Italia delle Regioni

Centri per l’impiego. “La necessità di un effettivo rilancio dei servizi pubblici per l’impiego, accanto ad una modalità di proficua e corretta integrazione con gli operatori privati accreditati, è ancora una questione di grande attualità e di drammatica urgenza, in un mercato del lavoro con persistenti criticità occupazionali ed emergenti vulnerabilità sociali ed in cui ancora troppo bassa appare la quota di persone che viene intercettata dai servizi pubblici”, questo il punto di partenza dell’analisi di Cristina Grieco, coordinatrice della commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nel corso di un’audizione che si è tenuta in Senato prima della chiusura estiva dei lavori.

All’incontro con i Senatori della Commissione Lavoro di Palazzo Madama hanno partecipato anche Virginia Mura (Assessore della Regione Sardegna), Claudio Di Berardino (Assessore della Regione Lazio), Melania Rizzoli(Assessore della Regione Lombardia), Maria Ippolito (Assessore della Regione Sicilia).

“Dal 1° luglio – ha ricordato la coordinatrice della commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni – tutti gli operatori dei CPI sono entrati a pieno titolo nei ranghi del personale delle Regioni, ovvero sono stati trasferiti e/o assegnati presso i relativi enti strumentali deputati alla gestione dei servizi per l’impiego. Naturalmente il processo di regionalizzazione si è sviluppato con caratteristiche proprie in ciascuna realtà regionale. Dai monitoraggi realizzati dagli uffici tecnici per la commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni, emerge il dato significativo della presenza sul territorio di Agenzie regionali per il Lavoro, attive oggi in 12 realtà regionali, seppur con diversa conformazione e compiti.

Stato e Regioni hanno lavorato assieme anche alla definizione di un corpus di regole e di strumenti (una sorta di “cassetta degli attrezzi”), per il funzionamento dei Centri per l’impiego ed il 21 dicembre 2017 la Conferenza Stato–Regioni ha raggiunto l’intesa su due importanti decreti ministeriali, riguardanti, rispettivamente gli indirizzi in materia di politica attiva del lavoro e la specificazione dei LEP dei servizi per il lavoro (DM n. 4/2018, ex articolo 2 del D. Lgs. 150/2015) e la definizione dei criteri comuni in materia del sistema di accreditamento dei servizi per il lavoro. Ai fini dell’identificazione dei LEP, sono state codificate e declinate le prestazioni che i Centri dovranno assicurare alle persone disoccupate ed alle imprese/datori di lavoro, considerati parte attiva del ragionamento e del cambiamento di rotta nell’erogazione dei servizi: 15 prestazioni rivolte ai lavoratori/persone in cerca di lavoro e 4 prestazioni rivolte alle imprese. Si tratta, nei fatti, di compiti rilevanti, che i Cpi sono tenuti ad adempiere nei confronti dei destinatari dei servizi.

Ma al fine di garantire l’esigibilità delle prestazioni dei servizi ai cittadini, occorre affrontare il tema del finanziamento stabile dei LEP, con risorse nazionali a carattere ordinario, superando la dimensione transitoria e operando un rafforzamento del sistema a carattere strutturale, anche in considerazione dei vincoli tecnici di utilizzo e della natura addizionale/integrativa delle risorse europee.

Inoltre, il ragionamento sull’implementazione dei LEP non può essere disgiunto dalla disponibilità effettiva di adeguate infrastrutture di servizio – in primis i sistemi informativi.

Un elemento imprescindibile di rilevanza attiene alla necessità di rafforzare i Centri considerando il forte sottodimensionamento degli organici dei Centri per l’impiego nel nostro Paese, nel confronto con le altre nazioni europee: rapporto tra singolo addetto e rispettivo bacino di utenza in Italia arriva alla proporzione di 1 operatore/380 utenti (persone in cerca di lavoro).

Lo sviluppo di entrambe le leve – risorse umane e risorse finanziarie – appare, dunque, quanto mai necessario per poter proseguire un lavoro serio di confronto e di riforma dei CPI. Un primo passo in questo senso è stato compiuto dal Piano di Rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro che prevede l’immissione nel sistema di mille e seicento nuove risorse nel bacino degli operatori dei Centri per l’impiego, da impiegare però con contratti di lavoro a termine (la copertura delle risorse è pari a 36 mesi).

Con la recente “regionalizzazione” del personale dei CPI, le Regioni hanno raccolto una grande scommessa: credere con fermezza nel ruolo dei servizi pubblici, in complementarietà virtuosa con quelli privati accreditati, e ribadire con decisione la volontà dei territori di investire su una rete moderna e integrata di CPI, quale diritto primario di cittadinanza da garantire alle persone. Come già manifestato nei confronti interistituzionali aperti sul tema, l’obiettivo condiviso è quello di portare questi indispensabili servizi pubblici a livelli di efficienza, almeno paragonabili a quelli dei principali partner europei.

Per far ciò – ha proseguito Grieco – occorre concentrare l’impegno su diversi fattori e fronti complementari. Un lavoro che può articolarsi in 9 punti che dovranno vedere l’impegno congiunto del Governo delle Regioni e del parlamento. 1) incremento delle risorse professionali. In particolare, si ritiene che le risorse umane dei CPI debbano essere almeno raddoppiate rispetto alla loro attuale dotazione organica, assunte fin da subito con contratti a tempo indeterminato, per non creare un ulteriore contingente di personale precario, adibito a offrire servizi per un mercato del lavoro che si vuole rendere meno occasionale e incerto; 2) incremento e una stabilità delle risorse finanziarie destinate ai servizi per l’impiego; 3) significativo programma di formazione e motivazione degli operatori; 4) realizzazione a livello nazionale di un piano straordinario di ammodernamento delle strutture e degli strumenti, con particolare riferimento a quelli informatici; 5) previsione di canali stabili per il sostegno degli oneri ordinari di funzionamento dei CPI (tra cui, ad esempio, le spese per gli immobili, le sedi, le dotazioni tecniche e informatiche, le utenze); 6) rinnovamento organizzativo, adottando approcci e modelli gestionali orientati al service management e alla cultura della qualità del servizio; 7) potenziamento del rapporto con le imprese e con gli altri attori del mercato del lavoro; 8) sviluppo dell’utilizzo di ICT e delle nuove tecnologie e, in questo ambito, l’implementazione del Sistema Informativo Unitario (SIU) e l’amministrazione centrale, d’altra parte, è chiamata ad investire in modo più consistente sull’interoperabilità e i sistemi di cooperazione applicativa, evitando l’implementazione a livello centrale di nuovi servizi; 9) implementazione sostenibile e progressiva dei LEP, sul modello di quelli che avviene nel settore della sanità con riferimento ai Lea (livelli essenziale di assistenza).

La premessa di questa agenda – ha concluso Grieco – è comunque il riconoscimento dell’importanza primaria dei servizi per l’impiego, che costituiscono l’infrastruttura primaria del mercato del lavoro e svolgono, da sempre, fondamentali compiti di rilievo sociale per l’integrazione attiva delle persone.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Jeremy Rifkin e il sogno europeo

successivo

Il fondatore dei New Trolls a Piombino

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *