Cronache dai Palazzi

In vista dell’autunno e del rientro dalle vacanze torna al centro dell’attenzione la manovra finanziaria per il 2019, in cui si distingueranno pensioni e reddito di cittadinanza, ma anche grandi opere, flat tax o meglio dual tax (dato che le aliquote dovrebbero essere due, 15% e 20%) e infine contrasto all’immigrazione irregolare. Entro il 27 settembre il governo dovrà presentare all’Europa la Nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza).

Resta il vincolo europeo, il 3% del prodotto interno lordo, per quanto riguarda il deficit di bilancio ma “siamo fiduciosi che quando i mercati vedranno la Nota si tranquillizzeranno e lo spread potrà ridursi”, hanno dichiarato fonti del ministero del Tesoro auspicando un deficit che non superi la soglia del 3%. Molto probabilmente non si potrà rispettare il percorso di riduzione prefigurato ad aprile, ossia dal 130,8% del Pil nel 2018 al 128% nel 2019, ma la discesa comunque ci sarà, anche se sarà più lenta.

Il governo è impegnato nella ricerca di risorse per il reddito di cittadinanza e per la pensione di cittadinanza – ossia l’assegno di 780 euro per coloro che non hanno altri redditi – benefici che dovrebbero essere concessi già nel 2019. Per mettere in pratica tutte le suddette misure la legge di Bilancio potrebbe però non essere sufficiente, tantoché potrebbe entrare in campo una apposita legge delega, tra l’altro risparmiando tempo e garantendo al Movimento Cinque Stelle l’approvazione delle misure tanto perseguite, prima delle elezioni europee di maggio.

La riforma della legge Fornero è attesa anche in Europa e il taglio delle pensioni oltre i 4 mila euro continua ad essere un punto fermo soprattutto per i pentastellati, mentre i leghisti vorrebbero innalzare da 4 a 5 mila la soglia oltre la quale applicare i tagli. Il vicepremier Luigi Di Maio ha a sua volta rilanciato il taglio delle cosiddette “pensioni d’oro”, cavallo di battaglia dei grillini. “C’è una proposta di legge depositata alla Camera firmata dai capigruppo dei 5 Stelle e della Lega e si va avanti fino alla fine”, ha affermato Di Maio anche riferendosi alla proposta dei leghisti di innalzare il tetto da 4 a 5 mila euro. La Lega sembra però intenzionata a ricucire lo strappo con gli alleati di governo tantoché il presidente della commissione Bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi, è intervenuto per confermare l’appoggio del Carroccio al disegno di legge D’Uva-Molinari che prevede un taglio delle pensioni superiori a 80 mila euro lordi l’anno; un taglio che risulterebbe tanto maggiore quanto minore è l’età in cui si è lasciato il mondo del lavoro. Si tratterebbe di un provvedimento che potrebbe comportare un taglio dell’assegno fino al 20-25%.

Il programma dell’esecutivo, inoltre, prevede di consentire ai lavoratori di andare in pensione con “quota 100” raggiunta sommando età anagrafica e anni di contributi versati. L’età minima di accesso dovrebbe essere 64 anni e, secondo le ultime stime, per poter mettere in pratica la riforma  servirebbero delle risorse tra 3 e 8 miliardi di euro l’anno. Per il reddito di cittadinanza occorrerebbero invece circa 15 miliardi, più altri due per il rafforzamento dei centri per l’impiego per i quali si ricorrerebbe eventualmente anche ai Fondi europei.

Come recuperare le risorse rappresenta l’operazione più faticosa. Per “quota 100” alcuni fondi verrebbero recuperati anche con la cessazione dell’Ape sociale mentre per il reddito di cittadinanza potrebbe essere attuata una maxi revisione delle cosiddette prestazioni assistenziali tra cui assegno sociale, invalidità e Reddito di inclusione. Si attingerebbe infine anche dalla NASpI, che è invece la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, una indennità mensile di disoccupazione, istituita dall’articolo 1 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, che prende il posto delle precedenti prestazioni di disoccupazione ASpl e MiniASpl. La ASpl viene erogata qualora richiesta dall’interessato per lavoratori licenziati dal 1° Maggio 2015.

Il cammino verso il pareggio di bilancio molto probabilmente non verrà rispettato nella Nota del 27 settembre ma il governo italiano auspica un confronto con la Commissione europea per valutare la capacità di rating del Bel Paese, auspicando di calmare il nervosismo dei mercati.

Non c’è intesa con l’Europa nemmeno sul fronte dell’immigrazione.”Mi sento delusa, ho visto che l’Europa non c’è”, ha dichiarato la ministra della difesa italiana Elisabetta Trenta a ridosso del vertice informale di Vienna al quale hanno partecipato i responsabili di esteri e difesa dei 27 Paesi membri. In Austria l’Italia ha presentato una proposta specifica per “rivedere le regole di Sophia”, la missione Ue finalizzata a contrastare l’immigrazione clandestina nelle acque tra la Libia e l’Italia. “Non è più possibile che l’Italia sia l’unico porto di sbarco”, ha invece affermato l’Alta rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, per cui “si deve creare un meccanismo di coordinamento per la scelta delle destinazioni”. Anche il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi sembra essere dello stesso avviso: “Dobbiamo ridistribuire queste persone in modo da migliorare le condizioni dell’accoglienza e prima che siano esaminate le loro richieste di asilo”.

Per l’Italia, che dal 2014 si è fatta carico di oltre 44 mila vite umane sbarcate sulle coste del nostro Paese, sarebbe opportuno rivedere e limitare le conseguenze del trattato di Dublino che affida l’asilo al Paese di ingresso. Tra i ministri dei diversi Paesi Ue sono state diverse le dimostrazioni di comprensione, come da parte della ministra della Difesa francese Florence Parly che si è intrattenuta in una bilaterale con la ministra Trenta. Anche la collega tedesca Ursula von der Leyen ha condiviso le richieste dell’Italia affidando però le decisioni finali ai capi di Stato e di governo, e auspicando che l’Italia si attenga al rispetto delle regole attuali fino alla scadenza della missione a fine anno. I tedeschi hanno comunque bocciato la proposta del nostro ministro degli Esteri Moavero di ampliare la missione Sophia, ufficialmente denominata European Union Naval Force Méditerranean. La Eunavfor Med, l’acronimo con il quale è conosciuta la suddetta missione, è un’operazione militare lanciata dall’Unione europea a ridosso dei naufragi dell’aprile 2015, guidata dall’ammiraglio italiano Enrico Credendino. “Sophia” è invece il nome di una bimba somala nata a bordo di una nave della missione, simbolo di vita e di speranza per cui, di conseguenza, l’operazione è stata rinominata “missione Sophia”.

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