Il lupo perde il pelo
Le ultime mosse russe nel Mare di Azov confermano qualcosa che era impossibile non vedere e di cui ho scritto da tempo: la chiara, deliberata volontà russa di riprendere il controllo dell’intera Ucraina, antica provincia zarista e poi sovietica, che disperatamente cerca di salvaguardare la propria indipendenza e i suoi legami coll’Unione Europea. Ci è in parte riuscito coll’annessione della Crimea, il colpo di annettere il Donbass e l’Ucraina Meridionale non gli è riuscito al 100%, grazie alla reazione occidentale. Ora ci riprova strozzando la navigazione ucraina in quel Mare da cui passa il 40% del commercio di esportazione dall’Ucraina. Non altro significa il sequestro di navi e marinai ucraini.
L’Ucraina ha reagito duramente, proclamando la legge marziale che facilita il dispiego di truppe, ma da sola non potrebbe resistere a lungo alla prepotenza russa. Ha bisogno di una forte e seria mobilitazione occidentale, tanto degli Stati Uniti che dell’UE, al suo fianco. Ci sarà? Trump ha già dato un primo segnale, annullando l’incontro bilaterale con Putin al vertice dei G20, bisognerà vedere se si tratta di una gesto di facciata o di qualcosa di fondo. Va notato che quella che è messa in causa è l`illusione trumpiana di una relazione speciale, se non di ampi accordi, con Mosca. Trump proclama di voler fare l’America “di nuovo grande”. Non può farlo mostrando debolezza e abbandonando a Mosca grandi zone europee di alto valore strategico. Se lo facesse, darebbe un pessimo segnale a paesi come la Polonia e i baltici, che si sono messi al riparo dello scudo NATO.
E l’Europa? Non si può ignorare una certa stanchezza per le sanzioni, un certo desiderio di tornare alla normalità nei confronti di Mosca. Ma l’Europa non può e non deve abbandonare l’Ucraina, che a lei guarda come al riferimento essenziale. Una politica di rigore verso la Russia può essere impopolare e anche costosa, ma è necessaria se non vogliamo incoraggiare una politica di espansione neo-zariste e neo-sovietica, che prima o poi ci minaccerebbe tutti.
L’avviso va diretto sopratutto al Governo italiano, che potrebbe essere l’anello debole della catena. È tempo che Salvini e compagnia abbandonino le pie illusioni, capiscano che il loro ammirato Putin è solo un politico spregiudicato, teso a trarre vantaggio da qualsiasi debolezza altrui per ridare alla Russia il controllo, non solo sulle colonie asiatiche perdute, ma sull’ Europa orientale e centrale. È questa la loro concezione della democrazia e del sovranismo?
Del resto, dovrebbe farsi un esame di coscienza: i suoi sbandierati programmi di politica estera si stanno dimostrando fallimentari, i suoi presunti amici nazionalisti in Austria e in Ungheria sono oggi i nostri principali critici in Europa; Putin si rivela un lupo che non ha perduto il vizio ed è pronto ad azzannare – come mi disse un giorno Lech Walesa – il vicino debole. Quando sui accorgeranno i nostri governanti che gli unici riferimenti, i soli porti sicuri, per noi sono quelli che da decenni indirizzano la nostra politica: l’Europa e la NATO?
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