Italia delle Regioni

La Repubblica italiana compie 72 anni e le celebrazioni del 2 giugno, come ormai da qualche anno, non saranno una esibizione delle Forze armate, ma una festa di tutti gli italiani. Non solo di quelli che indossano la divisa.

I sindaci italiani apriranno la parata come simbolo dell’Unità della comunità nazionale. Con una tradizione istituita dal 2 giugno  2016 alla parata, privata dell’aggettivo «militare», sfileranno anche 500 sindaci in rappresentanza degli ottomila Comuni italiani, selezionati tra tutti i primi cittadini che hanno aderito all’invito dell’Anci. Saranno i sindaci, con le loro fasce tricolori, ad aprire la sfilata ed è una novità assoluta, pensata per sottolineare che il 2 giugno si festeggia prima di tutto la comunità nazionale e l’unità d’Italia. In questo nuovo quadro l’omaggio delle Forze armate sarà solo una parte, non più il cuore delle celebrazioni. D’altronde, precisa il Ministero della Difesa, a queste è dedicata la festa del 4 Novembre.

La Festa della Repubblica è anche la Festa dei Comuni, Istituzione democratica principale  della nostra Italia. E’ questo il senso della presenza alla cerimonia del 2 giugno a Roma, in primo luogo alla sfilata delle Forze armate in Via dei Fori Imperiali, di una folta ‘pattuglia’ di  500 sindaci e amministratori, guidati dal presidente del Consiglio Nazionale ANCI e sindaco di Catania Enzo Bianco, in rappresentanza ideale degli 8mila colleghi delle Città metropolitane, dei Comuni piccoli e grandi di ogni parte d’Italia. La presenza dei sindaci vuole testimoniare il loro impegno, la loro quotidiana battaglia pacifica  per dare risposte ai bisogni dei cittadini. I comuni e le Città sono la rete della Repubblica a tutela dei valori costituzionali e democratici su cui si regge il nostro Paese.

La presenza dei Comuni alla Festa del 2 giugno come la prosecuzione del “cammino della memoria” del Centenario della conclusione della Prima Guerra Mondiale, per comprendere il valore assoluto della pace e della cooperazione a livello europeo e mondiale. I sindaci intendono con la loro presenza a Roma rivolgere un ‘grazie’ delle comunità civiche  alle Forze armate e alle Forze dell’ordine per la tutela della sicurezza dei cittadini.

E’ questo il significato, profondo e vissuto ogni giorno, dell’Unità nazionale. La presenza dei Comuni alla Festa del 2 giugno intende testimoniare due momenti importanti: in primo luogo, la prosecuzione di quel ‘cammino della memoria’ della conclusione Prima Guerra Mondiale, che – partendo dalle iniziative del Ministero della Difesa e delle Forze armate – sta coinvolgendo scuole, famiglie, comunità e cittadini; un modo per ricordare la nostra storia, ma soprattutto di comprendere il valore assoluto della pace e della cooperazione a livello europeo e mondiale.

L’altro momento che l’ANCI e i sindaci intendono testimoniare con la loro presenza a Roma è un “grazie” – forte e chiaro – alle Forze armate, alle Forze dell’ordine,  a tutti gli uomini e donne impegnate ogni giorno, nei territori dei Comuni e delle Città, a garantire la sicurezza dei cittadini dalle minacce che possono derivare da un quadro internazionale particolarmente complesso.

Le regioni italiane intendono avviare un tavolo di confronto con il nuovo governo presieduto da Giuseppe Conte.  Stefano Bonaccini, presidente della conferenza delle regioni, così si è espresso:   “Mi auguro che, appena si sarà insediato, il nuovo governo fissi un incontro con la Conferenza delle Regioni, per iniziare una interlocuzione sui temi della legge di stabilità e delle risorse per il fondo sanitario”.

A chi gli chiede un’opinione sul nome di Giuseppe Conte come nuovo premier Bonaccini si è limitato ad osservare che “cade l’accusa che ho sentito molto in questi anni che un premier doveva essere eletto dal popolo. Ma la Costituzione prevede che possa essere individuato anche con questa modalità – osserva – quindi faccio gli auguri di buon lavoro a chi sarà incaricato. Noi come Conferenza delle Regioni siamo pronti a confrontarci come abbiamo fatto con qualsiasi governo senza pregiudizi. Come presidente dell’Emilia-Romagna – conclude Bonaccini – ho voglia di confrontarmi perché ho sentito esponenti dei due partiti che formeranno il governo dire che alcune infrastrutture, che attendiamo da 30 anni e per le quali abbiamo trovato risorse e progetti, potrebbero essere cancellate. Mi auguro che questo non avvenga”.

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