”.
In sostanza le parole di Sergio Mattarella hanno tracciato il perimetro all’interno del quale dovranno muoversi i “vincitori” incaricati di mettere nero su bianco il “contratto” di governo, che dovrà rispettare le linee di politica estera finora tracciate, in virtù delle quali l’Italia (tra i Paesi fondatori dell’Unione) non rinuncia all’ancoraggio europeo ed europeista definito indiscutibile.
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