La Barcaccia in restauro

Roma – L’opera di intervento prioritario relativo alle fontane capitoline include anche la fontana della Barcaccia al centro di Piazza di Spagna, uno dei luoghi più frequentati della Capitale. Dopo circa 20 anni dall’ultimo restauro, la Soprintendenza torna a prendersi cura della fontana di Pietro Bernini (1562-1629), il padre del più noto Gian Lorenzo (1598-1680).

L’operazione è in corso da quasi un mese e mezzo e si protrarrà fino a giugno 2014. Il processo prevede dapprima la pulitura e la disinfezione, dunque l’eliminazione delle formazioni biologiche e delle incrostazioni calcaree. Si passa al consolidamento e alla successiva rimozione delle stuccature non idonee e non più funzionali. Poi vi sono la stuccatura delle mancanze e delle fessurazioni e l’applicazione di un protettivo finale. È infine il momento dell’impermeabilizzazione delle vasche, della revisione dell’impianto idrico e della sistemazione della pavimentazione in sampietrini che attorniano la struttura.

La fontana, commissionata da papa Urbano VIII Barberini e realizzata completamente in travertino, risale agli anni 1626-29. Pietro Barberini operò in collaborazione con il figlio e lo scalpellino Battista Bancozzi. Per evidenti caratteristiche stilistiche il progetto è da attribuirsi a Gian Lorenzo; egli infatti diverrà l’artista principe del Barocco, a differenza del padre manierista. La fontana fu anche utilizzata come macchina scenica, secondo le migliori tradizioni barocche.

Allora non esisteva ancora la maestosa scalinata che scende dalla chiesa di Trinità dei monti, ma vi era solo una scarpata. Il pontefice, i cui emblemi araldici (soli e api) ornano l’imbarcazione, sfruttò, dopo la costruzione del nuovo acquedotto dell’Acqua Paola (1610), l’idea di erigere nuove fontane sulle diramazioni di quelli preesistenti dell’Acqua Vergine (1570) e dell’Acqua Felice (1587). Già nel 1570 la Congregazione aveva pensato di destinare il sito di Piazza di Spagna allo scopo.

Pietro Bernini, che già lavorava all’apparato idrico cittadino, risolse il problema tecnico di bassa pressione concependo la fontana a forma di barca semisommersa in una vasca ovale posta leggermente al di sotto del piano stradale. Nacque così un’opera scultorea più che architettonica, dal decorativismo spiccato. Si presenta una vecchia imbarcazione prossima ad affondamento, o meglio una di quelle barche mercantili, utilizzate per il trasporto di botti di vino dalle fiancate basse, che nell’antica Roma risalivano il Tevere per attraccare al vicino porto Ripetta.

Il costo totale ammonta a 209.960 euro, offerti dallo sponsor privato la cui pubblicità ricopre le recinzioni del cantiere che la circondano. A vincere il bando pubblicato lo scorso 16 settembre è stata la Urban Vision srl, che ha affidato i lavori alla Tecnicon srl, specializzata nel restauro di superfici lapidee, con il coordinamento dell’ufficio vigilanza, dato da tecnici della Soprintendenza.

Accoppiata alla Barcaccia è la fontana dell’Acqua Paola (in Piazza Trilussa), il cui restauro è in corso secondo la stessa modalità. La concessione di spazi pubblicitari (con canone di concessione ridotto del 50% e senza tassa di occupazione del suolo pubblico) su fontane monumentali al fine di ricavare fonte di finanziamento è stata ideata anche per le bisognose fontane del Tritone (in Piazza Barberini, già ultimata) e dei Leoni (in Piazza del Popolo, da novembre 2014).

Pietro Bernini, scultore e pittore, esercitò molto durante la sua vita, ma raramente da solo. Così, pur essendo particolarmente abile nel lavorare il marmo, la sua arte fu più il prodotto identificabile con l’identità del suo periodo storico-artistico, che quello di un singolo artista. A Roma sono opera sua varie fontane, che testimoniano un impiego massivo del trapano, verosimilmente per l’influenza di Giovanni Battista Caccini (1556-1613).

Probabilmente se Pietro Bernini fosse stato più deciso e fermo nel suo modus operandi, quindi nella sua attitudine, come sostiene il biografo Giovanni Baglione (1573-1643), si sarebbe ritagliato una posizione di maggior rilievo e noi non celebreremmo maggiormente suo figlio. La Controriforma iniziò con il Concilio di Trento nel 1563, appena un anno dopo la nascita di Pietro Bernini, ma egli, istruito dalla scuola manierista, si legò a uno stile tardo che, nonostante i tentativi durante la maturità, non riuscì a cambiare.

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