Per un pugno di dollari (Film, 1964)
Benemerita Rai Tre che d’estate s’inventa i cicli d’essai che coniugano cinema popolare e cultura, rispolverando un capolavoro western come Per un pugno di dollari, primo titolo della trilogia spaghetti che prosegue con Per qualche dollaro in più e si conclude con Il buono, il brutto e il cattivo. In mezzo, di tutto e di più, tra parodie alla Franco & Ciccio e imitazioni, passando per western comico e violento, inventando nomi nordamericani sempre più assurdi per tecnici, operatori e attori, girando sequenze mirabolanti tra Spagna (Almeria), Sardegna, Abruzzo e persino campagne romane.
Il western italiano ha una storia lunga e importante che adesso è possibile conoscere e apprezzare grazie a molti appassionati dotati di spirito critico e di buona volontà, solo per il fatto di andarsi a rivedere pellicole spesso modeste e ripetitive. Tra tutti i libri che trattano l’argomento, il migliore è senz’altro Spaghetti Western di Matteo Mancini (Il Foglio, 2012 – 2014 – 2016), opera monumentale che conta ben 1.264 pagine ed è ancora in evoluzione, in attesa del conclusivo quarto volume. Nel 1964, invece, Sergio Leone doveva nascondersi sotto il nomignolo di Bob Robertson per sceneggiare un western insieme a Duccio Tessari, Fernando Di Leo, Tonino Valerii e portarlo sul grande schermo con il beneplacito dei produttori.
Inutile raccontare la trama di Per un pugno di dollari, universalmente nota, al punto che scorrono le scene e si attendono le battute più classiche (Quando un uomo con il fucile incontra un uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è un uomo morto… Al cuore, Ramon! Al cuore!), addirittura chiudiamo gli occhi e assaporiamo la stupenda colonna sonora di Morricone, pur con il rischio di perdere la fotografia di Massimo Dallamano e l’interpretazione di uno straordinario Clint Eastwood. Ormai lo sappiamo che Per un pugno di dollari non è il primo western italiano, di sicuro è il primo a riportare un discreto successo di pubblico e a mettere insieme un mix di fortunate combinazioni che ne fanno un’opera indimenticabile. Fortunate perché sia Eastwood che Morricone, al tempo, non erano certo nomi di fama internazionale, ma qui danno il meglio di loro stessi e dimostrano di avere le carte in regola per lasciare cinematograficamente il segno. Per tacere di Gian Maria Volonté, straordinario cattivo nei panni di Ramon, così come la sceneggiatura ricorda le caratteristiche epiche della tragedia greca e ancora oggi – a cinquantaquattro anni di distanza! – risulta modernissima e ricca di suspense.
Un film ricco di dialoghi straordinari, addirittura memorabili, girato con uno stile originale, fatto di primi piani e di particolari ma anche di campi lunghi e panoramiche che scoprono paesaggi spagnoli di suggestiva bellezza. Colonna sonora dirompente e insolita, indimenticabile, narrazione intensa e spesso sopra le righe, condita da eccessi di violenza che faranno scuola. Sergio Leone porta il cinema western in Italia e consolida una moda che per alcuni anni accompagnerà il pubblico delle sale di terza visione, tra Sartana, Django e Provvidenza, passando per il western rivoluzionario di Sollima – il Cuchillo di Tomas Milian – per finire con il cinema comico di Barboni con Bud Spencer e Terence Hill. Un’epoca storica del nostro cinema popolare che non può tornare ma che Rai Tre fa bene a ricordare.
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Regia: Sergio Leone. Soggetto: Sergio Leone, Duccio Tessari. Sceneggiatura: Sergio Leone, Duccio Tessari, Fernando Di Leo, Tonino Valerii. Fotografia. Massimo Dallamano. Musiche. Ennio Morricone. Durata: 100’. Interpreti: Clint Eastwood, Gian Maria Volonté, José Calvo, Marianne Koch, Sieghardt Rupp, Margarita Lozano, Antonio Prieto, Josef Egger, Bruno Carotenuto, Mario Brega, Alfredo Sanchez Brell, Benito Stefanelli, Raf Baldassarre.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]