70 anni della Dichiarazione dei diritti umani

“Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” così recita l’art 1 della Dichiarazione dei diritti umani, che prosegue: “essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri con spirito di fratellanza”. Purtroppo, sappiamo, i diritti della persona e dei popoli continuano ad essere violati da governanti senza scrupoli che li strumentalizzano per interessi politici-economici o, comunque, egemonici. Ma, oggi, a differenza che nel passato, è possibile denunciare questo genere di cose, questi crimini appellandosi al Diritto internazionale. Oggi gli Stati, i Governi, i “decisori” politici devono rendere conto e giustificare i propri comportamenti e decisioni contrarie alla tutela dei Diritti Umani dinanzi ad organismi internazionali sul modo con cui rispettino o attuino la Dichiarazione universale dei diritti umani e le successive Convenzioni. Per fortuna, vediamo, che soprattutto negli ultimi tempi, aumentano i casi di deferimento degli Stati presso le Corti dei Diritti umani, o, anche, presso la Corte penale internazionale.

Assistiamo, su scala mondiale, all’emergere di modelli economici scollegati dalla democrazia e trovano la loro ragione di essere a forza di concretizzarsi nel disprezzo dei diritti umani. Nello stesso modo le affermazioni dell’individualismo, delle libertà di soggetti singoli slegate dall’interesse e dal rispetto di un tutto più generale, dei valori della solidarietà, producono modelli di sviluppo vuoi economico che socio culturale che non rispettano la salvaguardia dell’universalità dei diritti umani, che mancano di inclusività.

Senza contare il problema enorme e non più differibile, rappresentato dall’urgenza di integrare le diverse prospettive culturali e religiose in un momento in cui le esigenze del pluralismo culturale si fanno più pressanti all’interno della Società.

Per questi motivi, per le valenze etiche, politiche, storiche, culturali, sociologiche, di geopolitica internazionale che l’Unione Europea, il Parlamento Europeo non potevano ignorare il 70° anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani. Celebrazione che si sono concluse da pochi giorni, inserite nel contesto della “Settimana dei Diritti umani”, che ha visto riunirsi rappresentanti da ogni parte del mondo chiamati a discutere questioni come: la difesa dei diritti umani nell’era digitale, la difesa delle minoranze e il monitoraggio del rispetto dei diritti umani.

Tajani, nelle celebrazioni nell’Europarlamento ha posto l’accento su “promozione e protezione dei diritti umani, che oggi devono affrontare nuove minacce” ha parlato delle implicazioni tra il rispetto e la tutela dei diritti umani e le nuove tecnologie, internet: “…un grande veicolo per la libertà di espressione e di opinione, ma il cui uso improprio può trasformarlo in uno strumento di repressione, censura, violazione della privacy”. Dichiarazione dei diritti umani che per il Presidente del PE coincide e così è con i concetti e valori di “dignità della persona umana, libertà, democrazia e uguaglianza” che sono, anche, valori fondanti dell’Unione Europea, come Tajani sottolinea. L’Unione, con le celebrazioni per la “Dichiarazione” vuole, anche, implicitamente, e dandone un segnale visibile, sottolineare il cammino e i progressi fatti dalla UE e di cui hanno giovato i Paesi membri: consentire agli Stati di godere del più lungo periodo di astensione dalle armi che la storia ricordi e che ha portato benefici diffusi a tutta l’Unione: beneficio economico, sviluppo tecnologico, benessere diffuso per i cittadini maggiore che nelle altre epoche storiche che memoria d’uomo ricordi.

La Dichiarazione è un documento, sottoscritto il 10 dicembre 1948 a Parigi, composto da 30 articoli promosso e voluto dalle Nazioni Unite. Documento che è alla base della rivoluzione nel campo della tutela e salvaguardia dei diritti umani a cui abbiamo assistito nel XX secolo ed è alla base degli “Atti” a cui ha dato vita: Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea e simili (Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, che, ricordiamo, è parte integrante della Costituzione Europea e ha valore vincolante per i Paesi UE). Con la “Dichiarazione” si vollero sancire i doveri, ma, soprattutto, i diritti che l’Uomo ha nei confronti degli altri uomini, affermare in modo inequivocabile tutti i valori morali ed etici dell’essere umano.

Per la Settimana dei Diritti umani le Commissioni parlamentari hanno indetto audizioni sul ruolo dei Governi, delle Istituzioni e della Società civile per la promozione e il rafforzamento dei diritti fondamentali, compresi i diritti dell’infanzia. Ma non solo. Le Commissioni stanno attuando una strategia di promozione dei diritti racchiusi nella Dichiarazione anche attraverso gli aiuti europei allo sviluppo e per mezzo della cooperazione commerciale tra i vari Paesi. “Il rispetto della dignità umana, la promozione dei principi di uguaglianza e giustizia costituiscono i pilastri di una Società giusta, capace di rispettare le differenze e di valorizzare il contributo che ciascuno offre al benessere generale (…) di fronte al divario che esiste tra i principi e la loro applicazione la comunità internazionale è chiamata ad azioni coerenti per promuovere le libertà fondamentali di ciascuno, sulla base del principio di universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani”.

La Dichiarazione propone un’idea di progresso nella libertà, nell’uguale dignità di ogni essere umano, nella cooperazione tra i popoli, valori e intenti che non tramontano mai, che sono i pilastri su cui è costruita la nostra civiltà. E’ un richiamo continuo a mobilitare le coscienze e a non indietreggiare mai sui diritti della persona, “coinvolge e sfida la cultura, l’economia, la politica, l’educazione” coinvolge ciascuno di noi a diventare parte attiva a farsi garante di valori universali.

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