Roberto Vecchioni a FestAmbiente

Una giornata alla trentesima edizione di FestAmbiente, in quel di Alberese (Grosseto), per ascoltare ancora una volta le parole di un vecchio cantante che dai primi anni Settanta accompagnano la tua vita. Roberto Vecchioni, propagandista di cultura, insegnante di latino e greco in pensione – ma attivo come pochi! – una nostra intelligenza conclamata capace di vincere Festival di Sanremo, Festivalbar, Premio Tenco e contemporaneamente essere candidata al Nobel per la letteratura.

E la giornata scorre via leggera con Fabio Canessa nei panni del presentatore, chiamato a intervistare, mettendo a nudo il professor Vecchioni e tutte le analogie con Bianciardi, un intellettuale capace di inventarsi la Vita agra ma anche di scrivere di erotismo su Playboy e di calcio sul Guerin Sportivo. Cultura alta e cultura bassa, come da sempre proclama Vecchioni, perché importante è che la cultura sia una cosa viva e che i giovani stiano bene con la cultura. Scopriamo che da giovane Vecchioni frequentava il Derby – locale storico di Milano – dove conobbe Bianciardi (lui lo chiamava Giovinetti!), Jannacci, Gaber, persino il grande Montale (un poeta vero, come gli disse suo padre, uno che vedeva le cose che gli altri non vedevano). Il professore confessa la sua grande passione per la lettura, snocciola persino una classifica di autori preferiti che non ti aspetteresti, dove Petrarca è al primo posto – come cantore delle donne e dell’amore – mentre Dante solo undicesimo e Shakespeare dodicesimo.

Non sono gusti letterari consueti quelli di Vecchioni, che ama i narratori russi (Dostoevsky e Tolstoi) ma non dimentica Zola e gli italiani Volponi (che vinse lo Strega quando era davvero il Premio Strega, aggiunge Canessa) e Pasolini, per tacer di Bianciardi e Cassola. Vecchioni lamenta l’incapacità della scuola di insegnare ai ragazzi l’amore per la cultura, partendo da libri errati come consigli di letture estive. Non se ne può più de La coscienza di Zeno! Afferma Canessa. Il professore condivide. A noi fa un piacere immenso, ché lo diciamo dal 1988, quando commissari d’esame a Borgomanero sentivamo quei poveri ragazzi costretti a recitare la storiella dell’ultima sigaretta. Si starebbe ore a sentirlo parlare, ché dai suoi consigli forse verrebbero fuori i libri giusti per capire la vita, non tanto per noi, quanto per i nostri figli, davvero privi di guida e di indicazioni importanti.

Non solo letteratura, comunque, ché Vecchioni è venuto per cantare le donne, l’amore, la seduzione, i tempi che cambiano a ritmo di connessioni impazzite e google come sostitutivo di cultura. Il concerto (Non è un concerto, sono solo canzonette, afferma, ma noi lo sappiamo che non è vero!) comincia con Stranamore e finisce con i bis programmati di Luci a San Siro e Samarcanda. In mezzo c’è tutto il suo amore per le donne, soprattutto quelle non più giovanissime, le donne che hanno vissuto e che portano sulle loro spalle il peso dei tempi che cambiano; ci sono le parole dei poeti (Rimbaud, Leopardi, Pessoa) che le hanno cantate e rese immortali. Piccola lezione di letteratura in musica sul pessimismo cosmico di Leopardi che diventa ottimismo ne La ginestra e ne Il tramonto della luna, quando per la prima volta il poeta di Recanati fa spuntare il sole tra le sue rime.

Il concerto di Vecchioni non è musica leggera ma è un’occasione per riflettere sul senso della vita e sul ruolo della cultura come compagna della nostra esistenza. Molte parole (mai inutili!) e tanta musica, soprattutto il consiglio dato ai giovani di essere liberi e di non seguire stupide mode che portano solo a un appiattimento culturale. Quando cala il sipario ti restano dentro molti dubbi e poche certezze, come capita ogni volta che incontri un poeta.

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