Attualizzare “Le rane” di Aristofane

Ficarra e Picone sono due attori straordinari e confermano tutte le loro potenzialità espressive alle prese con un testo di Aristofane – per niente facile – presentato in forma modernizzata al Teatro Greco di Siracusa e trasmesso in prima serata da Rai Uno. Consigliamo di recuperare la commedia su Raiplay, perché è attuale come non mai visto il tema politico che unisce passato e presente in un legame universale.

A tratti – sarà l’effetto Sicilia o la troppa nostalgia – mi è parso di rivedere Franco Franchi e Ciccio Ingrassia alle prese con i loro ultimi lavori, soprattutto quel Kaos dei fratelli Taviani con lo strabiliante episodio pirandelliano de La giara.

Aristofane è la commedia greca e la farsa, colui che lancia sberleffi al potere e ai suoi colleghi poeti tragici, che immagina di spedire il pavido Dioniso (Ficarra) e il suo non meno pauroso servo (Picone) agli Inferi per riportare in vita un autore del passato. Strabiliante la disfida tra Euripide (il nuovo ma ermetico) ed Eschilo (il classico ma ridondante), a colpi di poesia e di reciproche accuse, con la scelta da parte del dio Dioniso di far rivivere quest’ultimo, ritenuto più utile per rimettere in sesto un’Atene così poco coraggiosa e travagliata da una crisi politica senza precedenti.

Commedia non così facile, conoscere un poco di letteratura greca e aver frequentato il liceo classico aiuta, ma non è indispensabile perché il testo è moderno e frizzante. Oltre tutto nonostante i 2500 anni trascorsi non è che i problemi siano tanto diversi: corruzione del potere,  inettitudine, politica che si fa soltanto per interesse personale, intrallazzi e tradimenti. Aristofane parla di Atene ma il regista e i due comici sembrano far riferimento senza mezzi termini ai problemi della nostra povera Italia. E ci accorgiamo una volta di più di come la nostra commedia – persino la vituperata commedia sexy e la farsa scorreggiona – abbia antecedenti illustri come il greco Aristofane e il latino Plauto, ma non lo dite agli intellettuali che storcono la bocca quando in televisione passa un film con Renzo Montagnani o con Lino Banfi.

Grande prosa che torna sulla Rai, che finalmente fa cultura come ai tempi in cui produceva fiction e sceneggiati di grande livello (firmati Avati, Majano o D’Anza), ma anche sulla falsariga delle letture dantesche di Benigni, delle grandi interpretazioni di Eduardo De Filippo e delle recenti commedie che vedevano protagonisti Ranieri e Melato. Regia di Giorgio Barberio Corsetti, riprese televisive di Duccio Forzano. Da vedere assolutamente. Per fortuna il pubblico è molto più intelligente di quanto certi produttori credano, perché – nonostante la serata estiva – quasi due milioni di italiani non hanno disertato l’appuntamento. E scusate se è poco.

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