Cina, meno dazi su 1.500 prodotti importati

La guerra sui dazi scatenata da Donald Trump in totale spregio del WTO non porta solo problemi e danni, per una strana legge di concorrenza e rivalsa, la Cina segue una strada inversa. Nella riunione esecutiva del 30 maggio 2018, presieduta dal Premier cinese Li Keqiang, il Consiglio di Stato ha deciso una drastica riduzione dei dazi sull’importazione dalla UE, arrivando in alcuni casi a dimezzarli.

Sono ben 1.500 i prodotti importati per il consumo su cui Pechino ha diminuito i dazi, con punte fino al 60%. Abbigliamento, calzature, utensili da cucina ed attrezzature per il fitness, si trova di tutto nel paniere esportato dall’Europa verso la Cina su cui le barriere tariffarie sono state alleggerite in maniera consistente. Se su grandi elettrodomestici bianchi si versava un tributo tra il 10% ed il 30%, questo è stato ridotto all’8%; arrivando al 3% per i prodotti dedicati all’igiene personale.  Su 27 prodotti farmaceutici quali penicillina ed insulina, i dazi sono stati semplicemente azzerati, in merito al lucroso mercato automobilistico, la riduzione ha portato il tetto dal 25% al 15%, aliquota che scende al 6% per la componentistica. Restano molti passi da fare riguardo l’armonizzazione delle normative legate a licenze ed omologazioni nel caso della farmaceutica. Resta in vigore anche la consumption tax per quanto concerne il mercato automobilistico, un gravame che varia a seconda della cilindrata.

Focalizzandosi sullo specifico mercato italiano l’abbassamento dei dazi interessa 132 codici di abbigliamento e 167 per quelli diversi dalla maglia. Il trend delle esportazioni verso la Cina è già positivo, essendo aumentato da 557 a 620 milioni; più che raddoppiato nel campo alimentare nei prodotti di carne e pesce. Per le su-richiamate voci, vediamo come Technogym sia leader del mercato cinese con un aumento della propria penetrazione del 30%. Se il mercato cosmetico è in aumento, ma modesto in termini assoluti, nel farmaceutico si è passati da un export 2016 di 533 milioni ai 543 milioni del 2017. Particolare il mercato automobilistico, passato dagli 1,1 miliardi del 2016 agli 1,8 miliardi del 2017; ma la componentistica italiana viene montata su molte automobili tedesche in seguito esportate in Cina, difficile quindi quantificare il totale.

Con questa mossa è presumibile che Pechino si prefigga due obiettivi, incrementare i consumi interni soprattutto nel segmento lusso, e dare un segnale agli Stati Uniti di Trump. A tal uopo è doveroso precisare che il contemporaneo aumento dei dazi sulle importazioni statunitensi in reazione alla guerra scatenata da The Donald, potrebbe colpire case come BMW e Daimler che producono negli USA per poi esportare in Cina. Dal 2 aprile scorso Pechino ha risposto alle mosse di Washington aumentando i dazi del 15-25% su 128 prodotti statunitensi, facendo comprendere bene che non rimarrà a guardare le mosse di Trump senza reagire. Se una guerra commerciale non porta benefici a nessuna delle parti in causa, sul breve l’Unione Europea può avvantaggiarsi di questa riduzione alle sue esportazioni e tentare di inserirsi ancora maggiormente sul mercato cinese approfittando delle tensioni cino-americane.

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