Cronache dai Palazzi

Sono chiari i numeri della manovra che il governo ha inviato al Parlamento. M5S e Lega sembra si siano divisi, in qualche modo, la torta. Nel frattempo il presidente Mattarella ha firmato il ddl Salvini su sicurezza e immigrazione, sottoscrivendo i 40 articoli del provvedimento che ha suscitato non pochi dubbi di legittimità costituzionale.

Il presidente della Repubblica ha comunque ricordato, a chi dovrà applicare la legge, gli obblighi che i trattatati internazionali impongono. L’articolo 10 della nostra Costituzione, non a caso, sottolinea che l’Italia accoglie “lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche”, tutto ciò nel perimetro della legge.

“Mattarella ha richiamato l’articolo 10 della Costituzione, io li voglio rispettare tutti gli articoli. Prima gli italiani, però…” è stata la replica in diretta sociale del vicepremier Matteo Salvini. In questo contesto Palazzo Chigi ha ribadito che il decreto Salvini è stato scritto nel rispetto della Costituzione, dei trattati e delle convenzioni internazionali, e della Carta europea dei diritti dell’uomo. Nel nostro Paese non è ammessa  inoltre l’estradizione per reati politici.

Nello studio alla Vetrata Sergio Mattarella ha chiarito con il ministro dell’Interno i punti più delicati del decreto legge che porta il suo nome, a partire dalla sospensione della protezione umanitaria per chi commette reati senza condanna definitiva. Contestata dai medici anche la norma che prevede l’allontanamento dai presidi sanitari di eventuali disturbatori e aggressori. In questo contesto il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha sottolineato che il diritto alle cure è uguale per tutti. Il testo del provvedimento dovrà ora essere esaminato dalle Camere per essere convertito in legge entro 60 giorni. Il ministro Matteo Salvini ha a sua volta definito il testo “non blindato”, consapevole della necessità di opportune modifiche, eventuali, per far fronte al rischio di incostituzionalità.

Sotto osservazione ad esempio l’articolo 14 del decreto Salvini, che mette in discussione il diritto di cittadinanza, costituzionalmente garantito. La norma presente nel decreto prevede infatti che la cittadinanza venga revocata “in caso di condanna definitiva per i reati di terrorismo entro tre anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del ministro dell’Interno”. Per quanto riguarda la richiesta di asilo, invece, “quando il richiedente è sottoposto a procedimento penale oppure è stato condannato anche con sentenza definitiva, il questore ne dà tempestiva comunicazione alla commissione territoriale che provvede nell’immediatezza all’audizione dell’interessato e adotta contestuale decisione”.

Il Tesoro avrebbe inoltre fatto il punto sulle coperture, sottolineando che “dall’attuazione delle nuove norme non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, tutto ciò riferendosi, in primo luogo, alla norma del decreto Salvini che sancisce il “raddoppio della durata massima del trattenimento dello straniero nei Centri di permanenza per il rimpatrio da 90 a 180 giorni”.

Il decreto legge su sicurezza e immigrazione rappresenta un banco di prova in vista della manovra finanziaria 2019 del valore di circa 21,5 miliardi, tra i quali 17 per pensioni e “cittadinanza”. Una manovra definita, più volte, “seria, responsabile e coraggiosa” da Palazzo Chigi, ma più prudente di quella prevista una settimana fa. Gli obiettivi di deficit scenderanno progressivamente all’1,8% nel triennio ‘19-’21 invece di restare al 2,4% del Pil. Evitati i rincari dell’Iva che però potrebbero tornare nel 2020.

A proposito di confronto con l’Europa il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, auspica con fiducia “un dialogo costruttivo” con Bruxelles. In definitiva per poter attuare flat tax, reddito di cittadinanza, superare la legge Fornero per le pensioni e, nel contempo, depotenziare il disavanzo – schivando tra l’altro lo scontro con la Commissione europea – sarebbero necessari tra i 15 e i 20 miliardi di nuove coperture da recuperare con nuovi tagli alla spesa  – nei ministeri ad esempio – o con nuove entrate annuali, ancora da individuare.  I pentastellati ipotizzano tra le tante cose una riduzione delle spese militari, e tra le risorse da reperire vi sarebbe anche la cosiddetta ‘pace fiscale’.

