Al lupo al lupo (Film, 1992)

Al lupo al lupo è un film di Carlo Verdone che si vede sempre con piacere, perché inserisce la giusta dose di sentimento in una commedia garbata che ricorda certi lavori di Mario Mattòli.

La trama è molto semplice. Vanni (Rubini), Gregorio (Verdone) e Livia (Neri), tre fratelli molto diversi tra loro, dopo un passato di invidie, bisticci e recriminazioni si ritrovano quando il loro padre Mario (Morse) – scultore, pittore e poeta famoso – sparisce all’improvviso costringendo i figli a mettersi sulle sue tracce.

Un film on the road, fotografato in maniera eccelsa da Danilo Desideri che immortala le spiagge della Maremma (Capalbio, Punta Ala), le colline senesi (Bagno Vignoni e la vasca termale) e la città di Siena in tutta la loro sfolgorante bellezza. Un film di caratteri, ben scritto e sceneggiato da due decani della commedia all’italiana come Benvenuti e De Bernardi, aiutati da Filippo Ascione, ma anche dai ricordi d’infanzia di Carlo Verdone.

La forza della storia è lo scontro dei caratteri tra fratelli, interpretati magnificamente da Rubini, Verdone e Neri. Rubini è il genio di famiglia, il ricco e affermato pianista che è sempre stato la gioia del padre. Verdone è la pecora nera, il disc-jockey in perenne bolletta, privo di senso pratico, arruffone, ma simpatico. Neri è la donna in crisi che vorrebbe lasciare un marito che non sopporta, ha un amante, ma non sa decidere perché non vuole perdere la figlia. Il contrasto più forte è tra il preciso e concreto Rubini e lo strampalato e folle Verdone, gelosi l’uno dell’altro, che alla fine scopriranno di volersi bene e di potersi dare qualcosa l’uno con l’altro. Verdone procura una donna a Rubini, imbranato per quanto geniale, e lo fa divertire nella sua discoteca, ma al tempo stesso deve riconoscere che il fratello è davvero un grande pianista.

I tre caratteri contrastanti danno vita a una commedia garbata quando insieme partono alla ricerca del padre avendo come traccia soltanto una poesia: “Vorrei poter un giorno morire senza morte/ sotto le cascate bianche che vita infusero alle mie mani/ per vivi corpi e forme alate/ che non amerò più”. Lo ritrovano, dopo aver ascoltato il consiglio della vecchia amante (Mercader), in una baita di montagna dove si è ritirato in attesa della morte. “C’è stato un tempo in cui ho creduto di essere immortale, ma adesso so che non è vero”, dice il vecchio genitore. Il film si conclude – in maniera molto poetica – con il padre che fa il ritratto dei propri figli ma li disegna come quando erano bambini. Amore tra fratelli, gelosie, amore filiale e paterno, sono i grandi temi di una commedia dolceamara che non invecchia ma si rivede con piacere.

Attori ben calati nelle rispettive interpretazioni. Francesca Neri è al culmine della bellezza, la vediamo in alcuni fugaci nudi, ma quando conversa nel bagno termale insieme ai fratelli è forse la sua immagine più sexy, fotografata con garbo ed eleganza. Rubini e Verdone sono perfetti nell’interpretazione di due fratelli così diversi tra loro e di fatto incompatibili. Nel film recita un breve cammeo anche Maria Mercader (1918-2011), attrice spagnola moglie di Vittorio De Sica, madre di Christian De Sica e Manuel De Sica, consuocera di Carlo Verdone. Questo è il suo ultimo lavoro. Christian De Sica (cognato di Verdone) appare per pochi secondi ed è un ballerino nella discoteca di Gregorio.

Il regista americano Wes Anderson considera Al lupo al lupo tra le sue pellicole preferite degli anni Novanta. Il treno per Darjeeling (2007), girato da Anderson, è pieno di riferimenti al lavoro di Verdone, racconta una storia simile, basata sulla ricerca di un genitore da parte di tre fratelli diversi tra di loro. Consigliato per apprezzare un Verdone ispirato e capace di concedere sprazzi di vera poesia.

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Regia: Carlo Verdone. Soggetto e Sceneggiatura: Filippo Ascione, Leonardo Benvenuti, Pietro De Bernardi, Carlo Verdone. Fotografia: Danilo Desideri. Montaggio: Antonio Siciliano. Musiche: Manuel De Sica. Scenografia: Francesco Bronzi. Produzione: Mario e Vittorio Cecchi Gori. Distribuzione: Penta Film. Interpreti: Carlo Verdone, Francesca Neri, Sergio Rubini, Barry Morse, Giampiero Bianchi, Cecilia Luci, Alberto Marozzi, Fabio Corradi, Maria Mercader. Giulia Verdone. Due Nastri d’Argento 1993: miglior soggetto e miglior colonna sonora.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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