Cronache dai Palazzi
Il governo del cambiamento è ormai passato dalla teoria alla pratica. Dopo il G7, l’incidente diplomatico tra Francia e Italia provocato dalla situazione della nave Aquarius, con a bordo più di 600 migranti, ha rappresentato il primo vero banco di prova del nuovo esecutivo.
Nei giorni scorsi l’Eliseo ha bollato come “cinica” e “irresponsabile” la decisione del vicepremier Salvini di negare un porto alla nave Aquarius,di conseguenza la visita di Conte a Parigi è stata rinviata e il nostro ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, è arrivato a definire “inaccettabili” i toni espressi da Parigi.
Dopo la telefonata di Macron a Palazzo Chigi, il premier Conte e il titolare della Farnesina hanno però allentato il braccio di ferro portando a termine una sottile trattativa diplomatica, supportata dal Quirinale, e riconfermando il viaggio di Conte verso l’Eliseo, il primo viaggio in Europa del nuovo premier.
“Abbiamo bisogno di parlare con l’Italia, un grande partner”, ha affermato la ministra francese degli Affari europei, Nathalie Loiseau, che ha dato per prima la notizia della telefonata tra Conte e Macron.
“Il caso è chiuso, ora dobbiamo lavorare alla riforma dei regolamenti di Dublino”, è stata la replica di Giuseppe Conte. Il premier ha inoltre ribadito che il presidente francese “ci teneva molto a questo invito, che le dichiarazioni uscite non sono a lui attribuibili quindi non ha mai offeso l’Italia e il suo popolo”. “Abbiamo concordato di cooperare coinvolgendo tutti i Paesi Ue”, ha aggiunto Conte, in quanto “la questione immigrazione non può essere demandata solo all’Italia”.
I migranti non sono “numeri” ma “persone”, ha a sua volta affermato Papa Francesco intervenendo a proposito della questione della nave Aquarius, quindi occorre trattarli con “giustizia” e “compassione”. Nello stesso tempo la gestione del fenomeno legato alla forte immigrazione deve essere il frutto di una condivisione da parte dell’intera comunità internazionale, in modo da poter dare una “risposta concreta e degna” a “questa sfida umanitaria”. La sintesi del Pontefice è stata comunque questa: “Non lasciare in balìa delle onde chi lascia la sua terra affamato di pane e giustizia”.
Dopo le parole dure uscite alcune giorni fa dall’Eliseo, il presidente francese ci ha tenuto a sottolineare che ora “è il tempo della distensione”. “Ho la volontà di collaborare con l’Italia”, ha affermato Macron. Mentre una nota dell’Eliseo ha sottolineato “l’impegno di Francia e Italia a organizzare i soccorsi secondo le regole di protezione umanitaria delle persone in pericolo”. Per di più l’obiettivo è lavorare “per un’efficace politica di migrazione con i Paesi di origine e di transito, attraverso una migliore gestione comune delle frontiere europee e con un meccanismo di solidarietà nella gestione di rifugiati”.
“Bene ha fatto il premier Conte a decidere di andare”, ha dichiarato alla fine Matteo Salvini a proposito della visita del presidente del Consiglio all’Eliseo, anche se “quello che conta è la sostanza, non la forma”, ha puntualizzato il leader leghista sostenitore della linea dura contro l’immigrazione, nonché promotore della deviazione della rotta della nave Aquarius. L’Eliseo ha comunque attaccato il ministro Salvini a proposito di una eventuale “intesa” con Vienna e Berlino. “Diffido degli assi, non hanno mai portato fortuna nella storia”, ha affermato il presidente francese.
Nell’incontro Macron-Conte “sintonia” e “convergenza” sono state, in definitiva, le parole più ripetute e, dopo lo scontro sul caso Aquarius, è stata siglata una fase di tregua collaborativa con l’obiettivo di realizzare un lavoro comune a proposito di migranti.
