Italia-Francia, torna il buonsenso?

In una precedente nota, avevo espresso la speranza che, nella confusa e stupida vicenda delle tensioni italo-francesi, intervenisse il Capo dello Stato a riportare il buonsenso. Ciò è avvenuto. C’è stata dapprima la telefonata tra Mattarella e Macron, credo decisiva, poi il rientro a Roma dell’Ambasciatore Masset e l’invito a Mattarella per una visita ufficiale a Parigi, che il Presidente ha accolto.

Mattarella si è così messo autorevolmente al centro della vicenda, com’era sua prerogativa e dovere. Non si tratta di usurpare funzioni di governo (in questo caso, tra l’altro, il Governo nel suo insieme non aveva deciso un bel nulla, si trattava semplicemente dei capricci di un singolo membro) ma di garantire al più alto livello l’immagine e gli interessi del Paese sul piano internazionale. Ringraziamo il cielo che Mattarella lo abbia subito capito e abbia agito rapidamente ed efficacemente. Solo lui poteva farlo, non il povero Conte, che non sarà un burattino (come lo  ha definito il belga Verhofstadt, non proprio un modello di cortesia istituzionale), ma certo ha limiti d’azione molto stretti e non mi pare proprio un leone. Significativamente, Di Maio e 5Stelle hanno fatto un passo indietro, confermando appoggio solo ai “gilets jaunes” non violenti. È poco, un Governo non deve impicciarsi nei fatti interni di un altro (che direbbero grillini e leghisti se Parigi appoggiasse ufficialmente  le proteste dei sindacati confederali in Italia?).

Ritengo che Mattarella sia stato discretamente coadiuvato nella sua azione dalla nostra diplomazia professionale, che ha a Parigi un elemento di forza. Ma il merito è suo. La verità è che egli resta, nei tempi incerti che abbiamo di fronte, la principale garanzia di buonsenso e forse il solo argine all’irresponsabile dilettantismo di chi governa.

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