L’era delle identità multiple
Doppia personalità, bipolarismo, sdoppiamento. È sufficiente sentire nominare questi concetti che, non essendo né psicologo né psichiatra, non riesco a comprendere nella corretta accezione medica, nella quale si aprono immagini di inquietanti quadri clinici degni dei migliori Freud e Jung. Si tratta di patologie su cui possono dissertare solo esperti. Ma oggi, in forma diversa, queste patologie affliggono, ed in forma grave, i tuttologi della rete, quelli che non perdono occasione di far sentire la loro voce non richiesta; proprio come il quinto a briscola: quell’inutile spettatore che si limita ad osservare gli altri giocare e, dopo ogni mano, elargisce il suo dotto e sommo parere sull’operato di chi ha partecipato al gioco e che ci ha messo la faccia e la reputazione. L’esatto contrario di lui.
Si tratta di individui che nella loro quotidianità possiamo definire “normali”, ma a cui la rete offre la possibilità di essere un’altra persona o, perlomeno, tirar fuori quel Mr. Hide che il buon Dr. Kekyll a volte riesce a malapena a mascherare. Le categorie dei leoni da tastiera e degli hater di professione non sono solo il frutto di neologismi dell’era internet. Ecco quindi che, chiunque può trovare una sua dimensione su siti che parlano degli argomenti più particolari e dare sfogo a quelle che possono essere personalità represse. E non parliamo solo di si trova a navigare su siti porno, ma pensiamo a chi si iscrive a un sito di cucina solo per poter disprezzare le ricette altrui o su Tripadvisor per dare recensioni negative di locali mai visitati. Gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Ma chi brilla in questa categoria di chi coloro a cui la rete ha verosimilmente dato non solo una valvola di scarico, ma forse addirittura una ragione di esistenza, sono coloro che si creano veramente una nuova e diversa identità e gli opinionisti di tutto che aspettano solo di poter dire la loro dopo che altri hanno fatto.
Quella del “quinto a briscola” è una drammatica costante che spopola sulla rete. Lo sdoganamento dello scemo del villaggio o dell’ubriaco al bar. Ma mentre a quelli era sufficiente pagare un bicchiere di vino per toglierseli di torno, il tuttologo della rete non può perdere l’occasione che gli viene concessa di avere l’ultima parola e, quando non può, bloccare l’interlocutore o seppellirlo con sentenze lapidarie quali “infòrmati”, l’equivalente dell’ormai superato “lei non sa chi sono io.”
Il quinto a briscola, di solito un tuttologo della rete, convive con una doppia personalità, non nel senso patologico del termine, bensì quella che viene utilizzata in internet e non può essere usata nella vita di tutti i giorni. E non stiamo qui parlando di chi si crea account falsi per le più svariate ragioni: si parla proprio di chi, in rete, è una persona diversa rispetto al suo quotidiano essere. I casi di account falsi non sono certo pochi.
Per aprire account sui social, è sufficiente fornire un nome e cognome che non è detto siano quelli veri. Tolti i casi in cui vengano richiesti i dati personali per aprire conti correnti, prenotazioni di voli o alberghi, non è indispensabile fornire quelli veri. Il click sul sì, con cui si risponde alla domanda se i dati forniti siano reali, è una delle bugie più frequenti sul web, ovviamente dopo quella se siano state lette e comprese le condizioni contrattuali di un sito e gli articoli di legge per il trattamento dati personali. In questa fase i controlli sono a livelli minimi, ed ecco che per accedere a siti di incontri o di argomenti particolari nascono nuove vite e nuovi account. Possono essere usati per truffe on line, ma anche avere un secondo Io può a volte tornare utile per chiunque.
Via libera quindi alla possibilità di creare una nuova identità sul web non solo sui social, dove i casi sono certo in numero maggiore: uomini che diventano donne e viceversa, chi è sposato torna single; si può far credere di avere un fisico palestrato o da top model, essere un pilota o fare paracadutismo; avere ville in paradisi esotici. È solo una identità virtuale, con la quale affrontare, o evitare, tutti i problemi che la propria esistenza pone. Quello che per molti è un gioco, potrebbe anche avere conseguenze previste dal codice penale laddove la falsa identità venga usata per trarre in inganno chi si trova dall’altra parte dello schermo: ultimo caso riportato dalle cronache un falso ginecologo che ha abusato di alcune ragazzine.
Ma alla rete tutto ciò non interessa. Ci sono vie di accesso che portano ad autostrade larghe e senza varchi di accesso o controlli; tutto è demandato ai naviganti e al loro supposto livello di maturità. Casi di criminali a parte, probabilmente ci sarà bisogno in un non remoto futuro del lavoro di bravi psicologi per arginare gli effetti sia della dipendenza da rete, ma anche di accettare nuovamente il sé stesso da cui si cerca di fuggire rifugiandosi sul web.
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