Il Decamerone Nero (Film, 1972)
Piero Vivarelli (Siena, 1927 – Roma, 2010) è un autore originale del nostro cinema di genere, sceneggiatore e regista, persino paroliere di canzoni immortali come 24.000 baci e Il tuo bacio è come un rock, portate al successo da Adriano Celentano. Vivarelli meriterebbe un libro – più un romanzo che un saggio – per la vita avventurosa che ha condotto, sempre controcorrente, da giovane fascista nell’avventura di Salò, per confluire nel Movimento Sociale di Almirante, fino al passaggio dall’altra parte della barricata, nel Partito Comunista, di cui è attivista dal 1949 al 1990. Affascinato da Fidel Castro e dall’esperienza cubana, ottiene la cittadinanza caraibica e persino la tessera del Partito Comunista Cubano, al punto che il suo ultimo film è La rumbera, prodotto per l’istituto del cinema cubano (Icaic).
Vivarelli è noto nel cinema di genere anni Sessanta-Settanta per aver realizzato alcuni tra i migliori prodotti del rock and roll movie e del musicarello (Dai Johnny dai!, Sanremo la grande sfida, Io bacio … tu baci, Rita la figlia americana), un film tratto da un fumetto nero come Satanik (1968) e uno straordinario esotico-erotico come Il Dio serpente (1970). Finisce la carriera con l’erotico Provocazione (1988), interpretato da Moana Pozzi e Marino Maisè, e con il cubano La rumbera, che abbiamo visto in lingua originale. Ricordiamo un appassionato documentario sulla morte di Enrico Berlinguer, girato durante il funerale del segretario del PCI (1984).
Il Decamerone nero è un film girato interamente in Africa, che vede tra gli interpreti pochi veri attori, come da scuola pasoliniana, tra questi Beryl Cunningham, seconda moglie del regista, già interprete – tra gli altri – de Le salamandre (1969) di Cavallone e de Il Dio serpente, molto attiva nel cinema erotico (e non solo) italiano. Il film si articola in cinque episodi: La regina bella, Guarigione di una pazza per gli uomini, Gli amanti puniti, Vendetta di prostituta e Che cosa non ha fatto. Un vero e proprio decamerotico in salsa africana, un mondo decamerotico, come alcuni critici lo definiscono, derivazione estrema dal modello colto di Pier Paolo Pasolini, con racconti pseudo boccacceschi ambientati in una cornice esotica. Il Decamerone nero rappresenta un ibrido interessante tra l’esperienza del mondo movie, che vede Vivarelli autore del fondamentale Il Dio serpente, e il puro decamerotico, con la Cunningham filo conduttore giamaicano, dopo l’esperienza del lavoro precedente.
Un menestrello nero conduce lo spettatore alla scoperta del mondo di Leo Frobenius, autore de Il Decamerone nero – racconti africani, edito in Italia nel 1971 da Rizzoli nella collana Bur, un piccolo cult quasi introvabile. Leo Frobenius era un cultore del mondo africano, di storia e mitologia nera; in un volume di circa 400 pagine raccoglie una serie di storie che raccontano usanze e tradizioni con molti riferimenti erotici. Vivarelli e Alessi sceneggiano cinque episodi: una bella principessa contesa da pretendenti di vario tipo conquistata da un furbo artigiano; una ninfomane che distrugge marito e amanti fino a quando viene guarita con un macabro stratagemma e grazie a un bagno nella fonte magica; un marito cornuto che si finge cieco per vendicarsi di moglie e amanti; una prostituta che si fa beffe di legge e religione concupendo e poi gabbando chi la diffama; un superdotato che si traveste da donna e soddisfa diverse ragazze insoddisfatte fino al giorno in cui incontra il vero amore.
La critica italiana stronca all’unanimità il film di Vivarelli definendolo una modesta variante sul tema decamerotico, mentre a nostro parere siamo in presenza di un prodotto originale da rivalutare. Commedia nel senso più alto del termine, perché ridendo castigat mores, oltre a cercare di far conoscere usi e tradizioni di un mondo a noi lontano. Vivarelli e Alessi in alcune situazioni scadono nella farsa sboccata (il superdotato, la prostituta vendicativa, il getto di orina sui detrattori) ma sono perdonabili varianti plautine che in ogni caso divertono. Antesignano della commedia sexy ed erotico insolito, interpretato da non professionisti con poche eccezioni di veri attori, ben ambientato nella savana africana, corredato da una fotografia luminosa e intensa, accompagnato da una suggestiva colonna sonora a base di tamburi. Scenografie sontuose, danze e rituali convincenti, movimenti di macchina da vero e proprio mondo movie documentaristico inserite in un apparato da fiction.
Vivarelli non perde occasione per compiere un personale discorso contro potere e istituzioni borghesi, irridendo magistratura, legge e politica grazie al personaggio di una prostituta furba e vendicativa. Il matrimonio viene messo alla berlina come inutile istituzione borghese con le rappresentazioni metaforiche della donna traditrice, del marito sciocco e del furbo avventuriero che soddisfa mogli infelici. Vivarelli mette in primo piano il sesso come strumento liberatorio e dispensatore di piacere che supera ogni costrizione morale. Un lavoro interessante, da recuperare.
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Regia: Piero Vivarelli. Soggetto e Sceneggiatura: Piero Vivarelli, Ottavio Alessi. Fotografia: Roberto Gerardi. Montaggio: Carlo Reali. Musiche: Luciano Micheli. Casa di Produzione: Gerico Sound Finarco. Interpreti: Beryl Cunnigham, Djbril Diop, Josy McGregor, Serigne N’Diaye. Titoli esteri: The Black Decameron (Usa), Black Decameron (UK), Decameron Negro (Spagna), Africa Erotica (Germania), Sensualité Africaine, le décaméron noir aka Le Décaméron noir (Francia), Naked Decameron (Australia), Tropical sex (Grecia).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]