Tecnici senza fiducia

Dopo il fallimento (volontario o involontario) del Governo giallo-verde, il Presidente della Repubblica è tornato sulla sua idea iniziale di un “Esecutivo di tregua” che dovrebbe traghettare il Paese al superamento dello scoglio della legge finanziaria, vera preoccupazione di mercati e Quirinale.

Ma quali potrebbero essere le chances di questo Governo? Facciamo due conti. La maggioranza alla Camera è di 316 deputati. Lega e 5 Stelle contano rispettivamente 124 e 222 deputati. Insieme costituivano un’ampia maggioranza che avrebbe potuto sostenere il Governo.

Se l’ipotesi di Mattarella dovesse essere sostenuta dalla restante parte della Camera (ad esclusione di Fratelli d’Italia che non sappiamo quale posizione prenderà con i sui 32 deputati), includendo tutti i gruppi misti mancherebbero all’appello una cinquantina di deputati.

Questo significa che all’interno di 5 Stelle e Lega, ci siano dei franchi tiratori pronti a non rinunciare alla propria poltrona in favore degli “ideali”. Teoria questa assai irrealistica.

Stesso discorso, anche se con numeri nettamente diversi, vale per il Senato dove i due Partiti guidati da Salvini e Di Maio contano il primo 58 Senatori e il secondo 109, superando di sei unità la maggioranza. In questo caso potrebbe essere più facile trovare qualcuno disposto ad un atto di “responsabilità” ma assai complicato a livello politico.

Insomma sembrerebbe che il Governo del Presidente parta già sfiduciato dal Parlamento con quasi zero possibilità di trovare i numeri per una fiducia. D’altra parte né ai 5 Stelle né alla Lega converrebbe immaginare una tregua dopo che sono riusciti a far ricadere su Mattarella la responsabilità di non formare un esecutivo per il Paese.

Cottarelli potrebbe quindi rimettere il mandato quasi immediatamente al Presidente della Repubblica o, molto più eroicamente, presentarsi nelle due Camere e chiedere la fiducia sulla base di un mandato a tempo e con specifici compiti.

Sicuramente in queste ore di febbrile concitazione politica definire il percorso è quasi impossibile. Tutti i partiti dovranno incontrarsi e riorganizzare la propria strategia ed, eventualmente, prepararsi nuovamente ad una tornata elettorale ancora più infuocata di quella dello scorso 4 marzo.

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