Il gioco dell’impresa
Si dice che l’uomo sia nato imprenditore e, quasi certamente, è vero. Secondo l’articolo 2082 del codice civile che lo definisce nel nostro ordinamento, è colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi, possiamo operare un parallelismo con l’uomo delle caverne forse fin troppo banale ma decisamente calzante. Partendo da una definizione ancora più semplicistica ma decisamente calzante e rivelatrice dell’essenza di ogni attività di impresa., imprenditore è colui che, la sera, potrà mangiare a casa, da solo o con la famiglia, il risultato di ciò che ha prodotto durante il giorno.
Immaginiamo quindi il nostro cavernicolo che al mattino, svegliato dal sole o dal richiamo di un animale, si sveglia affamato e sa che deve mettersi a caccia, cercando prima un oggetto adatto a colpire la propria preda, oppure individuare un albero o una pianta che produca frutti o radici commestibili. Poi dovrà cercare un riparo per la notte se il suo fosse stato occupato da un altro uomo o da un animale. Da queste necessità nascono verosimilmente le prime forme associative e l’organizzazione imprenditoriale di gruppi organizzati che, di volta in volta, sono stati cacciatori, pastori, pescatori, agricoltori e prima ancora raccoglitori. Successivamente, già con le prima forme di vita associativa, i primi embrioni dei villaggi, che sarebbero diventati gli embrioni delle città, qualcuno ha affinato l’abilità manuale per lavorare meglio le pietre come strumenti per la caccia o da usare anche come mezzo di difesa. E’ probabile che già qualcuno fosse in grado di costruire capanne o palafitte meglio degli altri e, nelle prime rudimentali forme di baratto, abbia richiesto cibo o arnesi in cambio della sua opera manuale.
In questi gruppi è facile immaginare che, al termine di un periodo di attività, alla sera o dopo aver completato un lavoro, ci si riunisse per condividere, in parti uguali o sulla base dell’opera prestata, il risultato dell’attività. La definizione di società del nostro codice civile sembra trovare origine nella notte dei tempi: mediante un contratto, appunto, di società, due o più persone conferiscono beni o servizi (inclusa quindi la loro opera), per dividere gli utili della loro attività economica. Il concetto è dato in forma tecnico giuridica e decisamente aziendale, ma lo spirito imprenditoriale che muoveva i nostri antenati cavernicoli ne è ancora alla base.
In tutto ciò manca il lavoro dipendente, elemento sorto molti anni, se non millenni, dopo. Sicuramente non esistevano le fabbriche che conosciamo oggi e la rivoluzione industriale, che risale alla seconda metà del XVIII secolo, era ben lontana. E’ vero, e ne diamo doverosamente atto, che fino a quell’epoca e per molto tempo dopo, probabilmente forse anche oggi, è stato usato lo sfruttamento degli schiavi, ma non possiamo certo vederli come figure inserite organicamente nelle strutture. La figura principale restava quella dell’artigiano piccolo imprenditore, e l’apprendista che andava a lavorare presso di lui riceveva in cambio l’insegnamento per poter poi a sua volta aprire e gestire la propria azienda.
Oggi sono cambiati completamente tempi e contesti; non vogliamo avanzare improponibili paragoni, ma la figura principale nel mondo del lavoro, resta quella dell’imprenditore che svolge un’attività per ottenere un utile, rischiando le risorse che investe, proprio come l’uomo primitivo rischiava la vita cacciando per sé e il proprio nucleo. Oggi si parla di start up nell’epoca dell’economia digitale; un’epoca che Jeremy Rifkin (cui non si possono certo attribuire simpatie capitalistiche) definisce “Era dell’accesso” in cui i concetti di bene e proprietà sono sostituiti da valori come cultura e informazione, deve probabilmente rivedersi, e rivalutare sotto una diversa prospettiva, la figura dell’imprenditore. Oggi chi vuole fare impresa deve muoversi su piani diversi e su scenari di mercato che non hanno precedenti anche a fronte di normative transnazionali che mal sembrano conciliarsi con le esigenze di un cacciatore.
Oggi, l’imprenditore ha le proprie idee e tecniche, ma dovrà studiare e cercare di porre in essere una strategia che gli permetta di collocarsi sul mercato in base alle regole vigenti. La fase di start up è quindi importantissima. Dovrà poi guadagnare posizioni di forza che gli permettano di controllare almeno una parte del mercato e prevedere le mosse della concorrenza da battere e difendersi dagli attacchi che dalla stessa gli verranno sicuramente portati. In tutto ciò dovrà tenere conto di possibili variabili, magari imprevedibili all’inizio e che possono presentarsi in corso d’opera. Ma finalmente potrà realizzare una mossa vincente che porti alla definitiva sconfitta della concorrenza e alla vittoria sul mercato. Proprio così come gli antenati cacciatori riuscivano a portare a casa una preda, l’imprenditore moderno, con difficoltà che hanno un parallelismo con quelle dell’antichità, giungerà ad un risultato. A proposito, quando nelle precedenti righe ho delineato il modo di operare di un imprenditore, ho descritto una partita a scacchi.
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