Visages villages (Film, 2018)
Agnés Varda – Oscar alla carriera 2018 – è una cineasta e fotografa belga nata nel 1928 che conserva la curiosità di quella ragazzina che muoveva i primi passi nel cinema della nouvelle vague insieme a Jean-Luc Godard. Una vita avventurosa, l’amicizia con Jim Morrison, l’amore per Jacques Demy, una figlia (Rosalie) non riconosciuta dal padre, la morte del marito nel 1990 e molti film importanti, essenziali per il cinema francese, tra fiction e documentari. In questa sua ultima opera incontra il giovane fotografo franco-marocchino JR, in una sorta di passaggio del testimone tra nonna e nipote, quasi un testamento spirituale della sua vita e della cultura che l’ha pervasa.
Varda e JR girano un film on the road, in presa diretta, visitando villaggi sperduti della Francia, dal Sud al Nord, fino alle bianche scogliere della Normandia, fotografano volti di minatori, operai, contadini, donne innamorate, anziane che resistono nei luoghi del tempo perduto. I due registi schizzano sulla pellicola pennellate autobiografiche, tra una sequenza e l’altra. JR presenta la nonna novantenne, mentre Agnés Varda ricorda l’amore-odio per Godard, che non la riceve ma lascia sul portone un messaggio scritto sui vetri. Non può mancare il ricordo del compagno di una vita intera, il regista Demy, che pervade la narrazione, così come torna incalzante il tema della morte, una morte non temuta ma attesa, come momento liberatore, l’istante in cui ci sarà soltanto il niente.
Visages villages è un film tecnicamente perfetto che esalta la tecnica fotografica di JR, impegnato a realizzare gigantesche immagini dei personaggi per incollarle sui muri delle case, delle fabbriche, delle scogliere. Arte effimera, come dice lui stesso, che un’onda ribelle, un soffio di vento o una furibonda tempesta di pioggia cancella in breve tempo. Ma i due registi immortalano paesaggi e volti di uomini e donne, aziende agricole che cambiano, spiagge deserte, villaggi di minatori abbandonati, un panorama bucolico d’una Francia collinare e marina, dove prati fioriti lasciano il posto a spiagge incontaminate. Citazioni a non finire del vecchio cinema franco-spagnolo, da Godard (la sequenza nelle sale dei pittori italiani al Louvre di Parigi) a Buñuel (Un chien andalou, con la sequenza del taglio dell’occhio).
Un documentario poetico e struggente, ben fotografato e montato con tempi rapidi, tra immagini, interviste e ricordi. Il film è introdotto da buone animazioni che rappresentano i due protagonisti, per sfumare con una blanda dissolvenza non appena comincia l’azione scenica, ma tornano nel finale utilizzando una tecnica esattamente opposta. In Italia il film è distribuito grazie all’opera meritoria della Cineteca di Bologna, con il sostegno di Mibact, Gruppo Unipol e Rai Cinema. Noi l’abbiamo visto grazie al Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica. Se lo trovate, vale la pena. Elenco sale.
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Regia: Agnés Varda e JR. Soggetto e Sceneggiatura: Agnés Varda e JR. Fotografia. Romanin Le Bonniec, Claire Duguet, Nicolas Guicheteau, Valemntin Vignet. Montaggio: Maxime Pozzi-Garcia. Musica: Matthieu Chedid. Produzione: Rosalie Varda per Ciné-Tamaris, JRSA, Rouge International, Arte France Cinéma, Arches Films. Interpreti: Agnés Varda, JR, abitanti dei villaggi visitati. Durata: 89’. Genere: Documentario.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]