“La manovra di bilancio è coraggiosa e responsabile, puntando alla crescita”, ha sottolineato il ministro Tria nella lettera da inviare alla Commissione, la quale “potrà valutare le fondate ragioni della strategia del Governo” fondata su “maggiori risorse per gli investimenti, minore pressione fiscale sulle imprese e i lavoratori autonomi, sulla spinta al ricambio generazionale nel mercato del lavoro e sul sostegno ai soggetti più vulnerabili”. Tra le nuove misure vi è anche l’Ires “verde” per le imprese che rispettano l’ambiente non inquinando, nuove forme di incentivi per le start-up e il riordinamento funzionale di università e istruzione.

La squadra dell’esecutivo ha avanzato una richiesta di deviazione temporanea dall’obiettivo di pareggio di bilancio, che sarà soddisfatto nel momento in cui la crescita risulterà rafforzata.

Nel frattempo è guerra sulle cifre, in particolare a proposito di reddito di cittadinanza per il quale i grillini reclamano 10 miliardi mentre per Matteo Salvini, intervistato da Radio Anch’io, potrebbero essere non più di 8. “In totale ci sono 16 miliardi – ha affermato Salvini – tra reddito di cittadinanza, aumento delle pensioni di invalidità, quoziente familiare, premio alle famiglie numerose, quindi un contributo alla natalità e superamento della legge Fornero. Se la matematica non è un’opinione, ce ne sono 7-8 per la Fornero e 8 per il reddito”. In definitiva dovrebbero essere 9 i miliardi per coprire reddito e pensioni di cittadinanza, un assegno di 780 euro che avrebbe un duplice scopo: primo, sostenere il reddito di chi si trova al di sotto della soglia di povertà relativa; secondo, essere un incentivo a rientrare nel mercato del lavoro accettando però un percorso formativo vincolante e con “l’obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore”. Per quanto riguarda la pensione di cittadinanza, invece, la Nota al Def prevede che andrà a coloro che ricevono una pensione inferiore a 780 euro al mese “e verrà modulata tenendo conto della situazione complessiva dei nuclei familiari, anche con riferimento alla presenza di persone con disabilità o non autosufficienti”. Infine è previsto un altro miliardo per potenziare il servizio dei centri per l’impiego.

Sul fronte pensionistico saranno 300 mila i pensionamenti in più in virtù di “Quota 100”, e verranno spesi circa 7 miliardi affinché ciò avvenga. “Per agevolare il ricambio generazionale e consentire ai giovani di poter avere accesso al mercato del lavoro – è scritto sulla Nota al Def – sarà realizzata la cosiddetta “Quota 100”, come somma dell’età anagrafica (62 anni)) e contributiva (minimo 38 anni), quale requisito” per lasciare il mondo del lavoro. Invariati i termini per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi d’età con 20 anni di contributi) e per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, prescindendo dall’età).

La manovra 2019 prevede anche 2 miliardi per gli sgravi fiscali alle imprese (in pratica la flat tax che nel primo scaglione assorbe anche l’Iva, e uno sgravio Ires sugli utili investiti per creare occupazione o per attuare ammodernamenti agli impianti); 1,5 miliardi  per rimborsi ai risparmiatori vittime di truffe da parte delle banche e 1 miliardo di euro per le circa 10 mila assunzioni nelle forze dell’ordine. In primo piano vi sono gli “investimenti pubblici” con l’obiettivo di incoraggiare e sostenere la crescita, mirando nel contempo ad una riduzione del debito con il fine di registrare effetti visibili sull’economia reale. La sostenibilità, in effetti, risulta essere un fattore fondamentale dell’economia dei prossimi anni.

Il confronto serrato tra le forze di governo proseguirà, molto probabilmente, fino al 20 ottobre quando l’esecutivo approverà la legge di Bilancio e quindi le singole misure della manovra. In definitiva “lavorare per il bene comune e mettere le persone al centro della propria iniziativa: sono le due linee guida che dovrebbero orientare l’azione di ogni governo”. È stato questo uno dei passaggi fondamentali, tra i più significativi, dell’intervento del premier Giuseppe Conte in visita ad Assisi, in occasione della celebrazione per la festa di San Francesco.

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