Fake news, al via il Codice di condotta UE
“Le piattaforme online si impegnano a rispettare un codice di autodisciplina per contrastare informazioni false o fuorvianti – queste le parole con cui la Commissaria Mariya Gabriel si esprime a proposito delle fake news, proseguendo – se non sarà sufficiente arriveranno misure regolatorie”.
E’ del tentativo di arginare il fenomeno delle fake news con un “Codice” di autoregolamentazione, che fa appello al senso di responsabilità e disciplina di ciascuno, soprassedendo, almeno per il momento a un Codice che preveda sanzioni chiare e definite da parte della Commissione Europea e del Parlamento dell’Unione per i vari Paesi membri, il settore dell’informazione e quello dei social media che stiamo parlando.
Con la Comunicazione dello scorso maggio: Comunicazione della Commissione e del Parlamento Europeo al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni “COM (2018) 236 final” – Bruxelles 26/4/2018 – Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo, l’Unione prova a introdurre diverse misure per cercare di circoscrivere il fenomeno e il loro impatto nelle decisioni politiche e sull’opinione pubblica: il Codice di condotta, una rete di verificatori indipendenti, un sostegno contro le interferenze elettorali, una definizione univoca e condivisa di cosa siano le fake news sono solo alcune delle questioni disciplinate dalla Comunicazione della Commissione.
Google, Facebook, EDIMA (Associazione delle Piattaforme) sono stati i primi, fino ad ora, ad aderire al Codice e che si sono impegnati a mettere fine, tra le altre cose, al fenomeno del “ckickbait” spezzare, cioè, il legame tra introiti pubblicitari e siti che diffondono disinformazione, rendere più trasparente la pubblicità elettorale su internet e facilitare l’accesso alle diverse fonti d’informazione, semplificando la segnalazione di notizie false. Sarà poi, reso possibile ai ricercatori, analisti e studiosi di accedere ai dati delle piattaforme in modo da monitorare l’andamento degli episodi di Fake news.
E nel senso della “COM (2018) 236 final” della Commissione che qualche giorno fa al Parlamento Europeo si è approfondita la questione delle fake news, del “controllo dei fatti” e delle strategie più efficaci per contrastare il fenomeno. Nel corso della Conferenza al Parlamento UE sul “Fact Checking”, aperta dal Presidente del Parlamento Tajani, sono state individuate alcune principali aree d’intervento entro cui agire nell’articolazione del Codice di Condotta, definito in via preliminare dalla Comunicazione della Commissione, per ripristinare la salubrità dell’ “ecosistema online”: interrompere l’erogazione dei proventi legati agli introiti derivanti da iniziative pubblicitarie per gli account e le piattaforme responsabili di disinformazione, rendere le iniziative pubblicitarie politiche o collegate ai temi più sensibili per la questione delle fake news più trasparenti e rispondenti a criteri e requisiti definiti chiaramente, risolvere la “questione degli account falsi” e dei “Bot”, fornire agli utenti i “tool” necessari per segnalare gli episodi di “disinformazione” migliorando la fruibilità e l’accesso ai contenuti esatti e accreditati e “costringere” piattaforme e social media a fare chiarezza sul funzionamento degli algoritmi, verifiche, favorendo l’accesso per gli utenti a fonti d’informazione diverse che sostengono punti di vista differenti.
Nella “Comunicazione” della Commissione per la prima volta si fornisce una definizione di cosa sia una “fake news”: “un’informazione rivelatasi falsa, imprecisa o fuorviante, che è stata concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente l’opinione pubblica e che può arrecare un pregiudizio pubblico”.
I primi dati dell’analisi di impatto del Codice di condotta dovrebbero essere disponibili entro quest’autunno e da Bruxelles, fanno sapere, che sarà favorita la costituzione di una “rete europea indipendente di verifica dei fatti”, in modo da stabilire metodi di lavoro comuni, scambiarsi con gli altri Stati UE le migliori best pratices e lavorare per raggiungere la più capillare diffusione possibile di “correzioni fattuali” in tutta l’Unione.
I “verificatori” saranno scelti tra i Paesi UE che fanno parte dell’ “International Fact Checking Network” e rispondenti ai requisiti richiesti dal suo rigido Codice Etico.
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