Italia delle Regioni
Il presidente dell’Anci Associazione di Comuni Italiani, Antonio Decaro, a proposito della polemica sull’applicazione della legge 113/2018 su sicurezza e immigrazione, e sulle ricadute per chi amministra le città, ha dichiarato: “Da sindaco e da presidente dell’Anci, non ho alcun interesse ad alimentare una polemica con il ministro dell’Interno. Non credo sia il caso di polarizzare uno scontro tra posizioni politiche differenti. Faccio solo notare che le nuove norme mettono noi sindaci in una oggettiva difficoltà”.
“Se ai migranti presenti nelle nostre città non possiamo garantire i diritti basilari assicurati agli altri cittadini, né, ovviamente, abbiamo alcun potere di rimpatriarli, come dovremmo comportarci noi sindaci? Inoltre quando si è deciso di chiudere i centri Sprar – il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo – che distribuendo su tutto il territorio nazionale il flusso migratorio assicuravano un’accoglienza diffusa, anticamera di una necessaria integrazione, alcune città hanno visto un aumento considerevole di stranieri nei centri Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) e Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), ambedue a gestione ministeriale. Si è interrotto, così, un percorso virtuoso di accoglienza e integrazione e si è favorito l’aumento di tensioni sociali nelle comunità di riferimento”.
Ancora Decaro. “Riguardo alle minacce che il ministro dell’Interno rivolge ad alcuni sindaci, non vorrei essere costretto a fargli notare che poco tempo fa, prima di diventare ministro, egli stesso invitava platealmente i sindaci a disobbedire a una legge dello Stato, quella sulle unioni civili. Pertanto ribadisco il mio invito ad evitare polemiche inutili e a riunire attorno a un tavolo ministero e sindaci per risolvere i problemi che questa legge, oggettivamente, crea, così come avevano paventato prima della conversione in legge, la commissione immigrazione dell’Anci e molti consigli comunali di orientamento politico diverso. Non è possibile sospendere i diritti basilari delle persone così come non è possibile sospendere unilateralmente l’ottemperanza di una legge”.
Dal presidente Anci Decaro arriva quindi una sollecitazione al dialogo. “I sindaci sono quotidianamente nella trincea dei bisogni e sono tenuti a dare risposte che non possono essere inefficaci, a maggior ragione se si tratta di diritti civili e protezione sociale. Per questo auspico che il ministro dell’Interno, contribuendo ad abbassare i toni della polemica, voglia convocarci per discutere delle modalità operative e dei necessari correttivi alla norma. Se poi il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia, come ha dichiarato anche in queste ore, siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare”.
“Quella venuta fuori dal maxiemendamento è una manovra punitiva per i Comuni. Nonostante, infatti, si affrontino spese in molti settori statali, si privano gli enti locali di fondi dati per certi e di manovrabilità sulla spesa corrente. Una scelta incomprensibile, non lenita dagli sforzi pur fatti per la parte degli investimenti, una scelta alla quale ci auguriamo si possa porre rimedio da subito, già a gennaio”, questo il commento del presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, alla legge di Bilancio 2019.
“Che si torni a una stagione di tagli ai Comuni è un fatto incontestabile – rileva Decaro – perché mancano oltre cento milioni dei 300 che spettano a 1.800 Comuni per un errore di calcolo nel passaggio dall’Imu alla Tasi, e perché non ci sono stati riconosciuti i 560 milioni relativi al taglio del dl 66, scaduto nel 2018. Un grave danno relativo alla manovrabilità degli amministratori, è quello provocato dall’innalzamento della soglia di accantonamento per il fondo crediti dubbia esigibilità. Con una novità, peraltro: che la quota da accantonare si riduce se si pagano in tempo le aziende. E’ un po’ come se il vigile punisse l’automobilista che passa col rosso, non togliendo punti della patente, ma privandolo del certificato rilasciatogli dalla parrocchia alla Comunione: si mettono in relazione cose che nulla hanno a che fare l’una con l’altra”.
Infine Decaro sottolinea lo sforzo mantenuto in manovra per finanziare gli investimenti anche dei Comuni. “Ci sono, per fortuna, le risorse dovute per il bando periferie e bloccate con il decreto milleproroghe – dice – e ci sono 400 milioni per le opere in tanti piccoli Comuni. È un bene, ma non basta. Anche perché, notoriamente, gli investimenti si fanno grazie alle idee e al lavoro delle persone. Non è possibile assicurare un percorso di progettazione e sviluppo delle opere pubbliche senza poter contare su risorse correnti adeguate, ma anzi dovendo fare i salti mortali per mantenere servizi essenziali di welfare locale“.
Passo significativo da parte dell’Associazione dei Comuni Italiani sulla proposta di legge per l’introduzione nelle scuole dell’educazione alla cittadinanza. “Abbiamo raccolto 55 mila firme. Ora possiamo depositare la proposta di legge per introdurre l’educazione alla cittadinanza come materia nelle scuole. È un grande risultato collettivo: la prima spinta è arrivata dalla buona volontà dei sindaci e di tutti gli amministratori che si sono dati da fare; ma fondamentale è stato l’entusiasmo di categorie – editori dei giornali, professori, studenti, prima di tutto – e naturalmente dei cittadini che hanno fatto propria la campagna e hanno firmato da ogni angolo d’Italia”. Lo dice il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro annunciando che la proposta di legge dei sindaci ha compiuto il suo cammino. I primi giorni dell’anno verrà depositata.
“Attraverso l’educazione alla cittadinanza – spiega Decaro – crediamo si possa formare una migliore coscienza civile nei cittadini di domani. Come diceva Mandela, l’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo. Proviamo a migliorare la vita nelle nostre città lavorando sul rispetto di quel che è di tutti, approfondendo, in teoria e in pratica, cosa fa di noi una comunità”.
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