Il primo re (Film, 2019)
Se Matteo Rovere aveva convinto pubblico e critica con Veloce come il vento, questa volta addirittura sorprende con una rivisitazione romantica e avventurosa del mito di Romolo e Remo. Cinema di genere puro, peplum che non è tale, avventuroso che incontra l’orrore realistico, storico che utilizza il fantastico, insomma una commistione di generi che in Italia non si vedeva dai tempi di Lucio Fulci e di Joe D’Amato, per tacere di Ruggero Deodato (vedi le scene che ricordano il cinema avventuroso girato nelle foreste amazzoniche).
Bravo Matteo Rovere che sa dosare suspense ed effetti speciali, usa la macchina a mano e la soggettiva con sapienza, il primissimo piano e i movimenti di macchina rapidi per le battaglie, il realismo più estremo nelle scene crude e spesso eccessive (occhi estirpati, orecchi strappati a morsi, animali sventrati e mangiati crudi). Fotografia eccellente di Daniele Ciprì, tutta luce naturale, in una storica ambientazione tipicamente italiana, tra Manziana e Nettuno, Bosco di Foglino e Viterbo. Suono in presa diretta efficace, montaggio rapido e numerosi colpi di scena, pure se la storia è risaputa e il finale non potrebbe mai essere diverso, non è scontato il modo in cui si arriva all’uccisione di remo da parte di Romolo.
Il vero protagonista della storia è Remo (Borghi), che lotta per salvare il fratello dalla morte e guida un gruppo di disperati verso la libertà, ma a un certo punto perde la testa perché una vestale prevede un futuro di sangue fraterno disperso sul quale nascerà una nuova e potente città. Romolo (Lapice) è un buon coprotagonista che solo nel finale assurge a un ruolo decisivo e recita alcune parti intense, persino commoventi.
Film prezioso anche per la scelta della lingua, un proto latino arcaico con innesti di indoeuropeo, verificato da esperti, ideato per calare lo spettatore nella veridicità dell’azione. Un film storico, spettacolare e avvincente, ricco di azione, che parla di sentimenti, di amore fraterno, persino di solidarietà e di forza interiore, realistico e credibile anche nelle sequenze più eccessive. Gli attori protagonisti si sono dovuti allenare per mesi nella lotta corpo a corpo e nelle battaglie all’arma bianca per essere all’altezza dei loro ruoli. Il resto degli attori sono validi caratteristi, scelti per le sembianze, per i volti da antichi romani, da uomini del 753 a.C. Se avete amato il cinema italiano d’una volta non ve lo potete perdere.
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Regia: Matteo Rovere. Durata: 127’. Genere: Avventuroso, Storico. Soggetto e Sceneggiatura: Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere. Fotografia: Daniele Ciprì. Montaggio: Gianni Vezzosi. Musiche: Andrea Farri. Scenografia. Tonino Zera. Costumi: Valentina Taviani. Trucco: Andrea Leanza, Roberto Pastore, Lorenzo Tamburini, Valentina Visintin. Produttore: Andrea Paris, Matteo Rovere. Case di Produzione: Groenlandia, Gapbusters, Rai Cinema, VOO, BeTV. Distribuzione. 01 Distribution. Interpreti: Alessandro Borghi (Remo), Alessio Lapice (Romolo), Fabrizio Rongione (Lars), Massimiliano Rossi (Tefarie), Tania Garribba (Satnei), Lorenzo Gleijeses (Purtnass), Vincenzo Crea (Elaxantre), Vincenzo Pirrotta (Cai), Michel Schermi (Aranth), Ludovico Succio (Marce), Max Malatesta (Veltur), Fiorenzo Mattu (Marmecus), Gabriel Montesi (Adieis), Antonio Orlando (Erennis), Martinus Tocchi (Lubces).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]