Natale a cinque stelle (Film, 2018)

Primo film di Enrico Vanzina orfano di Carlo, scritto insieme al fratello negli ultimi mesi di vita, ispirato (molto) alla commedia Out of Order di Ray Cooney, rielaborato in tenue salsa di satira politica contemporanea. Marco Risi cura la regia di una pellicola girata tra Roma e Budapest, un cinepanettone targato Netflix, primo film italiano prodotto e distribuito in tutto il mondo a partire dal 7 dicembre 2018.

La trama è molto articolata ma si riassume in poche righe. Franco Rispoli (Ghini), Presidente del Consiglio del nuovo governo Cinque Stelle-Lega, è in trasferta politica a Budapest insieme al fedelissimo segretario Walter Bianchini (Memphis) e alla deputata PD Giulia Rossi (Stella). Si viene subito a sapere che tra Rispoli e Rossi c’è un rapporto extraconiugale, non ancora consumato, ma che la coppia fedifraga spera di celebrare nell’albergo a cinque stelle di Budapest. La tresca viene messa in pericolo da un Babbo Natale (Rossi) trovato privo di sensi alla finestra – un inviato delle Iene per immortalare il rapporto – che in un primo tempo viene creduto morto. La commedia degli equivoci procede con l’arrivo di un cameriere curioso (Izzo), un direttore d’albergo impiccione (Freiberg), la moglie del premier (Minaccioni), il marito geloso della deputata (Ciavarro), una bella ungherese innamorata di Bianchini (Osvart) e persino di Rocco Siffredi nella parte di sé stesso. Resa dei conti finale, come prevedibile, con figuraccia globale del Presidente del Consiglio mentre in una sala affollata si danza un valzer viennese. Sottofinale girato sul ponte che collega Buda a Pest con Bianchini che tenta il suicidio mentre Rispoli lo dissuade e gli propone un nuovo travestimento per uscire dai guai: fingersi gay e innamorati.

Natale a cinque stelle è la prima vera incursione dei Vanzina nel mondo della satira politica, sempre con il loro stile garbato, senza affondare il coltello nella piaga, con battute molto soft e ai limiti della barzelletta. Massimo Ghini è il vero mattatore nei panni di un premier (molto simile a Conte), un ex commercialista che ha taroccato il curriculum chiamato ogni giorno a rapporto telefonico da Matteo e da Luigi. La parlamentare PD con accento toscano, interpretata da Martina Stella – che passa buona parte del film (s)vestita di soli slip e reggiseno – ricorda la Boschi; è una bellona assoldata da Renzi solo perché gnocca e porta gli occhiali per correggersi versione intellettuale. Ricky Memphis è il portaborse del Presidente, uomo di poca personalità, succube della madre e del politico, che cerca di reggere il sacco al datore di lavoro ma finisce per mettersi nei guai. Massimo Ciavarro è il marito della parlamentare, un leghista violento e vendicativo; Paola Minaccioni è l’anonima moglie del commercialista diventato Presidente del Consiglio. Biagio Izzo è bravo come cameriere napoletano a Budapest, sempre a caccia di mance e a scuriosare dove non dovrebbe per dare ancora più sale alla commedia. Rocco Siffredi, che tiene alta la bandiera nazionale (molto alta! sottolinea un’incaricata dell’ambasciata ungherese) e ruba la scena al premier per un selfie, è una rapida trovata comica che dura un istante.

Natale a cinque stelle è un film girato con diligenza da Risi, va da sé che la tecnica è televisiva e che – trattandosi di cinema teatrale – la maggior parte del lavoro si sviluppa in interni. Sceneggiatura ben oliata da un esperto Vanzina che ricalca i modelli precedenti della pochade alla Feydeau dove tutti fingono di essere quello che non sono e le situazioni si complicano sempre di più fino alla resa dei conti finale celebrata in bagarre. Il film dei Vanzina reggerebbe anche se non ci fosse la correzione politica, perché il vero nerbo della storia è composto dalla commedia degli equivoci: scambi di coppie, persone nascoste negli armadi, cadaveri presunti da eliminare, smemorati che riprendono la memoria e presunte verità che non sono tali. Non siamo di fronte a una commedia politica ma alla più classica delle pochade, corretta in senso politico, con una satira all’acqua di rose che ricorda il vecchio Bagaglino di Castellacci e Pingitore. La sceneggiatura cita in alcuni dialoghi anche i titoli di due vecchi film, uno di Salce, l’altro degli stessi Vanzina (il loro secondo film): Basta guardarla e Luna di miele in tre. Tutto il resto è un mix di commedia sexy (molto casta) e vecchia pochade a base di equivoci continui e ripetuti. Lo spettatore assiste a una commedia garbata, dal taglio sofisticato, priva di volgarità, ricca di qui pro quo e di momenti sopra le righe che alzano non poco il tasso di comicità. In ogni caso si ride e di questi tempi, per una commedia italiana, non è mica poco.

. . .

Regia: Marco Risi. Soggetto: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina. Sceneggiatura: Enrico Vanzina (Liberamente tratta dalla commedia Out of Order di Ray Cooney). Fotografia: Enrico Lucidi. Scenografia: Nino Formica, Laura Giadresco. Costumi: Valentina Mezzani. Montaggio: Luca Montanari. Suono in Presa Diretta: Marco Grillo. Aiuto Regista: Giorgio Melidoni. Organizzazione Generale: Veronica D’Aloisi. Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia. Esecuzione Musiche: Roma Film Orchestra (Diretta da Emanuele Bossi). Produzione: Lucky Red srl, International Video 80, RTI, Netflix. Distribuzione: Netflix. Durata: 100’. Genere: Commedia. Interpreti: Massimo Ghini, Ricky Memphis, Martina Stella, Paola Minaccioni, Massimo Ciavarro, Andrea Osvart, Riccardo Rossi, Biagio Izzo, Ralph Palka. Mario Zucca, Roberta Fiorentini, Tunde Szalontay, Marcello Calvesi, Felicité Mbezele, Stefania Marchionna, Irene Cassaneli, Nicole Terranova, Gianni Annoni. Dedicato a Carlo Vanzina.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

Condividi
precedente

Opportunità Europa

successivo

Cronache dai Palazzi

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *