Cronache dai Palazzi
Da Mosca il premier Giuseppe Conte assicura che “l’Italia è in buona salute, i fondamenti della nostra economia sono solidi”, nonostante la bocciatura di Bruxelles. Anche Tria, nonostante l’allarme lanciato dallo spread in rialzo, ha affermato che “per ora non ci sono motivi per cambiare la manovra”. Una manovra definita dalla maggioranza gialloverde “espansiva” e “corretta”. Per di più, il ministro Tria chiede alla Commissione europea di “spiegare perché boccia la manovra”.
“Io sono tranquillo, convinto della manovra che abbiamo fatto, fiducioso che il dialogo con la Commissione possa essere fruttuoso”, ha dichiarato Tria, sottolineando però che “per dialogare bisogna essere in due: un pizzico di isteria lo si riscontra in Italia, ma anche dalle parti di Bruxelles”.
Per il presidente della Bce, Mario Draghi “occorre moderazione da entrambe le parti”, da parte di Palazzo Chigi ma anche a Bruxelles. Via XX Settembre tende comunque a sottolineare che le istituzioni europee “devono considerare che occorre anche stabilità sociale non solo di bilancio e questa manovra la garantisce”. Viene rilevata anche una certa “fretta politica” nel valutare la manovra, “che non dovrebbe far parte dei compiti di una Commissione super partes”, ed inoltre “una considerazione non troppo approfondita” delle scelte di bilancio adottate dall’Italia.
In pratica la lettera di bocciatura da parte della Commissione europea arrivata in 24 ore può far pensare che “fosse stata già scritta”. In definitiva il ministro dell’Economia si è impegnato “a trovare una soluzione ragionevole nel confronto con la Commissione, ma da Parigi Tria ha sottolineato che l’Unione europea non può essere esclusivamente “procedure e obiettivi contabili”, bensì dovrebbe “ritrovare il senso dello stare insieme”.
Nonostante la grande incertezza che travolge non solo l’Europa ma il mondo in generale – l’economia europea che va avanti a fatica, il protezionismo, il post Brexit – il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, si è dichiarato “fiducioso che un accordo sarà trovato”, auspicando un compromesso tra il governo di Roma e la Commissione europea. Ciononostante Draghi, ripercorrendo le linee guida della Bce, ha ribadito che le regole europee sui bilanci devono essere rispettate e che interventi sui mercati da parte della Banca di Francoforte, a sostegno di un Paese, devono essere fondati su un programma di tutela da parte delle istituzioni europee. Inoltre i toni polemici devono subire necessariamente un ridimensionamento per favorire la riduzione dello spread. Ciò però non vuol dire incoraggiare lo scontro bensì il confronto. Come ha ricordato anche il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, “le regole di bilancio sono da applicare; ma va anche cercato il dialogo”. Draghi ha inoltre sottolineato che la Bce non svolge un ruolo di “mediazione” e occorre focalizzare l’attenzione sulle materie di bilancio, ricordando che l’andamento dello spread viene molto spesso influenzato più dalle vicende nazionali di un Paese che dagli acquisti della Bce in termini di bond.
Per Mario Draghi “è buon senso comune convergere verso un accordo, per le persone, per le imprese, per il Paese”. Un richiamo indirizzato soprattutto al governo italiano che deve vigilare affinché l’Italia non sprofondi nel baratro perdendo il controllo della situazione, in quando lo spread e i titoli di Stato per il momento non rappresentano un pericolo a proposito di crisi bancaria ma “le condizioni si sono irrigidite” e potrebbero peggiorare. In sintesi “occorre abbassare i toni, non va messo in dubbio l’euro, si deve ridurre lo spread”. Occorre evitare che i prezzi dei Btp nelle mani degli istituti di credito perdano il loro valore a causa dell’aumento dei tassi, mettendo in pericolo i bilanci e la capacità delle stesse banche di rispettare le regole del mercato.
A proposito di regole di bilancio – e quindi anche a proposito della manovra che Palazzo Chigi ha inoltrato a Bruxelles – Draghi non si pronuncia, ribadendo che “è la Commissione il guardiano massimo della stabilità di bilancio non la Bce”, anche se tutti – palazzi italiani e palazzi europei – sono tenuti ad assumersi le proprie responsabilità maneggiando con cura i dati e soprattutto contestualizzandoli. In sostanza la situazione sociale non può essere svincolata dalla situazione economica, o tanto più dall’economia di un Paese.
La stabilità dell’euro, e di conseguenza dell’eurozona, è comunque un obiettivo fondamentale, soprattutto a ridosso dei postumi della Brexit, di fronte al protezionismo dilagante e alla visibile decelerazione dell’economia europea che non è chiaro se sia transitoria o strutturale.
Nel contempo il testo del disegno di legge di Bilancio non è stato ancora presentato in Parlamento (l’esecutivo avrebbe dovuto presentare il testo a Montecitorio entro il 20 ottobre). L’obiettivo finale è quello di inserire nel testo anche le ultime fatiche tanto reclamate quali “reddito e pensione di cittadinanza” e “quota 100”. Tali provvedimenti potrebbero comunque essere inseriti con degli emendamenti anche durante la discussione in Parlamento, o con un decreto legge, qualora i tempi fossero stretti e i nodi da sciogliere ancora molti.
Un emendamento al disegno di legge di Bilancio potrebbe, ad esempio, prevedere il contributo di solidarietà come soluzione per tagliare le cosiddette pensioni d’oro al di sopra dei 4.500 euro netti al mese. Un obiettivo che andrebbe ad intaccare le entrare di circa 28 mila pensionati garantendo circa un miliardo di euro di risparmi in tre anni. “Quota 100” inoltre dovrebbe assumere un carattere “strutturale” – come vogliono i pentastellati – e non essere una misura sperimentale per uno o due anni. Via XX Settembre sembra infine aver studiato un sistema ad hoc rispettando lo stile dei vasi comunicanti, tra il Fondo per “quota 100” e il Fondo per il “reddito e la pensione di cittadinanza” a 780 euro al mese (9 miliardi per il 2019) in modo da poter spostare, eventualmente, le risorse e prevedendo verifiche trimestrali per sorvegliare il flusso delle uscite.
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