C’era una volta il vecchio

Ormai non invecchiamo più; uno studio recente dice che forse lo si comincia a essere, vecchi intendo, dopo i 75 anni. La vita si è allungata e con  questa storia del diversamente giovane siamo un popolo di Matusalemme.

I nonni di oggi hanno ossa in spolvero e ballano la salsa come professionisti; scalano vette e insegnano alpinismo, si amano, si lasciano e viaggiano, scarpe comode e cartina alla mano. Vanno in Tibet come una volta al dopolavoro; le pubblicità sulle dentiere e sulle perdite urinarie impazzano dato l’aumento dei clienti.

Beh, lo trovo eccessivo. E parlo da diversamente giovane. Trovo eccessivo l’eccesso; scrittori di 92 anni impazzano sulle reti nazionali come se non ci fosse più uno scrittore degno nato dopo il 1927. Credo sia troppo. A una certa come si dice a Roma, bisognerebbe lasciare il passo. Perché i giovani trovino la loro strada magari mentre ancora lo sono, giovani intendo.

Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali del passato Governo, poco prima di cessare l’attività, nominò una Commissione composta da cinque esperti deputata a scegliere i film a cui dare i contributi selettivi al settore cinematografico e audiovisivo. Ovvero, come recita la dicitura ministeriale, coloro che “saranno chiamati a valutare in relazione alla qualità artistica o al valore culturale le opere dei giovani autori, le opere prime e seconde, i film difficili per concedere eventuali contributi alla loro scrittura, sviluppo, produzione e distribuzione nazionale e internazionale”. La cosa amara/divertente è che a giudicare le nuove leve del cinema italiano sono stati chiamati personaggi di grande spessore ma tutti più o meno settantenni.

Lo trovo avvilente. Qui non è questione di saggezza, è questione che non si diventa mai vecchi e soprattutto non lo si vuole più diventare. Niente più giardinetti con i nipoti; perché mai se ancora si può fare così tanto? Sono contenta di non essere più giovane. Così posso arrabbiarmi con moderazione mentre vado a comprare l’adesivo per la dentiera che balla.

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