Strogoff (Film, 1970)

Strogoff è il terzo lungometraggio di Eriprando Visconti, dopo Una storia milanese (1962) e La monaca di Monza (1969), sceneggiato partendo da un classico di Jules Verne per raccontare le vicende di un corriere dello zar incaricato di portare un messaggio a un Granduca che sta combattendo l’avanzata dei tartari. Storia d’amore e intreccio bellico – quasi da cinema western – si cedono il passo senza soluzione di continuità, tra panorami innevati e grandi spazi fluviali attraversati da mezzi navali imponenti. Strogoff (Law) è il condottiero senza macchia e senza paura del cinema popolare che deve sconfiggere il traditore (Keller) e la sua perfida donna (Boccardo) per fermare l’avanzata del nemico, ma è anche colui che s’innamora di una ragazza che non può avere (Farmer), perché sposata e votata alla causa rivoluzionaria.

Un film avventuroso, girato con realismo in mezzo alle nevi siberiane, condito di qualche eccesso violento – soprattutto la punizione a tinte horror di Strogoff che si vede bruciare gli occhi – accompagnato da una colonna sonora suadente che si trasforma in ritmo avvincente durante le sequenze belliche. Scenografie straordinarie, ricche di comparse e grandi panoramiche, carrelli, piani sequenze, con soggettive prolungate di cavalieri al galoppo e di persone in fuga. Il romanzo di Verne è rispettato in sede di sceneggiatura, compresa la miracolosa guarigione di Strogoff dalla bruciatura degli occhi, che nella storia è spiegata – in termini fantastici – con l’azione delle lacrime, mentre qui resta sospesa e irrisolta. Un film che inserisce nella sottotrama la presa di coscienza di un militare di sangue nobile sul fatto che la Russia sia un paese dove regnano miseria e ingiustizia e che molto resti ancora da fare. Tutto merito di Nadia (Farmer), la donna innamorata che solo nel finale decide di non seguirlo nelle sue peripezie perché ha un compito da assolvere accanto al marito, al quale ha confidato il tradimento.

Ottimi i personaggi di contorno, soprattutto le figure dei due giornalisti (francese e inglese) che inseriscono una nota di umorismo nella trama, criticando persino i costruttori di notizie false, quando per fare una foto ricorrono a comparse di persone morte. Messaggio contro la guerra, perché lo stesso giornalista non se la sente di fotografare l’eccidio finale al termine della battaglia cruenta che vede la sconfitta dei tartari. “Il nostro a volte è un brutto mestiere” commenta.

Il film è tutto giocato sul tema del doppio, sulla rivalità tra il servo leale e fedele di uno stato che pure non è il migliore degli stati possibili, e il viscido traditore che si vende al nemico. John-Philippe Law è un ottimo protagonista positivo, classico volto da buono, già visto in Diabolik di Bava e in Barbarella di Vadim, mentre il suo alter ego, la nemesi in negativo è Hiram Keller, viscido e ambiguo, già apprezzato nel Satyricon di Fellini.

Eriprando Visconti ricorda lo stile dello zio Luchino in questo che è uno dei suoi film migliori dal punto di vista della messa in scena e della tecnica di regia, ma perde un poco lo smalto del suo vero stile, di quella connotazione specifica che lo rende unico nel panorama cinematografico italiano. Non è il primo a portare sulla scena Michele Strogoff, già utilizzato – per limitarsi alle pellicole italiane – da Carmine Gallone (1956) e basato sull’interpretazione di Curd Jurgens. Strogoff è un film realizzato da una produzione ricca, che gode di una doppia unità e di molti collaboratori tecnici, di un cast invidiabile e di un grande direttore della fotografia come Luigi Kuveiller che fa risaltare il bianco delle nevi siberiane, teatro di un’azione a volte sin troppo compassata. Per riscoprire l’opera di un regista poco valorizzato ma interessante come Eriprando Visconti, consigliamo  il libro curato da Corrado Colombo e Mario Gerosa: Prandino – L’altro Visconti  (Il Foglio, 2018).

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Regia: Eriprando Visconti: Soggetto: Jules Verne (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Gian Piero Bona, Eriprando Visconti, Geroges Laute, Stefano Strucchi, Ladislas Fodor. Fotografia: Luigi Kuveiller. Montaggio: Kim Arcalli. Costumi: Maria Sotirova. Musiche: Teo Usuelli. Formato: 2.35 – colore – 35 mm. Durata: 105’. Genere: Storico, Avventuroso, Romantico. Produzione: Italia, Francia. Germania. Produttori: Artur Brauner, Nicola Domilia, Alfonso Sansone per Cineriz. Interpreti: John-Philipp Law (Michele Strogof), Mimsy Farmer (Nadia), Hiram Keller (Ivan Ogareff), Elisabeth Bergner (Maria Strogoff), Claudio Gora (Generale Dubelt), Delia Boccardo (Sangarre), Donato Castellaneta (Alcide), Enzo Fiermonte (Colonnello), Kurt Meisel (Feofar Khan), Jacques Maury (Capitain Alexandre), Christian Marin (Harry Blount), Jean-Pierre Dorat (Vassili).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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