Alitalia, prestito ponte nel mirino UE
Alitalia è una di quelle telenovelas che caratterizzano il nostro paese di cui pare non si riesca, o peggio non si voglia, liberarsene. Una compagnia nota per essere la più costosa in Europa, per gli improvvisi scioperi selvaggi, da sempre in possesso, anche se in maniera diversa, del potere politico. Finché aveva il monopolio della tratta Milano-Roma sopravviveva con tariffe esorbitanti, l’apertura alla concorrenza ne ha decretato una crisi latente. L’Italia è penultima in Europa, dopo la Grecia, per quanto riguarda il traffico diretto intercontinentale con un rapporto fra passeggeri con destinazioni intra ed extra europee di 3,2, contro 1,67 della Germania e 1,2 della Francia.
Il Presidente Prodi era riuscito magistralmente a liberarsene vendendola ad Air France e facendosi anche pagare € 1 ad azione, Berlusconi cavalcando “l’italianità di Alitalia” ci vinse le elezioni, tanto a pagare sono sempre i cittadini italiani. Un matrimonio con Ethiad che non ha dato i frutti sperati, miliardi di passivo accumulati ogni anno, in mezzo ad una situazione drammatica il precedente governo, con già un occhio alle elezioni, di fronte alla prudente fuga degli azionisti, elargì un prestito ponte per far sopravvivere Alitalia mentre cercava di trovare un acquirente.
Un maxi-prestito da 900 milioni di euro che il governo Gentiloni spacciò come operazione di mercato, ma che stante l’assenza già richiamata degli azionisti, ha preso subito l’aspetto di un aiuto di stato. Le due tranche di prestito, la prima da 600 milioni e la seconda da 300 milioni, sono state versate al vettore a maggio 2017 con scadenza dicembre 2018. Proprio su questo, in seguito anche a segnalazioni di concorrenti, che la Commissaria Europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager ha aperto un faro sull’operazione. La normativa europea prevede che questi prestiti possano essere erogati dallo stato, ma con una durata massima di 6 mesi, quello concesso ad Alitalia lo supera, chiaramente, di gran lunga, come recita il comunicato emesso: “La Commissione procederà ora ad un’ulteriore indagine per determinare se i suoi timori iniziali sono fondati. L’apertura di un’indagine approfondita offre a tutte le parti interessate la possibilità di esprimere la propria opinione in merito alla misura, senza pregiudicare in alcun modo l’esito dell’indagine stessa”.
Alla Commissione non è certo sfuggito il fatto che il prestito non sia stato concesso per aiutare la ristrutturazione aziendale, non solo Alitalia è insolvente, ma finora dai tre commissari, Luigi Gubitosi, Stefano Paleari e Enrico Laghi, nessun progetto è pervenuto. Restano sul tavolo le tre offerte pervenute da Lufthansa, EasyJet e Wizz Air; ma resta irrisolto il discorso sui debiti pregressi compreso il prestito ponte. Pare che Lufthansa sarebbe disposta a farsi carico della seconda tranche da 300 milioni, i primi 600 milioni resterebbero a carico dei contribuenti, senza scordare i 3-4 miliardi di deficit di bilancio.
In una situazione del genere bisognerebbe liberarsi di un tal fardello nella maniera più veloce possibile e cercando di minimizzare le inevitabili perdite, si dava per scontato che il nuovo governo M5S-Lega avrebbe tenuto questo indirizzo, ma non si erano fatti i conti con il Ministro Toninelli. Persona sicuramente colorita e simpatica, ma che in attivismo pare inseguire il Ministro Salvini, la sorpresa arriva come un fulmine a ciel sereno: “‘Siamo convinti che non vada semplicemente salvata in un’ottica di mera sopravvivenza economica bensì rilanciata, nell’ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo con il 51% in capo all’Italia e con un partner industriale in grado di farla volare”.
Allo stato attuale Alitalia è controllata per il 51% da Cai (Compagnia Aerea Italiana) ed Etihad per il 49%, sembra quasi un nuovo sequel di ‘Ritorno al futuro’ sentire nuovamente parlare di italianità rispetto ad Alitalia. Il motivo per cui i viaggiatori dovrebbero sentirsi diversi se l’aereo è di proprietà italiana o tedesca non è conosciuto, probabilmente si dovrebbe parlare di qualità percepita più che di bandiera. Ma il ministro non ha nemmeno chiarito per quale strano motivo un vettore privato dovrebbe accollarsi Alitalia, accontentandosi della quota di minoranza, mettendoci quindi soldi senza poter comandare. Sul discorso dei miliardi di debiti nebbia fitta, resosi forse conto che la nazionalizzazione di Alitalia è vista molto male dall’opinione pubblica, Toninelli si è poi in parte corretto, sui termini, ma non nel merito della questione.
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