Il pasticciaccio fiscale

Neppure l’immaginazione più sfrenata può concepire esempi così smaccati di confusione e incompetenza quali quelli che ci vengono forniti quotidianamente.

La vicenda dello “scudo fiscale” è davvero emblematica. Un testo di Decreto viene approvato in Consiglio dei Ministri, a seguito di un accordo politico tra i due partiti della maggioranza. Ma il Vice Premier Di Maio, in una trasmissione in TV, sostiene che il testo inviato al Quirinale non è quello approvato, perché contiene una specie di immunità per i capitali all’estero, anche se frutto di illecito, e accusa una “manina” politica o tecnica di averlo manipolato. Annuncia persino una, improbabile, denuncia alla Procura della Repubblica. Salvini e la Lega reagiscono indignati, come se si fossero sentiti chiamare in causa.

Lasciamo da parte il merito: le norme che Di Maio denuncia sarebbero in effetti scandalose. Ma il metodo è assurdo. Il Vice Presidente del Consiglio ignorava che il Decreto non era stato inviato al Quirinale, perché il Presidente del Consiglio lo aveva fermato. Prima ancora di fare qualsiasi verifica, spara a zero in una trasmissione pubblica. Non avrebbe fatto meglio ad alzare il telefono e chiamare Conte o magari Salvini o Tria e sincerarsi?

E Salvini, di fronte ad una sparata dell’alleato, non avrebbe fatto meglio a esaminare come stavano le cose, invece di ironizzare sulla distrazione del collega di governo nella riunione del CdM?

Conte è il solo che non si è reso ridicolo, ma un po’ la figura del re travicello l’ha fatta. Non cadrà per questo il Governo, è troppo presto, ma in che mani siamo finiti!

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