Il Trattato di Caen Italia-Francia
Il Trattato di Caen, o volendo francesizzare, visto l’argomento, “L’affaire Caen”, è solo uno dei tanti motivi di attrito con i nostri cugini transalpini; ma come spesso capita si tratta di casi montati ad arte da politici interessati a forme di distrazione di massa o semplicemente incompetenti, se non addirittura in malafede. L’accordo bilaterale di Caen è stato firmato dai governi italiano e francese il 21 marzo 2015 dopo una lunga trattativa iniziata nel 2006 dall’allora Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni con il suo omologo francese Laurent Fabius. La querelle nasce quando Il 18 marzo Giorgia Meloni sulla propria pagina Facebook scrive: “In assenza di un intervento del Governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato“. Si lascia dunque intendere che vaste aree di mare “italiano” vengano cedute alla Francia, e in particolare aree ricche di pesce, gamberoni rossi pregiati e idrocarburi.
Quello che la leader di Fratelli d’Italia ha scordato di scrivere è che l’accordo non solo non è mai stato ratificato dal parlamento italiano e quindi non è mai entrato in vigore, non producendo alcuna variazione dei confini marittimi tra Italia e Francia; ma che la trattativa è iniziata nel 2006 e quindi l’accordo finale ha visto il succedersi anche di governi di centro-destra. Il problema dei confini era venuto alla luce quando nel gennaio del 2016 il peschereccio italiano Mina, che stava pescando nella zona denominata “Fossa del cimitero”, fu fermato dalla Guardia costiera francese e obbligato a entrare nel porto di Nizza, da dove gli venne permesso di allontanarsi solo dopo il pagamento di una cauzione da 8.300 euro. Pochi giorni dopo venne fermato anche un secondo peschereccio italiano, ma a seguito delle rimostranze della Farnesina si capì che la gendarmeria francese, convinta che l’accordo fosse in vigore, era stata troppo attenta e solerte. Chiarito l’equivoco, il governo francese porse le sue scuse per l’incidente.
Lo scandalo dei confini spostati e delle aree regalate ai francesi a seguito della pubblicazione delle mappe con le linee di demarcazione spostate a favore di Parigi, è rientrato ben presto con un chiaro mea culpa da parte del governo francese “Non c’è nessuna volontà di voler modificare i confini marittimi tra noi e l’Italia, che quindi restano immutati. La consultazione sul Mediterraneo si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo. Le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori, in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non ratificato dall’Italia”. Nella nota pubblica presentata, il ministero dell’Ecologia francese corregge gli allegati con un documento denominato Document stratégique de façade Méditerranée situation de l’existant, enjeux et vision à 2030- Concertation préalable du public – Dossier du maître d’ouvrage – Janvier 2018, ovvero Documento strategico sul fronte del mar Mediterraneo: situazione attuale, sfide e prospettive al 2030 – Consultazione preventiva pubblica, gennaio 2018.
La cartografia ufficiale dei confini marittimi dell’Italia viene redatta dall’Istituto Idrografico della Marina, i confini esistenti sono solo a nord della Sardegna, mentre tra Liguria e Costa Azzurra sono considerati quelli previsti dall’accordo di Mentone del 1892, mai ratificato. L’Istituto Idrografico della Marina militare che è titolato a redigere le mappe marine, ha ribadito che non esistono confini ufficiali al largo della Toscana: “Al di fuori di quanto rappresentato ad oggi sulle carte suddette, non esistono confini marittimi riconosciuti dai due paesi“.
Il diritto marittimo internazionale, di cui abbiamo già parlato in passato, si basa su UNCLOS e sulla Convenzione di Montego Bay. In base a questo i confini di ogni Paese si estendono, sul mare, per un massimo di dodici miglia, misurate a partire dalla linea di base su base di equidistanza dai territori nazionali. Si tratta quindi di definire accordi su acque internazionali che non appartengono a Italia o Francia; senza scordare che il problema della definizione dei confini marittimi si pone anche con Malta, Croazia, Grecia, Tunisia e Libia.
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