Riscaldamento Terra, allarme mutazioni
Gli scienziati di tutto il mondo sono d’accordo sulla necessità di un intervento immediato per fermare il prima possibile gli effetti dei cambiamenti climatici sulla Terra e i conseguenti effetti sugli ecosistemi, l’ambiente, l’atmosfera su tutta la biodiversità: scioglimento dei ghiacciai artici; acidificazione degli Oceani (causata dalla combinazione dell’anidride carbonica con l’acqua che modifica gli equilibri marini: Co2 – acqua – e H2o- anidride carbonica – combinandosi danno vita all’acido carbonico – H2Co3 -, un acido che corrode la struttura del plancton e attraverso il plancton l’acido carbonico entra nella catena alimentare: passa dai crostacei e molluschi fino ai pesci, cibo di altri pesci e di mammiferi); “impatti” su piante e animali; aumento della desertificazione ed erosione del suolo; aumento delle minacce per la salute e la vita dell’uomo sul pianeta e della vulnerabilità della sua condizione; aumento nella frequenza, intensità e durata di eventi ambientali imprevisti e imprevedibili. La situazione è talmente grave che non ammette e non consente più perdite di tempo.
Negli ultimi anni si stanno moltiplicando gli Studi scientifici su questo tema, perfino il miliardario statunitense Michael Bloomberg – mediante la Bloomberg Philanthropies – interviene sulla questione: “abbiamo comunque una grande responsabilità nei confronti della comunità internazionale, ragione per la quale è necessario intervenire per preservare il clima” queste le parole del miliardario americano e queste le motivazioni per cui ha deciso di devolvere in vece degli Stati Uniti e dopo che Trump, come ricordiamo, ha deciso di uscire dall’Accordo sul Clima di Parigi (scopo dell’Accordo era di contenere l’aumento della temperatura, limitare le emissioni di gas serra, contenere il riscaldamento globale e per i Paesi in via di sviluppo che ipoteticamente potevano avere più difficoltà ad adeguarsi era previsto lo stanziamento di fondi speciali) 4,5 milioni di dollari (circa il 60% della cifra che gli Stati Uniti avrebbero dovuto destinare secondo quanto pattuito nei termini dell’Accordo per quanto di loro competenza, se Trump nel 2017 non avesse deciso di uscire).
Tra le varie Ricerche scientifiche e Studi internazionali e del nostro Paese merita di essere citato uno a cui ha partecipato anche il CNR con il suo Istituto per lo studio degli ecosistemi (CNR-Ise) e l’Università degli Studi di Torino – Dipartimento di scienze della vita e biologia dei sistemi (Dbios). Questa Ricerca scientifica dimostra che le dimensioni degli animali invertebrati in futuro varieranno a causa del cambiamento climatico e dell’urbanizzazione.
Lo Studio: “Body – size shifts in aquatic and terrestrial urban communities”, pubblicato sulla Rivista Nature, “sviluppa ipotesi di pianificazione e progettazione di aree verdi urbane che consentano di arginare gli effetti più eclatanti e di primo impatto del riscaldamento globale sulle comunità animali dei microsistemi e ambienti” presenti nelle aree metropolitane delle nostre città e ad ampio raggio sull’ambiente inteso in senso lato. Si tratta di un’analisi degli effetti del riscaldamento urbano e della frammentazione ambientale sulle dimensioni corporee delle comunità animali.
Secondo la Ricerca, svolta in Belgio e finanziata dal governo belga, nei prossimi anni, soprattutto gli invertebrati, subiranno modifiche nelle loro dimensioni corporee a causa del riscaldamento globale e queste modificazioni saranno diverse a seconda che si trovino in città, in “zone frammentate” o in habitat naturali e quest’effetto provocherà modifiche in tutte le parti della catena alimentare di cui anch’essi fanno parte.
Sono stati studiati dieci gruppi di invertebrati in habitat terrestri e acquatici con temperature ambientali nei rispettivi ecosistemi differenti e funzionale al diverso livello di urbanizzazione: più calde in città, temperature intermedie in habitat agricoli e più temperate in habitat naturali.
I risultati della Ricerca dimostrano che le comunità animali sono costituite da specie progressivamente sempre più piccole all’aumentare della temperatura. “Una temperatura ambientale più elevata provoca un aumento dei tassi metabolici: le specie più piccole si riscaldano prima raggiungendo temperature corporee adatte alle loro attività e questo soprattutto negli invertebrati la cui dimensione corporea è legata all’intero ecosistema” – spiega Elena Piano dell’Università di Torino.
Gli ambienti delle aree metropolitane, hanno osservato i ricercatori, sono caratterizzati da temperature maggiori rispetto alle aree limitrofe, ma, anche, da un’elevata frammentazione degli habitat con “piccole aree naturali separate da vaste aree completamente antropizzate…” mette in evidenza Diego Fontaneo, ricercatore CNR-Ise, che prosegue: “…abbiamo scoperto che questo elemento aumenta la frequenza delle specie di dimensioni maggiori. In città abbiamo trovato specie in media del 10% più grandi nelle farfalle diurne e del 20% nelle falene notturne, ad esempio, nelle cavallette e nei grilli. Per questi gruppi, in ambiente urbano, a causa della frammentazione degli ambienti idonei, sopravvivono quindi le specie di dimensioni maggiori malgrado l’aumento della temperatura”.
E questo perché, come si legge nell’Abstract della Ricerca: “…la dimensione corporea è intrinsecamente legata al tasso metabolico. L’aumento delle temperature associato all’effetto isola-caldo urbano comporta un aumento dei costi metabolici. Gli ambienti urbani sono caratterizzati da una sostanziale frammentazione degli habitat che favorisce le specie mobili e l’aumento delle loro dimensioni…e prosegue -…l’effetto isola/calore urbano e frammentazione dell’habitat urbano sono associati a cambiamenti che dipendono in modo critico dall’associazione tra dimensione corporea e dispersione. Poiché la dimensione del corpo determina la struttura e la dinamica delle reti ecologiche tali cambiamenti possono influire sulla funzione dell’ecosistema urbano”. E’ quindi dimostrato dallo Studio che tutta la catena alimentare è influenzata dal cambiamento climatico e dall’innalzamento delle temperature conclude Fontaneto: “…la Ricerca fornisce le basi per elaborare un’adeguata pianificazione urbana” e tenere nella debita considerazione l’effetto positivo della realizzazione di aree verdi che, come abbiamo visto, ha effetti diretti e indiretti di cui non possiamo più consentirci di ignorare l’importanza.
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