Cronache dai Palazzi
Una concessione è lo strumento con cui lo Stato affida ad un privato la gestione di un bene pubblico. Per quanto riguarda le autostrade, la società concessionaria ha il dovere di occuparsi della manutenzione e quindi di mettere in campo degli investimenti, in cambio dei pedaggi. Qualora da parte della società che gestisce la rete autostradale “perduri la grave inadempienza degli obblighi” – che l’accordo che regola la concessione presume – ossia quando “ometta volontariamente di avviare o sospenda arbitrariamente la realizzazione degli interventi”, il Ministero delle Infrastrutture può ammonire dichiarando la “decadenza” della concessione.
La discussione ha aperto una voragine dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, anche se dalla revoca immediata – annunciata anche dal premier Giuseppe Conte nelle prime ore a ridosso della tragedia – si è passati ad una linea più cauta per cui si parla ad esempio di multa. Tra l’altro, occorre aspettare i tempi dell’istruttoria e far sì che le responsabilità di Autostrade per l’Italia siano accertate, e nel caso in cui gli accertamenti denuncino uno stato di inadempienza degli obblighi, il governo italiano potrebbe eventualmente revocare la concessione.
La maggioranza gialloverde si è spaccata sulle intenzioni e sulle relative azioni, pur sostenendo l’unità dell’esecutivo. Per il vicepremier Di Maio la revoca della concessione è stata fin da subito la priorità, per l’altro vicepremier Salvini, invece, prima di operare una scelta radicale occorre fare una ricognizione dei fatti e, soprattutto, occorre capire ciò che le società che beneficiano delle concessioni sono disposte a mettere in pratica per la sicurezza del Paese. In sostanza “prima facciamo una verifica su quanto miliardi sono disposti a investire non nei prossimi anni, come da programmi che a questo punto appaiono chiaramente obsoleti, ma nei prossimi mesi”, ha dichiarato il capo del Viminale. “Bisogna capire quanto e come sono a disposti a cambiare, perché queste tragedie non si ripetano”, ha affermato ancora il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Nella pratica non è importante quale governo abbia preso decisioni in passato, l’essenziale ora è mettere in sicurezza il Paese e per farlo occorrono nuovi investimenti infrastrutturali, che anche l’Europa dovrebbe prendere in considerazione.
Il commissario europeo al Bilancio, Günther Oettinger, rigetta le accuse rivolte all’Ue dal ministro dell’Interno italiano, che subito dopo il crollo del ponte Morandi ha additato tra le cause del disastro i “vincoli europei che ci impediscono di spendere soldi per mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri figli o le autostrade su cui viaggiano i nostri lavoratori”. Difendendo l’operato di Bruxelles, Oettinger ha a sua volta messo in evidenza i fondi che la Commissione europea ha riservato all’Italia per opere e trasporti, circa 2,5 miliardi di euro per strade e treni. Il tratto autostradale crollato sul viadotto Polcevera (o ponte Morandi) era però “gestito da un operatore privato: è il concessionario – ha ammonito il governo europeo – ad avere la responsabilità sulla sicurezza e il mantenimento della strada”. L’Ue, in pratica, suggerisce al governo di Roma di regolare i rapporti in casa propria invece che rovesciare sull’Europa tutte le responsabilità.
“Di concessioni, penali e cavilli parleremo dalla prossima settimana in avanti”, ha dichiarato Matteo Salvini, mentre Luigi Di Maio ha ribadito la necessità di andare avanti senza fare sconti. La posizione decisa dei Cinque Stelle si è trovata però a dover fare i conti con la realtà burocratica subito dopo il Cdm di Ferragosto, quando il premier Conte aveva annunciato la revoca della concessione ad Autostrade, perché il governo “non può aspettare i tempi della giustizia”. Il ministro delle Infrastrutture, il pentastellato Danilo Toninelli, sembra aver frenato non perché abbia scelto una posizione politica diversa, bensì perché direttamente informato dai tecnici del ministero che dirige: la risoluzione non può essere così immediata, la revoca non può essere unilaterale, ci sono dei tempi da rispettare e dei costi da sostenere. Il mancato rispetto dei tempi, potrebbe portare la società Atlantia, società proprietaria di Autostrade per l’Italia, a richiedere un super indennizzo facendo ricorso allo Stato e peggiorando così la situazione dei costi. Non a caso Toninelli ha citato “l’eventualità” di ricorrere alla revoca della concessione, qualora ce ne siano le condizioni e, tra l’altro, come “extrema ratio”. In sostanza non si tratta solo di una questione tecnica ma anche di politica e di immagine, un’immagine dell’Italia che viaggia anche all’estero considerato l’interesse per la vicenda da parte delle maggiori testate di tutto il mondo.
