Ecuador, l’ex Presidente Correa chiede asilo al Belgio
Accusato di essere coinvolto nel rapimento di un oppositore, Rafael Correa avrebbe chiesto asilo al Belgio. L’ex Presidente ecuadoregno a suo volta accusa le autorità del suo Paese di “persecuzione politica” nei suoi confronti.
L’ex Presidente Rafael Correa, perseguito dalla giustizia del suo Paese per il presunto coinvolgimento nel rapimento di un oppositore (avvenuto nel 2012), secondo fonti riservate dell’agenzia di stampa francese AFP avrebbe depositato durante l’estate la richiesta di asilo politico al Belgio. La richiesta risalirebbe allo scorso Giugno, un mese prima che fosse ufficializzato un mandato di arresto internazionale emesso nei suoi confronti da parte delle autorità di Quito. Il diretto interessato non ha però voluto confermare la notizia di richiesta di asilo.
Secondo fonti di Bruxelles vicine al dossier, la richiesta d’asilo è stata depositata il 25 Giugno scorso e presa in esame dal Commissariato generale per i rifugiati e per gi apolidi (CGRA) in Agosto. Un’altra fonte ha confermato che la richiesta era stata studiata in quell’occasione e che alla fine dell’estate Rafael Correa era stato chiamato a difendere la sua causa. Sentito dall’AFP, Damien Dermaux, portavoce del CGRA, si è limitato a spiegare che “l’esame di un dossier da parte del CGRA prende in media tre mesi”, e che l’approfondimento di alcuni di essi “richiedono più tempo”.
Rafael Correa, 55 anni, è arrivato in Belgio nel Luglio del 2017. La scelta non è stata fatta a caso visto che il Belgio è il Paese di origine della moglie di Correa e che lui stesso vi ha studiato da ragazzo. Raggiunto mercoledì scorso dall’ordine di rimpatrio immediato da parte di Quito, l’ex Presidente ha prontamente denunciato ai microfoni dell’AFP la “persecuzione politica” perpetrata nei suoi confronti dal potere in carica. “E’ pura persecuzione politica (…) Visto che non possono batterci nelle urne, cercano capri espiatori estremamente gravi”, ha dichiarato Rafael Correa.
L’ex Presidente dell’Ecuador (2007-2017) ha annunciato la sua intenzione di rivolgersi ai “tribunali internazionali” per difendersi. “Abbiamo molte prove” che mostreranno la “valenza politica di queste persecuzioni”, ha puntualizzato. La convocazione di cui è oggetto è stata annunciata da un giudice della Corte suprema ecuadoregna, Daniella Camacho. Riguarda anche due ex poliziotti, attualmente detenuti in Ecuador, e l’ex capo dei Servizi Pablo Romero, che si trova in Spagna.
Rafael Correa è accusato di aver ordinato nel 2012 il rapimento a Bogotà dell’ex deputato Fernando Balda. All’epoca Balda si era rifugiato in Colombia perché, secondo lui, era oggetto di persecuzioni politiche. Un giorno pare sia stato costretto da diverse persone a salire in una macchina che lo ha riportato con la forza in Ecuador. La polizia colombiana lo ha liberato subito dopo aver intercettato il veicolo. Ma l’ex Presidente ecuadoregno si dichiara innocente e vittima di un “complotto” orchestrato dal suo successore ed ex alleato Lenin Moreno.
Correa non può essere giudicato che se si reca in un tribunale del suo Paese, impedendo la legge che sia giudicato in contumacia. I fatti di cui viene accusato possono comportare una pena che arriva fino a sette anni di carcere. Ma l’ex Presidente è certo che l’allerta internazionale lanciata da Quito all’Interpool per farlo arrestare non sia stata raccolta, e che l”allerta rossa” sia stata “innegabilmente” respinta. Tutta la storia è molto fumosa. Capiremo con il tempo quanta verità contiene.
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