Vittime
Nel 2018 sono state uccise in Italia 98 donne vittime di femminicidio. Un numero davvero impressionante, un fenomeno che sembra non trovare fine. Purtroppo, questi terribili eventi fanno molte più vittime di quanto si pensi; non c’è solo l’uccisa, di solito una giovane donna con tutta una vita davanti, non è solo lei la vittima. Ci sono quelli che restano: i figli che spesso o quasi sempre sono minori, i genitori, i nonni.
Un contesto familiare sconvolto, stravolto, violato, condannato per sempre. Nulla sarà più come prima. Intanto il fatto traumatico; immaginate quanto possa sentire la mancanza della mamma un bimbetto di pochi anni; oppure, quelli più sfortunati che hanno la sorte di assistere all’aggressione che addirittura sono sopravvissuti per caso o per sole coincidenze.
Sono tutti condannati quelli che restano, sono tutti vittime. Non riusciranno mai a colmare il vuoto, a dimenticare. Ho ascoltato in un Convegno promosso da un associazione che si chiama “Il giardino segreto” e che si occupa proprio di aiutare i “sopravvissuti”, la storia di alcuni di loro; adesso sono uomini fatti ma portano nel loro sguardo una tristezza infinita, anche quando sorridono. Raccontano in modo pacato la loro vicenda, senza odio. Ne hanno visto abbastanza di odio, ne portano le conseguenze nell’anima. E ho ascoltato i nonni; i genitori di quelle figlie che non ci sono più; fa rabbia constatare che il comune denominatore di queste tragiche storia sia “lui la picchiava spesso, lei lo aveva denunciato”. Insomma, molto spesso sono tragedie annunciate alle quali ancora ad oggi le istituzioni non riescono a porre rimedio, nonostante le denunce, le restrizioni.
E ho capito che queste persone non ce la possono fare da sole; in molte regioni ci sono strutture che li aiutano, ma servono sempre più fondi. Purtroppo il fenomeno è in ascesa e le vittime che restano sono sempre di più. E’ doveroso da parte delle istituzioni stanziare fondi per aiutare queste persone; la Regione Lazio aiuta gli orfani di donne vittime di femminicidio e le associazioni che operano nell’ambito del contrasto alla violenza di genere.
Si stanno realizzando progetti di sensibilizzazione per fermare questa immane tragedia; ci si è resi conto quanto sia indispensabile educare al rispetto della persona e dei diritti delle donne e contrastare gli stereotipi di genere che sono alla base di una visione errata del ruolo di donne e uomini nella società. Perché è da lì che bisogna iniziare, nel combattere gli stereotipi e nell’educare da piccoli al rispetto e alla gentilezza. Dobbiamo fare tutti noi la nostra parte, stando attenti ai nostri comportamenti davanti ai bambini, cercando di smorzare atteggiamenti aggressivi sul nascere. Sembra poco ma potrebbe fare la differenza, è nostro dovere provarci, per le nostre figlie, per i nostri nipoti.
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2 Comments
La vostra analisi è molto parziale. E’ la società che è in crisi, e con essa la famiglia. Non si tratta di violenza di genere, ma di crisi dell’istituto familiare, che tutti hanno cooperato a distruggere. Facciamo tutti il nostro mea culpa e cerchiamo di ricostruire quanto è stato irreparabilmente devastato.
Io non faccio analisi, racconto fatti e li commento. Sono d’accordo, la società è in crisi, ma la violenza in seno alla famiglia colpisce al 99,9 per cento le donne. Non si può certo chiamarlo in modo differente da “femminicidio”. Comunque emerge un dato positivo: sono in atto progetti di sensibilizzazione, specie in paesi esteri proprio per provare a rieducare e arginare questa spirale di orrori. In quanto al mea culpa serve solo se si hanno proposte sincere per cercare di rimediare, altrimenti sono solo parole.