“Attendiamo il lavoro della magistratura nell’accertare eventuali responsabilità” è, in definitiva, l’ultimo post apparso sul blog dei Cinque Stelle, mentre Atlantia ha reso noto che l’annuncio della revoca “è stato effettuato in carenza di qualsiasi previa contestazione specifica alla concessionaria e in assenza di accertamenti circa le effettive cause dell’accaduto”. Per di più nel caso in cui subentrasse una revoca la società proprietaria di Autostrade rivendica, oltre al proprio operato, “il valore residuo della concessione”, una cifra intorno ai 20 miliardi di euro, che nello specifico corrisponderebbe ad un “importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione (…) sino alla scadenza della concessione, al netto dei relativi costi, oneri, investimenti e imposte prevedibili nel medesimo periodo”. La concessione di Autostrade per l’Italia terminerebbe nel 2042 e nell’ultimo anno gli utili della società hanno raggiunto quota 968 milioni di euro. Accogliendo inoltre la richiesta del sottosegretario leghista alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, Atlantia assicura che “le ambulanze non pagheranno più il pedaggio sulla propria rete”.
“Se Autostrade per l’Italia metterà in breve tempo a disposizione risorse per gli sfollati, per i familiari delle vittime e ricostruirà il ponte Morandi senza aspettare le indagini, noi decideremo se rescindere o meno il contratto di concessione”, ha sintetizzato Rixi, mentre il ministero delle Infrastrutture ha avviato un’istruttoria su Autostrade per l’Italia chiedendo alla società che gestisce i tratti autostradali di far pervenire, entro 15 giorni, “una dettagliata relazione” che comprenda “gli adempimenti posti in essere per assicurare la funzionalità del ponte Morandi”.
Nello specifico, per quanto riguarda i progetti di adeguamento e di manutenzione l’ultimo accordo con Autostrade per l’Italia, che risale al 12 ottobre del 2007, preve una responsabilità condivisa tra il ministero delle Infrastrutture e la società concessionaria. “Il concedente (ossia il ministero delle Infrastrutture, ndr) vigila affinché i lavori di adeguamento delle autostrade siano eseguiti a perfetta regola d’arte a norma dei progetti approvati, senza che per il fatto di tale vigilanza resti diminuita la responsabilità del concessionario (cioè della società che gestisce l’autostrada) in ordine all’esecuzione dei lavori”. In aggiunta “il concedente vigila anche sui lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e sui ripristini”. Qualora il ministero “constati che i lavori sono eseguiti in difformità da quanto stabilito” rileva e comunica gli “adempimenti necessari”. Per di più “visita e assiste ai lavori, può eseguire prove, esperimenti, misurazioni, saggi e quanto altro necessario per accertare il buon andamento dei lavori stessi”.
La normativa prevede infine delle sanzioni in “caso di violazione, di inosservanza o di omissione anche parziale” degli obblighi di legge e di quelli previsti dal medesimo atto di concessione. La penale massima è pari a 150 milioni di euro “salvo che il caso costituisca reato”, per cui la sanzione potrebbe superare la cifra suddetta. In ogni caso una sentenza definitiva deve accertare la responsabilità della società concessionaria.
In definitiva, la società concessionaria, che incassa l’utile dei pedaggi, ha l’obbligo di curare la manutenzione e di mettere in atto opportuni investimenti mirando al “mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse”.
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