Qualità della vita, non solo parametri astratti

Nell’edizione 2013 dello Speciale “Qualità della vita” de Il Sole 24 Ore, pubblicata lunedì scorso, la nordica Trento conquista il primo posto, mentre Napoli, capitale del Mezzogiorno, l’ultimo, aumentando il divario rispetto allo scorso anno. Le 107 Provincie italiane sono state analizzate attraverso una serie di parametri: tenore di vita, salute ambiente e servizi, popolazione, affari e lavoro, ordine pubblico, tempo libero. Ogni settore dell’indagine è strutturato poi su trentasei specifici indicatori, nove dei quali aggiornati, che mostrano una sostanziale suddivisione della qualità della vita fra Italia Centro Nord e Italia del Sud. Roma e Milano migliorano le loro posizioni, mentre quasi tutte le provincie del Mezzogiorno arrancano. Se a Trento lavora il 58 per cento delle donne e a Bolzano il 64, a Napoli solo il 24 per cento ha un lavoro stabile; ogni mille imprese registrate Trento ha meno di 11 procedure fallimentari conto le 38 napoletane o le 43 di Siracusa; se a Trento ci sono 195 volontari ogni mille abitanti a Napoli ne contiamo solo 20. La crisi non ha fatto altro che acuire le distanze all’interno del Paese, rendendo ancora più evidenti i ritardi e le inefficienze, le diversità e le incongruenze: a Bolzano ogni anno vengono evase 55 cause civili mentre a Caserta solo 22; Bologna l’indice più alto per gli asili nido, Caserta il più basso.

Una qualità della vita così diversificata fra il Nord e il Sud della penisola dovrebbe spingere il Governo a mettere al centro della sua agenda la questione meridionale, termine questo, fra l’altro, del tutto sparito dal comune modo di raccontare. Per eccesso di sentimentalismo o per implicito e personale fallimento, più della metà della popolazione italiana vive una vita molto diversa dai suoi pari in altre parti d’Italia. Che non tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale sembra evidente: non era stato previsto il discrimine geografico. La politica, i governi regionali e provinciali stanno mostrando sempre più incapacità nel rimuovere gli ostacoli economico-sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Ma non possiamo continuamente evocare il patto di stabilità come unica causa soffocante qualunque ripresa e qualunque capacità di pianificazione e soluzione di annosi problemi.

La «qualità della vita» ha un alleato formidabile nella capacità delle popolazioni di riappropriarsi del proprio destino. Non è più pensabile che interi territori siano bloccati da guerre fra bande agitate da mediocri piccoli uomini che credono di poter continuare a praticare l’ingiustizia e l’illegalità e la sostanziale mancanza di etica e sostenibilità.

Tutto il Paese deve impegnarsi non solo a recuperare senso e sostanza dell’agire ma anche a prevenire un futuro ancora più cupo che si prospetta all’orizzonte. La strada può essere solo quella del recupero del valore assoluto della Persona. Dietro i numeri del Sole 24 Ore, ci sono storie e vite personali che significano disagio e povertà. La realtà dell’Uomo va protetta e sostenuta ad ogni costo.

©Futuro Europa®

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