L’uomo forte
I primi giorni di vita del nuovo governo ci hanno fatto assistere a uno show unipersonale di Matteo Salvini, che ha occupato praticamente da solo tutta la scena, accreditandosi come il vero “uomo forte” dell’esecutivo. E in questo “one man show”, il neo Ministro dell’Interno ha dato il peggio e il meglio di sé.
Il meglio quando ha dichiarato sacra la vita umana e ha querelato Saviano per averlo accusato di voler lasciar morire gli immigrati in mare; il meglio, quando ha assicurato le Forze dell’Ordine del suo pieno appoggio; il meglio, quando ha preso posizione contro la demagogia di una certa sinistra radicale, che sistematicamente e colpevolmente sottovaluta i problemi di sicurezza legati alla sovraimmigrazione; il meglio, quando smentisce o almeno ridimensiona le controverse dichiarazioni omofobiche del Ministro leghista della Famiglia, Fontana; il meglio quando ha riconosciuto l’opera del suo predecessore, Minniti. Il peggio, quando ha profferito minacce contro l’Europa e quando ha insultato un Paese vicino e amico come la Tunisia, provocando un mezzo incidente diplomatico; e quando ha lasciato affiorare nelle sue parole e nei suoi gesti una vena razzista che piacerà magari agli elettori della Lega, ma è difficile da sostenere per un Paese come l’Italia che è immerso nel Mediterraneo (che alternativa ci offre, del resto, Salvini, allontanandoci dall’Europa? Forse l’abbraccio di Putin?).
Se dovessi dare un giudizio, darei a Salvini un voto cautamente positivo per le sue intenzioni; un voto negativo per la sua incompostezza verborragica e anche per la sua scarsa preparazione. La mia impressione è che si senta tuttora in campagna elettorale. Ma poiché è dotato di fiuto, c’è da sperare che le prove quotidiane e difficili del governare, con i limiti della realtà, gli insegnino una maggiore compostezza e un po’ di realismo. E a proposito di realismo, la sua dichiarazione di voler rifare le regole UE insieme al Primo Ministro ungherese Orban fa un po’ sorridere. Vuol dire che non sa proprio nulla su come funziona l’UE e di quali appoggi e alleanze occorra munirsi se si vuol fare qualcosa di più che semplice demagogia declaratoria. Penso che Conte e Moavero dovrebbero spiegarglielo.
Pur sapendo benissimo che, in materia di immigrazione, Salvini è e resterà il protagonista assoluto, è legittimo chiedersi quale sia la politica complessiva del Governo.
Il problema è che, almeno in questi primi giorni, il Governo è apparso come una somma di velleità personali e il direttore d’orchestra è apparso, anche visivamente, inquadrato dai suoi due proprietari e controllori. È sperabile che Giuseppe Conte recuperi spazio e iniziativa, se non altro in campo europeo ed internazionale, nel quale dovrebbe potersi muovere con la giusta autonomia. Per rispetto del ruolo che la Costituzione gli attribuisce, in conformità di un impianto istituzionale che, altrimenti, sarebbe stravolto. Come, opportunamente, gli ha ricordato – e come penso continuerà a ricordargli – il Capo dello Stato.
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