Macron ha inoltre sottolineato: “Non dimentichiamo cosa l’Italia ha dovuto subire sul fronte dell’immigrazione nel 2015 e 2016. L’Europa è mancata sui migranti e sulla zona euro, su questo con Conte abbiamo trovato convergenze. La risposta giusta è europea ma quella attuale è inadeguata”. Nella situazione attuale il sistema di solidarietà “non funziona”, per cui “porteremo avanti una profonda riforma di Dublino”, ha preannunciato il presidente francese, aggiungendo: “Desidero che Italia e Francia lavorino mano nella mano”. Un’intesa ritrovata quindi, e un duro attacco all’egoismo mostrato dalle istituzioni europee di fronte al problema dei migranti. “L’Italia ha avuto arrivi massicci di migranti. Ma se l’Italia nei 4 primi mesi del 2018 ha ricevuto 18.000 domande d’asilo, la Francia ne ha avute 26.000”, ha puntualizzato Macron.
Il nostro presidente del Consiglio ha confermato la convergenza sui migranti affermando che occorre “cambiare strategia, voltare pagina, rispettando i diritti umani e garantendo la sicurezza”. Nella sostanza “il regolamento di Dublino deve cambiare: l’Italia è contraria e sta preparando una proposta propria che non vede l’ora di condividere con gli altri partner in vista di formalizzarla alla prossima presidenza Ue austriaca”, ha affermato Conte.
Per “prevenire i viaggi della morte” è necessario inoltre “rafforzare a livello europeo i rapporti con i Paesi di origine e transito dei migranti”. In questo contesto il premier Conte ha lanciato la proposta di centri hotspot gestiti dall’Unione europea direttamente sul suolo africano, non solo in Libia ma anche in Niger, ad esempio, tutelando, nel contempo, le vite dei migranti molto spesso sottoposti a torture nei paesi di origine. “Servono centri di protezioni europei nei paesi di origine e di transito per accelerare identificazione e richieste di asilo”, ha sostenuto Giuseppe Conte che incontrerà di nuovo Emmanuel Macron in autunno, in occasione di un vertice bilaterale che si svolgerà a Roma.
Di fronte all’assemblea di Confesercenti Matteo Salvini ha infine ricordato l’avvio di nuove misure fiscali. Il vicepremier ha conquistato l’attenzione dei piccoli imprenditori con la riduzione delle tasse e lanciando la rimozione del tetto del contante. “Per me non ci dovrebbe essere nessun limite alla spesa per denaro contante: ognuno è libero di pagare come vuole e quanto vuole”, ha affermato Salvini.
Dure repliche all’interno del mondo politico: “C’è sempre stata una ragione quando si è discusso di porre dei tetti all’utilizzo del contante per combattere un pezzo importante dell’evasione”, ha dichiarato aspramente il reggente del Pd, Maurizio Martina, additando come “un errore clamoroso”, l’eventuale rimozione del tetto previsto per l’utilizzo delle banconote. Nel 2016 con la legge di Stabilità la soglia del contante fu di nuovo alzata da mille a tre mila euro.
In linea con le parole pronunciate dall’altro vicepremier Luigi Di Maio di fronte alla platea dei commercianti nei giorni passati, Matteo Salvini ha inoltre ricordato che lo spesometro e il redditometro verranno aboliti, o che dovrà essere invertito l’onere della prova a carico del contribuente. Tra le altre promesse, non verranno aumentate le tasse bensì saranno ridotte, non aumenteranno Iva e accise e, già nel 2018, verrà riavviata la rivoluzione fiscale strutturata sulla flat tax che interesserà i redditi degli imprenditori ma anche quelli delle famiglie.
Non sono però ancora chiare le coperture per far sì che i suddetti obiettivi passino dalla carta alla realtà. Salvini confida in più ampi margini di manovra sui conti pubblici, ma è soprattutto “ridiscutendo le regole europee” che si potranno ottenere i maggiori risultati.
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