Summit USA-Corea, Kim minaccia l’annullamento

Si addensano nuove fosche nubi sul processo di distensione tra le due Coree. Spesso, negli scacchieri più caldi, le trattative di pace vivono fasi alterne e seguono le dinamiche della fisarmonica. Così è stato anche in quest’occasione. Dopo gli importanti passi compiuti da Pyongyang e Seul, nel vertice del 27 aprile scorso, sulla denuclearizzazione della penisola e la ripresa di mutui rapporti di buon vicinato, si registra una contrazione significativa.

Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha fatto saltare i colloqui programmati a metà settimana, presso una località di confine, con l’omologo presidente Moon e minaccia, ora, l’annullamento del preannunciato summit con Donald Trump, in agenda il 12 giugno prossimo venturo a Singapore, rischiando di vanificare i delicati equilibri raggiunti finora, grazie all’interruzione delle dimostrazioni di forza e allo spazio concesso all’azione diplomatica.

Kim ci ha abituato ai colpi di teatro improvvisi e all’atteggiamento diffidente verso i propri interlocutori, sebbene abbia esibito – nell’ultimo periodo – una inedita apertura alla mediazione con la Corea del Sud e al dialogo con la Casa Bianca.

L’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap riferisce che il motivo dell’irrigidimento di Pyongyang risiede nelle congiunte esercitazioni militari in corso fra le aviazioni di Seul e Washington.

La Corea del Nord parla di provocazione e di prove di una possibile invasione a suo danno. Il Dipartimento di Stato americano si pronuncia con cautela, manifestando sorpresa per la posizione contraddittoria assunta da Kim, difforme dai contenuti della Dichiarazione del 27 aprile, siglata dai due Paesi orientali.

Le accuse del regime nordcoreano giungono mentre lo stesso provvede ad avviare i lavori di smantellamento del sito nucleare di Punggye-ri (base di lancio dei sei missili recentemente testati, che tanta preoccupazione hanno destato a livello mondiale) la cui cerimonia ufficiale di chiusura del 23 -25 maggio prossimi accoglierà osservatori e media internazionali.

Per alcuni esperti, la chiusura del sito si sarebbe comunque resa necessaria, data l’impraticabilità – dopo l’ultimo test dello scorso settembre del 2017 – dei tunnel scavati nell’area, a causa del collasso del sovrastante monte Mantap, abbassatosi di circa mezzo metro.

Sono tuttavia rassicuranti le immagini di satelliti commerciali che ritraggono gli interventi di abbattimento degli edifici di supporto e la rimozione dei carrelli da miniera, a testimonianza dell’effettivo inizio delle operazioni di smantellamento, a cui – secondo comunicati ufficiali – seguirà la distruzione con cariche esplosive delle gallerie e delle strutture annesse. Gli Stati Uniti continuano, in ogni caso, a lavorare affinché l’incontro fra Trump e Kim – reputato storico – abbia luogo.

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