Cronache dai Palazzi

A Davos, al suo debutto al World Economic Forum, il premier Conte ha auspicato “una Ue del popolo, fatta dal popolo e per il popolo” invocando così “un nuovo umanesimo”, che restituisca fiducia alle persone mettendo l’essere umano al centro. Conte ha espresso delle perplessità anche rispetto alla moneta unica, in quanto il prezzo della stabilità dell’euro si è trasformato in “un crescente debito pubblico” e “la frugalità di bilancio ha frenato la crescita del Pil”.

La Bce “non ha poteri valutari adeguati” ha ammonito Conte, ipotizzando quindi “un doppio mandato come per la Fed” che conduca alla piena occupazione oltre che all’inflazione. Per quanto riguarda la Francia “il rapporto di amicizia non è in discussione”, ha sottolineato il presidente del Consiglio, ma occorre “affrontare i problemi politici critici dell’agenda attuale” collaborando. Tra le questioni problematiche, oltre alla situazione dei migranti, è emersa anche la situazione relativa al seggio all’Onu. Parigi ha dato la propria disponibilità per quanto riguarda l’assegnazione di un posto permanente a Berlino, mentre Giuseppe Conte ha a sua volta lanciato la sua proposta: “Se la Francia vuole mettere a disposizione il proprio seggio nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, parliamone, e facciamolo nel contesto europeo, se davvero vogliamo dare importanza a tale contesto”. Il premier Conte ha approfondito la questione dei migranti – in particolare l’operazione Sophia all’ordine del giorno – anche con la cancelliera Angela Merkel, dopo che la Germania ha alzato la voce contro la chiusura dei porti italiani all’entrata dei migranti.

Conte ha ribadito: “Se non affrontiamo il tema in un contesto europeo, l’Europa andrà in grande difficoltà”. Per quanto riguarda la missione Sophia, in particolare, la Germania ha assicurato di non volersi ritirare ma a Davos il premier Conte ha sottolineato che sulla missione aeronautica Sophia, che sorveglia il Mediterraneo ormai dal 2015, su mandato Ue, occorre “trovare un meccanismo operativo diverso”.

“Da sei mesi chiediamo il cambio delle regole perché nelle regole di Sophia c’è il patto che tutti gli immigrati devono sbarcare in Italia, per cui se ora qualcuno si sfila dalla missione ce ne faremo una ragione”, ha affermato a sua volta Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno ha inoltre sottolineato che è stata sottoscritta “la proroga contro l’interesse italiano”.

Contrastare la tratta dei migranti è il compito principale della missione Sophia, ma la Germania si è lamentata accusando l’Italia di aver modificato l’ordine delle priorità, mirando quindi al contrasto del traffico di armi e di idrocarburi. “Il comando italiano ha spedito la Marina tedesca da quasi un anno negli angoli più remoti del Mediterraneo dove non ci sono rotte di profughi né tratte nascoste”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, ministro della Difesa tedesco. “Da sei mesi noi non abbiamo avuto un compito sensato nel Mediterraneo”, ha ammonito von der Leyen aggiungendo: “Per noi ora è importante che a Bruxelles si chiarisca quale è il compito della missione”.

In sostanza le navi dell’Unione europea devono applicare il “principio del non respingimento”, è quindi l’Italia e non la Libia la destinazione ritenuta più sicura per il rispetto dei diritti umani. Il nostro Paese non ha comunque dichiarato di volersi estraniare dalla missione Sophia, bensì ha auspicato un cambio di passo, un “cambio delle regole” come ha affermato il ministro Salvini. Stavolta il Viminale sembra trovarsi d’accordo anche con la Farnesina: “L’Italia non ha mai chiesto la chiusura di Sophia” – ha infatti affermato il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi” – bensì “ha chiesto che siano cambiate, in rigorosa e doverosa coerenza con le conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2018, le regole relative agli sbarchi delle persone salvate in mare”. La questione ha avuto una tale risonanza negli ultimi giorni tantoché si è pronunciato anche l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini: “Se l’Italia non vuole più l’operazione Sophia, l’Unione è pronta a chiuderla”.

Sulla stessa lunghezza d’onda della Germania il responsabile della Difesa nel gruppo cristiano-democratico al Bundestag, Henning Otte: “Il compito di Sophia non viene svolto più in modo efficace. E non c’è chiarezza su cosa fare con i rifugiati. Se troveremo un accordo nell’Unione europea, allora siamo pronti a inviare di nuovo le navi”. Otte auspica che Frontex sia trasformata in una vera e propria guardia costiera europea, conservando la sorveglianza militare e il duplice compito di contrastare i contrabbandieri e di soccorrere i migranti. Berlino ha comunque sottolineato di “essere a favore di una soluzione comune europea alla questione degli sbarchi e della distribuzione delle persone soccorse in mare”. La priorità di “ricollocare immediatamente” i migranti salvati in mare  dalla missione Sophia appena raggiungono le coste di un Paese, è stata ribadita anche dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.

A proposito di crescita, più o meno lenta, come denunciato dalla Bce – anche se non si può parlare di recessione – da Davos il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha a sua volta affermato che le previsioni sull’andamento dell’economia nel nostro Paese sono state drammatizzate “in modo eccessivo, come ha fatto il Fondo monetario”, e che l’Italia non ha mai “prodotto crisi globali o europee”.

La Banca centrale europea e Mario Draghi hanno comunque espresso la loro fiducia per il fatto che l’Eurozona non sprofondi in una vera e propria fase di recessione, anche se i rischi per l’economia sembra si stiano muovendo “verso il lato negativo”. Questa è  stata la sintesi, un po’ dura, fuoriuscita dalla riunione di politica monetaria del Consiglio dei governatori della Bce. In pratica se fino a poco tempo fa i rischi erano “bilanciati”, oggi sembrerebbero aumentati.

La Banca centrale europea, in sostanza, ha registrato un rallentamento dell’economia superiore alle previsioni e ha dichiarato che le prospettive di crescita per l’area euro sono “passate al ribasso”, a causa di elementi di incertezza “legata a fattori geopolitici e alla minaccia del protezionismo, alla vulnerabilità dei mercati emergenti e alla volatilità dei mercati finanziari”.

La riunione del Consiglio direttivo della Bce non ha comunque modificato le linee guida della politica monetaria, tantoché i tassi d’interesse, ad esempio, rimarranno invariati almeno fino all’estate, e anche i reinvestimenti del capitale sui titoli che hanno raggiunto la scadenza potranno essere prolungati anche in seguito al primo aumento del costo del denaro. Tutto ciò perché la politica monetaria della Bce vuole continuare ad assicurare un imput positivo all’economia nei vari Paesi. “Gli spread sono altra questione, dipendono da specificità settoriali o di Paese”, ha affermato il presidente Mario Draghi, il quale pronunciandosi anche sulle riforme di sistema dell’Eurozona, che “hanno rallentato significativamente” nell’ultimo periodo, ha sottolineato che necessitano “dell’appoggio della gente: dobbiamo essere umili, il timing è interamente una decisione politica”.

Il rallentamento dell’economia cinese, il caso Brexit e come finirà, il declino degli effetti dello stimolo fiscale negli Usa, il corso dell’industria automobilistica tedesca, il nuovo linguaggio sul tema dei rischi, un maggiore protezionismo, determinati “sviluppi politici in alcuni Paesi”: sarebbero questi i fattori additati dalla Banca centrale europea che hanno prodotto un frangente di debolezza economica più esteso del previsto.

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