Il progetto A-Head e i suoi artisti
L’arte al servizio della mente. È questa la strada ormai assodata del progetto A-Head di Angelo Azzurro Onlus, con il quale l’associazione mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, un mezzo privilegiato per meglio interpretare la fragilità e la complessità umana.
Domani (martedì 11 dicembre, dalle ore 19) in una location suggestiva appositamente allestita per l’occasione – Bolli&Romiti Casa d’Aste (via Beatrice 9) a Roma – Angelo Azzurro Onlus propone una nuova e ricca esposizione di opere di grandi artisti, sostenitori del progetto A-Head: Andrea Aquilanti, Tiziano Bellomi, Giovanni Calemma, Gianfranco Grosso, Luca Guatelli, Donato Marrocco, Lucio Piantino, Nicola Rotiroti, Barbara Salvucci, Davide Sebastian, Saverio Todaro, Delphine Valli, ognuno, con il proprio linguaggio, protagonista nel panorama artistico contemporaneo.
Si tratta di un progetto artistico che prende le mosse da un’intervista rilasciata dall’artista brasiliense, Lucio Piantino, durante un workshop tenutosi nel 2014 nella Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. “Io sono un artista, le opere sono i miei figli e i colori sono il loro nutrimento”, afferma Piantino, giovane artista brasiliano con sindrome di Down, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti nel suo Paese e non solo. Le opere di Piantino sono danze di suoni e di colori, dalle tele traspare anche il suo amore per la musica ed esse suscitano, in chi le guarda, un concerto di emozioni: armonie visive che si trasformano in armonie emotive. La disabilità intellettiva è interamente assorbita dalla profonda potenza dell’arte che consente la libera espressione di emozioni nascoste nell’inconscio, molto spesso silenti.
Sulla scia dell’armonia visiva ed emotiva di Piantino, le opere degli artisti del progetto A-Head non richiedono particolari decodifiche o interpretazioni, attestano semplicemente, ma in maniera molto eloquente, il modus operandi di ogni artista appagato dal proprio operato e pienamente immerso nel proprio lavoro.
Ogni artista “esprime la propria consapevolezza – attestando se stesso nella realtà, un hic et nunc che ha validità di giuramento – nel vuoto del sistema attuale che in alcune diramazioni interpreta l’arte come processo legato a mere logiche affaristiche”, afferma Giuseppe Capparelli, curatore della mostra insieme a Piero Gagliardi.
I lavori esposti non possono comunque essere considerati delle “monadi” autoreferenziali, al contrario, essi si innestano nell’ambiente richiamando forme e contenuti unici, amalgamando la propria essenza con il contesto. Ogni opera sviluppa un legame forte con l’opera che la precede o che segue. Il risultato è una mostra che genera uno spaccato di linguaggi contemporanei diversificati, tra lavori pittorici, opere fotografiche e scultoree. Gli artisti del progetto A-Head, “‘abitano’ consapevolmente le proprie opere e al contempo valicano i confini della materia sublimandola in una decantazione lirica eterea e imperitura”, come spiega Capparelli.
Le opere esposte sono lavori concettuali, video-arte, installazioni e performance inserite in un contesto, apparentemente anonimo, ma allestito ad hoc per l’occasione. L’allestimento ha per l’appunto lo scopo di accompagnare il visitatore durante la sua permanenza nelle sale, guidando il suo sguardo all’interno di una contemporaneità in cui l’assenza delle logiche di mercato è da ritenersi un valore aggiunto. L’esaltazione della diversità, inoltre, è una forma di ricchezza che lega tutte le opere dei diversi artisti come un filo conduttore.
Al termine della visita si è pronti a reimmergersi nella nuda quotidianità, nella quale ognuno consuma le proprie abitudini che appaiono comunque rigenerate, finendo col coincidere – si auspica – in maniera puntuale con lo spazio dell’arte. Da qui la domanda che sostiene tutto il lavoro: Io sono un artista? Molto probabilmente ognuno di noi lo è.
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