Brasile, la Presidenta favorita nonostante tutto
Salvador da Bahia – Il popolo brasiliano sbalordisce e sorprende gli istituti di ricerca e la sua classe politica. In queste ultime settimane il partito della “Presidenta” uscente e ricandidata alle Presidenziali del 2014, Dilma Rousseff, attraversa una fase indubbiamente difficile. Lo scandalo del “mensalao”, ovvero il PT (Partido dos Trabalhadores) che offriva ricchi contributi ai deputati per far loro votare i provvedimenti dell’allora presidente Lula, ha portato in carcere i massimi dirigenti del partito del tempo, José Dirceu, numero due di Lula, José Genoimo, ex segretario del partito, e Delubio Suares, ex amministratore del partito.
È in questo quadro di difficoltà del PT che l’istituto di ricerche Datafolha pubblica i suoi dati. Se le elezioni fossero oggi, Dilma vincerebbe al primo turno con il 47% contro il candidato dell’opposizione tradizionale, il senatore “tucano” Aecio Neves, fermo al 19%, e contro il governatore del Pernambuco Eduardo Campos, del Partito Socialista Brasiliano (PSB) all’11%.
La sorpresa nella sorpresa è che la Rousseff è cresciuta dal 41% al 47%, mentre giornali e TV mostrano i suoi compagni di partito in manette e portati in carcere. Ma le sorprese non sono finite, nel sondaggio, Lula, in ribasso negli ultimi mesi, è dato, in caso di candidatura, dal 52% al 56%. A questo trionfalismo ha dato una forte frenata la prestigiosa giornalista Dora Kramer. L’Italia l’aveva già conosciuta in passato, quando aveva scritto che Berlusconi e Lula si erano messi d’accordo sulla permanenza di Cesare Battisti in Brasile e nessuno smentì il suo articolo. La Kramer fa questa osservazione:” se le elezioni fossero oggi, il quadro dell’opposizione non sarebbe quello descritto da Datafolha, ma con maggiore esposizione dei suoi candidati”.
Molti osservatori fanno presente che troppi fattori mancano per fare previsioni elettorali. L’economia ha visto una caduta dello 0,5% del PIL nel terzo trimestre, che ha creato forti preoccupazioni sul quadro che sarà presente nell’ottobre del 2014 quando si voterà. Forte peso sul voto avranno le alleanze che i partiti che sostengono Dilma faranno o non faranno nei 26 stati più il distretto federale di Brasilia. Il PT e il suo grande alleato, il PMDB (Partido do Movimento Democrático Brasileiro) che esprime il vice presidente, Temer, sarà in guerra, per esempio, in stati importanti come Rio de Janeiro e Bahia. I “Pemedebisti” di Rio minacciano di non votare la Dilma se il PT non appoggerà il loro candidato.
Forse qualcuno sorriderà, e sbaglia, ma la Coppa di Calcio del 2014, quanto peserà sulle elezioni? E, se il Brasile dovesse perdere, chi lo dirà agli sportivi brasiliani? La Dilma?
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