Cina, l’aeroporto di Fuksas

Il terminal 3 del nuovo “Shenzhen Bao’an International Airport”, progettato da Massimiliano e Doriana Fuksas, è stato recentemente inaugurato. La struttura sarà un contributo alla velocissima crescita, in particolare demografica, della città di Shenzhen, all’estremo sud della provincia cinese del  Guandong. 500 mila mq di estensione, un bacino di 45 milioni di passeggeri annui, per aumentare del 58% il traffico aeroportuale. Si prevede che lo scalo diventi il quarto della Cina, dopo Pechino, Shanghai e Guangzhou. Le dirette interessate sono 40 città con una popolazione di oltre 1 milione di abitanti, posti a una distanza di 3 ore di aereo.

Il concorso di architettura, durato 10 mesi, è stato vinto nel 2008 dallo Studio Fuksas. 20 candidati, tra cui anche l’inglese Foster and Partners e gli americani Reiser+Umemoto, si sono contesi l’aggiudicazione indetta dal Shenzhen Airport Group Co. Ltd. Questa non è una novità per Fuksas che ha già una delle sue 3 sedi in Cina e realizzerà il primo centro culturale della capitale Chengdu.

Massimiliano Fuksas dice della sua creazione: “Lo immagino più come un pesce che come un uccello. Una manta, una razza che respira, cambia forma, ha una sua dolcezza, si piega, subisce variazioni, prende luce, rimanda luce, la fa filtrare dentro”. Una doppia pelle con aperture esagonali ricorda la pelle a squame di un pesce e filtra la luce attraverso i 3 livelli. Ad ogni livello corrisponde una funzione: partenze, arrivi, area di servizio.

L’edificio rispetta l’andamento collinare ed è stata costruito su un terreno sottratto alla laguna. Arredi bianchi e grigi esaltano la luce naturale, impianti fotovoltaici la sfruttano, dispositivi impiegano la ventilazione naturale, per ridurre il consumo di energia e le emissioni. Doppie e triple altezze differenti articolate da pilastri connettono i piani. 63 porte di imbarco, 15 porte remote, un parcheggio da 3 mila posti auto, per un costo di 734 milioni di euro. Una creatura dotata di vita propria emerge dalle acque, si allunga e distende sul territorio. La forma organica, che misura 1,5 km in lunghezza, ispira leggerezza. Dilatazioni e l’impiego del vetro rimangono tratti caratterizzanti dei coniugi e colleghi Fuksas. Si punta a un flusso turistico di cui la città, che dai 20 mila abitanti degli anni ’80 è passata ai 14 milioni di oggi, è ancora priva.

La Cina, che figura tra i BRICS, nella corsa allo sviluppo massivo e dalla velocità incontrollata, è annoverata per copiare i prodotti commerciali e culturali di altri Paesi, architettura compresa. Ebbene, gli stessi Cinesi hanno richiesto che l’edificio fosse sotto la tutela di copyright. È un caso sicuramente singolare, considerando i contrasti di riproducibilità e made in Italy. Del resto, che bisogno c’è di riprodurre, se l’originale è in Cina? È questo un modo per difendere la propria supremazia come contraffattori numero uno? La Cina non ha il tempo e le risorse per creare un made in China di cui poter essere fiera e ricerca la soluzione direttamente tra le menti europee, in particolare tra gli Italiani. Il risultato è un prodotto made in China designed by Fuksas in China.

©Futuro Europa®

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