Napoli violenta (Film, 1976)
Napoli violenta di Umberto Lenzi è il sequel di Roma violenta (1975) di Marino Girolami e anticipa la fine della trilogia del commissario Betti, con Italia a mano armata (1976), sempre di Girolami, che (come nel primo film) si firma Franco Martinelli.
La trama è abbastanza semplice da raccontare perché quel che conta sono le scene acrobatiche e le parti di pura azione. Il commissario Betti (Merli) viene trasferito a Napoli, dove aveva già lavorato, si trova a lottare con la sua squadra speciale contro O’ Generale (Sullivan), un potente boss che domina il racket del pizzo e si avvale dei servigi del viscido Capuano (Saxon). In una Napoli popolata da malavita organizzata e ricca di cani sciolti, il commissario deve fare i conti con rapinatori di banca armati di mitra che uccidono poliziotti, ma anche con ricettatori e scippatori che stuprano donne. Non solo, incontra mariti che tengono più all’onore che a veder condannare i criminali, attentatori che bruciano autorimesse e ladruncoli da quattro soldi. Un panorama di varia umanità si aggira nei bassifondi di Napoli, ricostruiti in maniera perfetta, dai mercati rionali alla musica popolare, fino alle grida dei venditori per convincere gli acquirenti, passando per spacciatori di sigarette di contrabbando. Betti deve vedersela anche con il bandito Casagrande (Zamuto), un sorvegliato speciale che tenta di imbrogliare le carte perché assolve all’obbligo di firma ma nonostante tutto compie sanguinose rapine con il morto, spesso un poliziotto. Alla fine il ricco Capuano viene messo in condizione di non nuocere mentre il boss O’ Generale viene ucciso. Betti trova il modo di far passare la sparatoria come un regolamento di conti. La vittoria costa la morte di tre uomini, per questo decide di dimettersi, ma in una stupenda scena finale lo vediamo cambiare idea perché vede un bambino rimasto vittima di un attentato zoppicare con una protesi. Deve continuare a lottare.
Maurizio Merli torna a indossare gli abiti del commissario tutto d’un pezzo che fa la guerra al crimine con metodi spicci e violenti, senza seguire regole burocratiche ma preoccupandosi di assicurare alla giustizia spietati malviventi. La forza del film sta tutta nelle stupende scene d’azione, negli inseguimenti di città e nelle corse sfrenate di moto che si fanno largo nel convulso traffico partenopeo. Diverse scene sono spettacolari, altre forse troppo violente, con sequenze di omicidi splatter come la donna con il cranio fracassato sul convoglio della teleferica e il poliziotto ucciso con una palla da bowling. Molti gli inseguimenti a piedi, sui tetti di periferia e del centro cittadino, addirittura sulla funicolare di Montesanto, chiusa al pubblico per girare una pericolosa parte acrobatica che vede Merli inseguire un bandito stando sdraiato sul tetto del convoglio, senza controfigura.
Tra gli attori ricordiamo i diligenti Silvano Tranquilli, pavido marito che ha paura di denunciare, e Maria Grazia Spina, violentata e percossa dai rapinatori. Bene i perfidi cattivi Saxon (in guanti bianchi) e Sullivan (potente boss), esperti in simili ruoli, così come Zamuto è un feroce bandito. Un pregio del film è la descrizione realistica dei luoghi napoletani, del traffico, dei vicoli urbani, ricostruendo il colore del centro storico e il modo di vivere del periodo. La musica di Micalizzi è un valore aggiunto, intensa e suadente, sottolinea le scene di azione accompagnando le gesta dei protagonisti. Buona la fotografia color pastello di Zuccoli e Celeste che immortala una Napoli solare e notturna, splendente e livida.
Incassi strepitosi, nonostante l’uscita durante il primo fine settimana di agosto. Solo a Napoli, nei primi quattro giorni di programmazioni guadagna 59 milioni di lire. I Bulldog eseguono A Man before Your Time di Lenzi – Valli – Micalizzi. Uscito in Francia come S.O.S. Jaguar opération casseurs. Nel 2003, una versione rimasterizzata è stata presentata in Finlandia, durante il Night Visions Festival.
Rapida rassegna critica. Marco Giusti (Stracult): “Torna Maurizio Merli come commissario Betti dopo Roma violenta. La sua tesi sulla polizia italiana è meravigliosa “La polizia lavora 24 ore su 24 e forse in Italia è l’unica a farlo” (in realtà Giusti non ha seguito bene il dialogo perché Merli parla della malavita! – NdA). Stavolta Betti è mandato a Napoli. Il dialogo su questo trasferimento non è male. Come mai è stato trasferito a Napoli? Come mai ha accettato? Poteva anche rifiutare. E lui: Cosa vuoi, per me fare il poliziotto è una ragione di vita, e loro lo sanno. Lì si scontra con il durissimo capo della mala Barry Sullivan (mica male…) chiamato O’ Generale. Lo farà fuori con metodi non troppo ortodossi”. Paolo Mereghetti (due stelle): “Trasferito a Napoli il commissario Betti (Merli) di Roma violenta prosegue la sua personale lotta contro la malavita. Lo aspettano: una banda di ladri d’appartamento stupratori, un criminale agli arresti domiciliari (Zamuto) che rapina banche, il boss O’ Generale (Sullivan) che gestisce il racket del pizzo e un industriale (Saxon) dai loschi traffici. Lenzi esaspera la violenza metropolitana ma possiede sicuramente il senso dell’azione: da antologia la sequenza della funicolare, con Merli appeso al tetto. Scritto da Vincenzo Mannino, con musiche formidabili di Franco Micalizzi. A Napoli, all’uscita nelle sale, la polizia dovette intervenire per contenere il pubblico”.
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Regia: Umberto Lenzi. Soggetto e Sceneggiatura: Vincenzo Mannino. Fotografia: Fausto Zuccoli (Eastmancolor) , Sebastiano Celeste. Musiche: Franco Micalizzi. Direzione Musiche: Alessandro Blonksteiner. Montaggio: Vincenzo Tomassi. Scenografia: Giorgio Bertolini. Produttore. Sergio Borrelli. Casa di Produzione. Pan European Production Pictures. Distribuzione. Fida. Interpreti: Maurizio Merli (commissario Betti), John Saxon (Capuano), Barry Sullivan (O’ Generale), Elio Zamuto (sorvegliato speciale), Guido alberti (il questore), Grazia Maria Spina (moglie di Gervasi), Silvano Tranquilli (Gervasi), Attilio Duse, Pino Ferrara (proprietario del garage), Tommaso Paladino, Massimo Deda, Giovanni Cianfriglia, Enrico Maisto, Paolo Bonetti, Fulvio Mingozzi, Carlo Gaddi, Domenico Di Costanzo, Franco Odoardi, Pierangelo Civera, Ivano Silveri, Marzio Onorato, Gennaro Cuomo, Domenico Messina, Carlos de Carvalho, Vittorio Sancisi, Nino Vingelli, Luciano Rossi, Riccardo Petrazzi, Ivana Novack, Gabriella Lepori, Tom Felleghi.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]