Nessuno si salva da solo (Film, 2015)
Sergio Castellitto continua a girare soggetti scritti dalla moglie (Margaret Mazzantini), tratti da romanzi di successo, cose come Non ti muovere, Venuta al mondo, Fortunata, che contraddicono non poco l’originalità espressa in opere precedenti – Libero burro e La bellezza del somaro – portando il regista su strade consuete percorse da cinema e letteratura italiana contemporanea.
In breve la storia, che narra un amore contrastato, le vicende d’una coppia immatura, tra le tante al giorno d’oggi, divisa tra egoismo e passione. Gaetano (Scamarcio) e Delia (Trinca) si ritrovano da separati al tavolo di un ristorante per decidere sulle vacanze dei loro due figli, ma l’incontro è soltanto una scusa per ripercorrere una controversa storia d’amore. Mazzantini e Castellitto non si fanno mancare niente: conflitti generazionali tra figlia e madre che compensano i litigi tra figlio e padre, problemi con i figli che nascono e cambiano la vita, un protagonista scrittore che vorrebbe vivere d’arte ma finisce per lavorare a fiction televisive, aborto volontario del terzo figlio, nevrosi reciproche, anoressia, eccessi di preoccupazioni materne, disattenzioni paterne, tradimenti realizzati e voglie represse. Un bel minestrone da telenovela, a pensarci bene, telenovela colta, perché tutta questa roba l’ha scritta Margaret Mazzantini, quindi si merita persino i contributi ministeriali riservati ai film d’interesse artistico. La cena prosegue tra ricordi, litigi (un gelato scagliato in faccia dalla donna all’uomo!) e momenti di vita contemporanea, mentre nel tavolo accanto un’anziana coppia ancora innamorata (Vecchioni-Molina) festeggia e infine condivide una coppa di champagne con i più giovani. Si scopre che il vecchio è malato di cancro e chiede ai ragazzi di pregare per lui, spiegando che nessuno si salva da solo. Un inno alla vita tutta la parte finale, un inno all’amore che deve superare barriere e tempeste, proprio perché per salvarci dobbiamo condividere sentimenti. Ultime sequenze surreali con Gaetano che si allontana, Delia osserva dalla finestra della casa materna dove vive con i figli. Un sorriso reciproco fa capire che forse l’amore non è finito, probabilmente resta il tempo per provarci ancora, per tentare di salvarsi la vita.
Nessuno si salva da solo è il meno inutile dei soggetti firmati Mazzantini; diciamo che ci sono alcuni buoni motivi per vedere il film, primo tra tutti l’eccellente fotografia di Corticelli (cupa e notturna, a tratti gelida e fredda) e le musiche intense di Annecchino. Le scelte di regia di Castellitto non sempre sono condivisibili, soprattutto quando per esprimere concitazione durante una conversazione tra amici sembra un dilettante che impugna per la prima volta la macchina da presa. Tutto voluto, chiaro, anche perché subito dopo sfoggia un paio di piani sequenza e alcuni carrelli che lasciano incantati da un punto di vista tecnico. Resta il fatto che non ne condividiamo l’utilità.
La sceneggiatura a tratti non è credibile, vedi la sequenza del ritardo paterno che finisce per non portare i figli al mare senza avvisare; la storia risulta addirittura imbarazzante in alcune scene erotiche (interrotte da una telefonata!), nelle parti legate al tradimento di lui, nel dialogo al ristorante tra eccessi di litigi e di nevrosi, in certi dialoghi allucinati tra moglie e marito davanti a genitori e figli. Soggetto non facile da portare sullo schermo, certo; la domanda che mi faccio è sull’utilità di farlo, se la trasposizione cinematografica di Nessuno si salva da solo risponda davvero a un’esigenza culturale.
Bravi gli attori – se non lo fossero il film naufragherebbe completamente – da uno Scamarcio sempre più maturo e credibile a una Trinca perfetta nei panni della nevrotica ossessiva; non sono da meno i personaggi di contorno: Galiena come madre non certo esemplare e i sorprendenti Vecchioni (sembra recitare un personaggio estrapolato da una sua canzone) e Molina. Nessuno si salva da solo è consigliabile soltanto se amate le storie e le situazioni eccessive, tanto care a Margaret Mazzantini, ma resta comunque un film interessante, che si lascia vedere e che – paragonato al niente che spesso aleggia sul cinema italiano – almeno tenta di affrontare i problemi. Da vedere, anche su RaiPlay.
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Regia: Sergio Castellitto. Soggetto: Margaret Mazzantini (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Margaret Mazzantini. Fotografia: Gianfilippo Corticelli. Montaggio: Chiara Vullo. Musiche: Arturo Annecchino. Scenografia: Luca Merlini. Costumi: Patrizia Chierconi. Produttori: Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Mario Gianani, Lorenzo Mieli. Case di Produzione: Indiana Production, Wildside, Alien Produzioni, Rai Cinema, Mibact (contributo). Distribuzione: Universal Pictures Italia. Durata: 100’. Genere: Drammatico. Interpreti: Riccardo Scamarcio (Gaetano), Jasmine Trinca (Delia), Roberto Vecchioni (Vito), Angela Molina (Lea), Anna Galiena (Viola), Elena Miglio (Serena), Marina Rocco (Matilde), Massimo Bonetti (Luigi), Massimo Ciavarro (Fulvio), Renato Marchetti (Giancarlo), Valentina Cenni (Micol), Isabelle Barciulli (cameriera).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]