Piano UE per la pesca in Adriatico

La grave situazione di crisi in cui versa la pesca in adriatico nel settore dei piccoli pelagici, sardine ed acciughe, aveva portato la Commissione UE a presentare un piano di gestione che prevedeva un sistema di quote flessibili come primo passo per arrivare a una gestione sostenibile degli stock. Questa è stata sottoposta al voto dell’assemblea plenaria dell’Europarlamento che il 13 novembre ha emendato ed approvato, con un minimo scarto di 342 voti a favore e 295 contrari, un testo che risulta profondamente diverso da quello messo a punto dalla Commissione e ricalca l’impostazione della relazione dell’eurodeputata croata Ruza Tomasic (Ecr), già approvata in commissione pesca.

Il Parlamento UE ha stabilito per il 2019 limiti di cattura degli stock pelagici fissati ai livelli di pesca del 2014, e poi ridotti del 4% all’anno per ogni Stato membro interessato, tra i 2020 e il 2022. Tuttavia, questa riduzione del 4% non si applicherebbe se, in un anno precedente, le catture totali per ogni Stato membro fossero inferiori (oltre al 2% in meno) rispetto al 2014. Sono stabiliti inoltre specifici periodi di divieto di pesca per i diversi stock, per le imbarcazioni e per gli attrezzi da pesca, allo scopo di proteggere le aree di vivaio e di deposizione delle uova. I deputati hanno inoltre convenuto di autorizzare in via eccezionale i pescherecci che potrebbero porre fine o ridurre temporaneamente le loro attività, a far domanda al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) per ottenere un sostegno finanziario fino al 15% al di sopra del massimale esistente. Questa deroga è valida fino al 31 dicembre 2020 e per un massimo di nove mesi.

Due piani pluriennali nel settore della pesca erano già stati approvati dal Parlamento europeo e dal Consiglio: il piano per il Mar Baltico adottato nel 2016 e il piano per il Mare del Nord adottato nel 2018. Per arrivare ad approvare anche il piano per l’Adriatico, l’Europarlamento dovrà trovare un accordo con la Commissione Ue ed il Consiglio Europeo, il che appare al momento improbabile e potrebbe non arrivare prima delle elezioni europee del prossimo maggio. Nel frattempo la Commissione UE dovrà valutare l’impatto del piano pluriennale sugli stock tre anni dopo la sua entrata in vigore e proporre, se necessario, modifiche al regolamento. Le attività di pesca nel mare Adriatico impattano per circa 74 milioni di euro (2013); la maggioranza delle attività di pesca con acciughe e sardine provengono dall’Italia e dalla Croazia, con alcune imbarcazioni provenienti da Slovenia, Albania e Montenegro. Il piano approvato è valido solo fino al 2022, molto probabilmente ci sarà bisogno di negoziare e adottare un nuovo piano pluriennale entro i prossimi due anni per impedire che il Mare Adriatico sia di nuovo governato da quadri legislativi diversi e contraddittori.

Il voto ha diviso i deputati in due fazioni, con una inedita assonanza di vedute tra Forza Italia ed il Movimento 5 Stelle.  Il voto è stato salutato come un successo dall’eurodeputata del M5s Rosa D’Amato “Abbiamo vinto una battaglia importante. Abbiamo sconfitto i tentativi della Commissione di imporre una proposta basata su calcoli e valutazioni non corretto che avrebbe messo in ginocchio i nostri pescatori e avrebbe costretto gli italiani a mangiare sardine e acciughe importate dall’estero”.  Elisabetta Gardini di Forza Italia ha aggiunto: “È passata la proposta che meglio riesce a coniugare la tutela delle risorse ittiche e del lavoro dei pescatori. Il Piano prevede riduzioni del 4% rispetto alle catture del 2014 per una durata di 3 anni e chiusure spazio-temporali. A proteggere i nostri pescatori durante i periodi di fermo pesca, ci saranno gli indennizzi del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca. Il dialogo di questi mesi con le marinerie di Chioggia, Pila e tutte le associazioni di pesca è stato fondamentale per proporre soluzioni e trovare una sintesi che trovasse l’accordo anche di croati e sloveni, in un’ottica di collaborazione e concorrenza leale”.

Critico invece l’ex 5 Stelle, oggi deputato dei Verdi, Marco Affronte: “Il voto della Plenaria di Strasburgo ha visto due grandi vincitori, i croati e la pesca industriale, e due grandi sconfitti: il Mare Adriatico e i piccoli pescatori. I piccoli pescatori devono ringraziare la deputata Gardini e il Ppe, oltre che il cambio del Movimento 5 Stelle che è passato da amico dell’ambiente ad amico dell’industria. Con questo piano rischiamo un collasso dello stock delle acciughe, che potrebbe arrivare anche al 60%, e quello delle sardine (meno 40%). Non credo che per i piccoli pescatori buttare la propria vita e la propria attività sul tavolo da poker, puntando tutto sulla resistenza degli stock, sia molto saggio: bisogna incrociare le dita e pregare che acciughe e sardine non scompaiano”.

Sulla stessa linea anche Giulia Prato, responsabile mare WWF Italia, ha dichiarato: “Per il Parlamento europeo questa poteva essere l’occasione per promuovere il recupero dell’ambiente marino Mediterraneo, la regione più sfruttata al mondo. Questo risultato estremamente deludente ci indica che i deputati europei sono più preoccupati di garantire i profitti a breve termine dell’industria piuttosto che seguire il parere scientifico volto a garantire la sostenibilità degli stock ittici, a ridurre gli impatti negativi della pesca sull’ambiente e a produrre vantaggi socioeconomici nella regione mediterranea. La Commissione europea dovrebbe ora ritirare completamente questo piano, poiché non ha senso discutere misure che non apportano alcuna prospettiva positiva per la sostenibilità della regione e dei suoi pescatori”.

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